Immigrazione le parole inutili e quelle utili

Immigrazione e migranti, oltre la questione umanitaria, ci sono i fatti politici e le scelte (o quelle non fatte) che hanno delle conseguenze. L'oggi è figlio di ciò che non si è affrontato ieri.

di Davide Amerio.

Parlare di immigrazione e migranti, in questo periodo, se non si seguono le retoriche di destra e di sinistra, è un po’ come disegnarsi un bersaglio sulla schiena. Non avendo paura della solitudine, nel sostenere le opinioni, tanto meno degli insulti e degli sberleffi di chi ha poca dimestichezza con l’onestà intellettuale, ma pretende di insegnarla agli altri, prendo spunto dal pezzo che abbiamo pubblicato di Giovanni Negri (ringraziandolo per questa sua analisi postata su FB).

Innanzi tutto, per chi non lo conoscesse, Giovanni Negri, oggi imprenditore e giornalista, è stato, negli anni ’70-’80, membro del Partito Radicale, assumendone anche la carica di segretario. È stato parlamentare italiano ed europeo.

Il punto importante è che egli rappresenta, come testimonia la sua analisi, quel PR che negli anni ’80, poneva la questione politica del così detto “Terzo mondo”, ovvero che senza una pianificazione  di interventi mirati per risolvere, strutturalmente, i malesseri del continente africano, questo problema ci avrebbe soffocato. Erano gli anni dei digiuni di Marco Pannella (e dello stesso Negri), per il diritto alla vita; dell’effigie di Ghandi sul simbolo del PR, barrata a lutto. Di quegli anni ricordo la frase simbolo: se non risolveremo il problema africano, tra vent’anni, quelli che non saranno morti di fame, migreranno per cercare una vita migliore.

Mai profezia fu più azzeccata. I benpensanti di allora, di destra e di sinistra, sbeffeggiavano per lo più i “digiuni”, come una iniziativa folcloristica per attirare l’attenzione (e in questo non sono cambiati). Come sappiamo le cose sono andate ben diversamente, e sulle conseguenze dell’azione dell’occidente nel continente nero, si scrivono libri da decenni, ma pochi li leggono.

Vale la pena menzionare a riguardo, un paio di testi che mi vengono in mente:
– il libro di Dambisa Moyo “La carità che uccide“, nel quale l’autrice (economista, nata in Zambia), illustra come l’occidente con la “buona” carità abbia creato disastri in Africa, impedendo alle economie locali di svilupparsi
– il libro di Angelo del Boca “Italiani brava gente“, sui disastri compiuti dai tentativi italiani di partecipare alla colonizzazione del continente africano.

Poi c’è la vasta saggistica sulle “guerre per procura” alimentate dall’occidente: si vedano le nostre interviste all’economista Loretta Napoleoni. La materia è ampia, ma riconducibile a quel principio che sfugge ai teorici del “Aiutiamoli a casa loro!”: già fatto! in verità, e la storia ci insegna come l’occidente si sia interessato dell’Africa per interessi propri e non degli africani. Probabilmente, non gli avessimo “aiutati” così tanto, forse la situazione sarebbe diversa.

L’analisi di Negri ci indica però un’altra questione fondamentale, troppo spesso ignorata: le scelte – o le non scelte,- politiche, hanno delle conseguenze, e i problemi non affrontati oggi, cumulano di volume e poi, prima o dopo, esplodono in modo incontenibile.

Chi oggi si inalbera e regala insulti (razzista, fascista, nazista…) come fossero caramelle, ignora questo principio, che li riguarda, spessissimo, direttamente. Per dirla tutta, oggi abbiamo una compagine di governo che certo non suscita, perlomeno da parte del mondo 5S, emozioni particolari. Viene però ignorato come lo stato attuale sia la conseguenza di scelte, o non scelte, fatte nel passato recente.

Abbiamo subito, negli ultimi anni, tre leggi elettorali che avevano un duplice scopo: creare una condizione in cui cdx e csx potessero governare indisturbati in nome della “responsabilità”, e impedire al M5S di essere al governo. Questa precisa volontà anti-democratica, è stata ignorata da buona parte di quella sinistra che oggi si dice “indignata”. Al di là delle soggettive scelte politiche, queste leggi ci hanno impedito di avere chiaramente un soggetto politico omogeneo (unico o aggregato) che potesse assumersi, in modo totale, la responsabilità di governare con una maggioranza chiara.

Il fenomeno Salvini (nella sua crescita progressiva di consensi) è il frutto avvelenato di queste scelte (o non scelte). Come ricorda Negri, a livello politico, non umanitario, questa situazione ha il merito di aver rimesso al centro del dibattito le questioni che riguardano l’impianto europeo, nel suo complesso. Sono anni che qualunque critica od opposizione ai sacri principi proposti (ce lo chiede l’Europa!), viene emarginata e privata di un dibattito realmente democratico.

Con questo sito abbiamo più volte suggerito chiavi di lettura differenti rispetto alle narrazioni ufficiali. La tragedia umanitaria è stata per troppo tempo utilizzata per mascherare i veri problemi politici. A sinistra qualcuno si dovrebbe domandare come mai l’idea di accogliere tutti, e chiunque, sia la stessa che hanno i sostenitori del liberismo più sfrenato. Con la giustificazione del “libero mercato”, stiamo creando solidarietà, integrazione, o nuovi schiavi?

Una nota politica a margine. Sarebbe stato utile che una forza, come il PD, che si vuole definire di sinistra (sic!), avesse affrontato, con il M5S, la questione immigrazione in modo onesto: ammettendo che, a parte alcune isole felici di integrazione, la gestione del problema è stata in questi anni disastrosa e subordinata a interessi elettorali; urgeva mettere un coraggioso punto a capo, su questo tema, così come nei rapporti con l’Unione Europea. Un’occasione mancata, quindi, per quanto detto sopra, le situazioni sono conseguenze delle scelte… e oggi quelle conseguenze si chiamano Matteo Salvini.

(D.A. 24.06.18)