
di Davide Amerio
In fondo bisogna prenderla un po’ sul ridere, anche se è difficile. C’è chi davvero si impegna a divulgare articoli di non-informazione per soddisfare gli appetiti ingordi di chi vuol trovare colpevoli e mandanti contro ogni evidenza.
Vale la pena di esaminare il pezzo. L’introduzione già prepara con cura il terreno:
C’è una sottile linea, a separare dissenso e violenza. Sottile, ma sostanziale. Una linea che dovrebbe esser ben marcata, perché -e la storia ce l’ha ben dimostrato- l’estremismo, in ogni sua forma, è un male deleterio. Un cancro, che sa proliferare e intaccare le cellule sane, distruggendo e annientando.
Il presupposto, necessario, è l’avvicinamento del “dissenso” a quello di violenza, separati solamente da una linea “sottile”. Quindi chi dissente è già soggetto a rischio, predisposto, quasi per natura, a cedere e precipitare nella condizione di estremista, ovvero nel male assoluto, nel cancro della società. “La storia insegna!”: quale? Quella del giacobinismo? Quella del Risorgimento? Quella dell’antifascimo?
In realtà la storia è solo un pretesto. L’obiettivo si svela poche righe più sotto quando la retorica del buon senso e della libertà viene condita con il pericolo del “totalitarismo morale” perché, come già abbiamo scritto sul nostro giornale, il dissenso accettabile è quello innocuo e acquietabile.
Si arriva quindi al cuore della questione:
Sono anni, ormai, che in Val di Susa i cittadini chiedono che non venga realizzata la Torino-Lione. Un’opera inutile, la definiscono. Sono i NoTav. Di contro, chi ne è favorevole, parla di un trampolino di lancio verso l’Europa. Ciascuna delle due parti fornisce, a sostegno della propria tesi, ragioni, dati e convinzioni in materia. Tutte lecite, tutte da rispettare. Da scambiarsi, talvolta anche da proteggere, mai da denigrare o da utilizzare come alibi per giustificare l’odio o la violenza.
e si prosegue : Si passa al fascismo più bieco, quello che non accetta critiche né posizioni differenti; quello che non accetta il libero pensiero e, dunque, lo spirito civile.
Dunque abbiamo in sequenza:
a) La riduzione del presunto dibattito democratico a due definizioni elementari: “opera inutile” versus “trampolino di lancio verso l’Europa”. Semplificazioni da bar dello sport dopo il terzo cicchetto. Non manca però l’appoggio psicologico subliminale: un “trampolino” verso l’Europa ha una valenza politicamente più corposa di una banale negazione (opera inutile).
b) Le tesi contrapposte vengono definite lecite e da rispettare. Ovviamente il contenuto non importa al nostro estensore. Nemmeno la considerazione di come la falsità delle tesi o di come questa falsità venga imposta e promossa grazie alla complicità dei media possa influenzare gli stati d’animo che potrebbero iniziare a manifestare un po’ di nervosismo. Sull’occupazione militare del territorio della Val Susa per “promuovere” le tesi di una parte non c’è alcuna menzione. La negazione dell’alterazione delle condizioni effettive di un rapporto dialettico democratico (da parte di una delle parti) conduce all’obiettivo dell’articolo: l’uso delle argomentazioni per giustificare “odio e violenza” sino alla creazione di un vero e proprio fascismo. Non è quindi “fascista” colui che altera le condizioni democratiche del dibattito (come fa il governo e i politici Si Tav) evitando il confronto e agendo con la macchina della propaganda; diventano generatori di fascismo coloro che subiscano e non si piegano.
Terminate le premesse, creato il clima favorevole e composte le equazioni del solito rito mediatico (No Tav = dissenso = violenza = fascismo) quali esperti migliori possono essere tirati in ballo per suffragare queste tesi? I nostri beniamini: Massimo Numa (che di fascismo se ne intende avendo scritto libri apologetici a riguardo) e il Sen. Stefano Esposito noto pacifista a cui è dedicato un interessante pezzo dal titolo “Lo smemorato senatore Esposito e i mandanti morali Tav“.
Entrambi oggi si dichiarano vittime di persecuzioni e minacce; su questi eventi la magistratura continua ad indagare senza esito. Loro però sono certi sui mandanti: Esposito tira in ballo anche Fiorella Mannoia come mandante morale.
Qui si chiude il cerchio: chiunque oggi dissenta sul TAV è potenzialmente un eversore (tesi molto cara alla procura di Torino). Dissentire è ammesso solo se si chiede il permesso! (fa pure rima).
Ogni presa di pozione No Tav può costare l’accusa di essere mandante “morale” dell’eventuale gesto di qualche esaltato che da qualche parte getta un sasso, fa un filmato, tira un petardo o scoreggia di fronte a un poliziotto (sempre che siano realmente venuti e non siano auto prodotti come la “vera” storia delle vicende italiane ci insegna).
Nessuno auspica o promuove la violenza ma continuare a non domandarsi quali siano le vere origini di questa (prima che magari oltrepassi davvero qualche linea di non ritorno) sarebbe un dovere morale e civile; un atto di intelligenza politica e sociale, ma così facendo verrebbero a galla le ipocrisie , le menzogne su cui si fonda tutta la questione Tav.
In modo non violento, pacifico, ma fermo, agiremo sempre per illuminare le bugie e per consentire alle persone di farsi un sereno giudizio: su questo saremo inflessibili, sempre.
D.A. 16.01.14