Imola: Terrore a Cinque Stelle italiano

I Cinque Stelle a Imola per due giorni di confronto con il popolo pentastellato. Una speranza per l'italia o un fenomeno di cui avere paura?

di Davide Amerio.

Inizia quest’oggi l’appuntamento annuale del Movimento Cinque Stelle che quest’anno sarà ospitato a Imola. La situazione del paese è molto incerta. Racconti di fantascienza a parte di Matteo Renzi e soci, per i quali adesso è l’italia che comanda all’Europa e “se ci bocciano il Def lo ripresentiamo tale e quale… ” (evviva Carlo Coontiiii – cit!) il paese non smette di sprofondare, in modo lento e subdolo, verso una china sempre più pericolosa spinta da una irresponsabile classe politica.

Da mafia capitale (in cui faranno il diavolo a quattro per evitare le elezioni con la paura che vinca il M5S), ai livelli di corruzione capillarmente diffusa (ogni mattina una gazzella dei carabinieri esce dal parcheggio e uno del PD o del PDL o del centro inizia a correre), passando per indecenti e antidemocratiche riforme costituzionali, distruggendo i diritti e lo stato sociale a colpi di mannaia, l’Italia è un colabrodo. Un territorio minacciato dalle grandi opere inutili (che vanno a braccetto con la malavita organizzata e la corruzione), dalle trivellazioni selvagge, da esondazioni e frane (non piove più in Italia, il padreterno ci invia costantemente “bombe” d’acqua… forse siamo riusciti a stare sulle balle anche a lui), piegati da impegni finanziari impossibili per compiacere l’Europa e da una moneta comune che ha distrutto la nostra posizione di “potenza industriale” (con il contributo fattivo di una classe onnivora e ingorda); viviamo in un paese panglossiano dove l’informazione dei media (quella del 73° posto) ci racconta che tutto va bene e siamo diretti verso un futuro prospero e roseo vivendo nel migliore dei mondi possibili.

Se l’analisi della realtà è abbastanza facile, il rimedio da individuare è molto più difficile e sopratutto individuare “chi” lo può mettere in pratica. Sappiamo che oramai più del 50% degli aventi diritto al voto non lo esercitano più, sfiduciati e amareggiati, dalle rispettive appartenenze politiche. L’unica novità di questi anni, piaccia o meno, è il Movimento Cinque Stelle.

L’affermazione dei pentastellati è stata rapida, ha conosciuto momenti di flessione e oggi si scontra con la necessità di dimostrare la loro effettiva capacità di governare. Sempre più persone, che si avvicinano, ne comprendono la vera natura e la reale ricchezza, così come i suoi limiti a causa di una crescita rapida e esplosiva dovuta alla necessità di compensare un vuoto istituzionale per la politica e i cittadini.
Il collocamento politico del M5S nel quadro delle filosofie politiche degli ultimi due secoli è praticamente impossibile.
Ne offre un rapido quadro Alessandro di Battista in un sintetico, quanto efficace, post sulla sua pagina di FB che vale la pena di riportare:

– se proponiamo il reddito di cittadinanza siamo di SINISTRA,
– se vogliamo regolamentare i flussi migratori siamo di DESTRA,
– se proponiamo il taglio delle pensioni d’oro siamo di SINISTRA,
– se vogliamo smettere di finanziare i giornali siamo di DESTRA,
– se diciamo basta all’acquisto degli F35 siamo di SINISTRA,
– se vogliamo dare più fondi all’intelligence siamo di DESTRA,
– se vogliamo riconoscere lo Stato di Palestina siamo di SINISTRA,
– se diciamo NO alle sanzioni alla Russia siamo di DESTRA,
– se vogliamo più piste ciclabili siamo di SINISTRA,
– se pensiamo che in alcune zone d’Italia occorrano più autostrade (ma vogliamo costruirle con il minor impatto ambientale possibile e senza che qualcuno ci mangi sopra) siamo di DESTRA,
– se vogliamo tassare il gioco d’azzardo siamo di SINISTRA,
– se invece vogliamo abolire l’IRAP siamo di DESTRA,
– se vogliamo il ritiro dall’Afghanistan siamo di SINISTRA,
– se vogliamo abolire Equitalia siamo di DESTRA,
– se chiediamo pene più alte per i reati dei colletti bianchi siamo di SINISTRA,
– se votiamo contro ai decreti svuota-carceri siamo di DESTRA,
– se vogliamo alzare le pensioni minime siamo di SINISTRA,
– se vogliamo l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti siamo di DESTRA,
– se vogliamo acqua pubblica, scuola pubblica e trasporti pubblici siamo di SINISTRA,
– se vogliamo valutare la qualità del lavoro dei dipendenti della pubblica amministrazione siamo di DESTRA,
– se non vogliamo più partecipare a guerre mascherate da missioni di pace siamo di SINISTRA,
– se condanniamo la deposizione violenta di Gheddafi siamo di DESTRA,
– se vogliamo vederci chiaro sulle cooperative “bianche” siamo di SINISTRA,
– se vogliamo vederci chiaro sulle cooperative “rosse” siamo di DESTRA,
– se contestiamo gli osceni tagli renziani alla sanità pubblica siamo di SINISTRA,
– se vogliamo alzare gli stipendi a finanziari, poliziotti e carabinieri siamo di DESTRA

POI ARRIVA LA LEGGE BOCCADUTRI IN PARLAMENTO, UNA LEGGE CHE CONSENTE AI PARTITI DI “RUBARE” 45,5 MILIONI DI EURO DI SOLDI NOSTRI E NOI SIAMO GLI UNICI AD OPPORCI (SE A QUANCUN ALTRO NON STA BENE RICORDO CHE E’ POSSIBILE RIFIUTARE QUEL DENARO). QUINDI COSA SIAMO?

Questa apparente “alternanza” tra la destra e la sinistra è ciò che maggiormente disorienta una buona parte dell’elettorato che o non vota più o vota difendendo la propria illusione che queste due categorie filosofiche abbiano ancora un significato e una relazione con l’attuale quadro politico. Uscire dal perimetro ideologico di due schieramenti ben definiti, con loro proprie caratteristiche, è difficile proprio dal punto di vista cognitivo. Anche perché la sinistra è storicamente inquadrata come “riformatrice e innovatrice”, mentre la destra come “conservatrice”. Per quanto riguarda il presunto “centro” possiamo stendere un velo pietoso: con la scusa di difendere i valori “cristiani” siamo da tempo in presenza di personaggi equivoci il cui peso politico si sbilancia da una parte o dall’altra più velocemente di quanto cambi letto una “donna di facili costumi”.

I fatti ci dimostrano che le differenze ideologiche, nella realtà del quotidiano politico e non sotto il profilo storico, non esistono più. Quando c’è da preservare privilegi, corrompere, essere complici del malaffare e della criminalità, stravolgere il senso democratico delle nostre istituzioni, i confini tra destra e sinistra non esistono più. Non è questione di “inciucio” o di necessità di governo (giustificazione più comunemente addotta) ma la vera nuova filosofia di un potere che non ammette “altro” all’infuori di se stesso. Un potere “borghese”, come direbbe Pasolini, che non concepisce nulla al di fuori di sé e per il quale essere “borghese” è la massima aspirazione cui devono ambire gli individui. Peccato che della borghesia innovatrice, liberale, laica e progressista questa nuova borghesia predatrice non abbia nulla da spartire.

La presenza di un soggetto agente fuori da questa prospettiva non può che essere visto con terrore e non può essere trattato di conseguenza da parte di un sistema “conservatore” privo di colore politico definito. Ma anche nei cittadini questa presenza disorienta; bombardati, tra l’altro, da una informazione iniqua e servile che difende lo status quo.
Questo non significa che il M5S non abbia suoi problemi interni nella definizione di se stesso, essendo privo di un riferimento ideologico preciso. Non significa che un domani destra e sinistra, riformatori e conservatori, non riacquistino un loro significato ideologico e politico. Ma questa transizione deve essere guidata da un momento di rottura totale con il presente.

Significa che siamo di fronte a un passaggio obbligato per cambiare e difendere la democrazia, lo Stato, i diritti. Ma anche i doveri. Quindi i problemi devono essere affrontati con un diverso punto di vista che ingloba potenzialmente ciò che poteva essere considerato di destra e sinistra. La chiave di lettura cambia: non più schemi rigidi preconfezionati, ma analisi dei fatti, delle dinamiche e ricerca di soluzioni il più possibile condivise. Questa operazione viene compiuta, nell’ambito dei 5 stelle, con la partecipazione dei cittadini e ripristina, di fatto, l’originale significato di democrazia come attività di partecipazione e condivisione per il bene comune.

Il M5S deve “risolvere” alcune questioni sulla sua struttura e organizzazione (lo sostengo da tempo), eppure è al momento l’unico strumento politico fuori dal coro, che agisce in simmetria con i valori della nostra Costituzione. Per questo devono essere canonizzati come elementi “pericolosi” (ma per chi?), facendoli sembrare il più possibile uguali agli altri e certamente incapaci. Al M5S si contano le pagliuzze; le travi con cui quegli altri hanno costruito grattacieli di vergogne non devono essere notati e pensati.

Se non abbiamo almeno fiducia in questa possibilità di rinnovamento, seppur ancora in fa si definizione, se non diamo un’opportunità a questa speranza… che cosa ci rimane?

(D.A. 17.10.15)