Il Movimento 5 Stelle si ferma a Quarto?

Cosa insegna la situazione di Quarto per il M5S? Oltre le ipocrisie politiche qualche riflessione.

Davide Amerio.

“Molto rumore per nulla…” verrebbe da dire sula vicenda del comune di Quarto in Campania. Ma il “rumore” è la strategia migliore per una classe politica infognata con la criminalità e la corruzione al punto da non poter far altro che creare confusione per nascondere le proprie vergogne.

Tra i commentatori alcuni apprezzano come il M5S si è mosso nella vicenda; altri rilevano la necessità di migliorare la selezione del personale politico; certuni possono concedersi i 5 minuti di godimento personale per gettare le solite palate di fango gratuite sul movimento. Tra questi ultimi eccelle il solito Massimo Gramellini che giunge a scrivere

Bisogna avere il coraggio di riconoscere che il governo dell’uomo qualunque è una boiata pazzesca. Che «uno vale uno» è una boiata pazzesca. Che eleggere il primo cazzone che ha cento amici su Facebook è una boiata pazzesca. Per fare politica ci vogliono persone che escano da una competizione dura dentro partiti strutturati. Ci vuole la Prima Repubblica, ma con una variante fondamentale, giustamente pretesa dai Cinquestelle: il limite dei due mandati, unico vero argine contro la corruzione. Mentre i partiti padronali e i movimenti di protesta sono solo un argine contro l’intelligenza.

Apprendiamo quindi con piacere da Gramellini che tutto il problema della prima Repubblica è da annoverarsi nel mancato vincolo dei due mandati! Mica nel problema del selezionare persone le cui basi morali, nell’agire e nel pensiero, siano fondate sull’onestà. No! La lotta alla corruzione si fa con il vincolo dei due mandati e il problema è risolto. Oltretutto è noto a tutti che “cazzoni” nella prima Repubblica non ne sono mai esistiti; difatti tutti i politici della seconda provengono da Marte e sono stati tolti freschi freschi dalla confezione appunto dopo il lieto evento della nascita della “nuova” Repubblica.

Lo scopo della maggioranza delle critiche è rivolto a rendere, nell’immaginario collettivo, il M5S uguale agli altri. Se tutti sono colpevoli… nessuno è colpevole e le cose vanno avanti così perchè non possono andare avanti in altro modo. Tentativo che porta nell’immediato qualche frutto (magari il recupero di qualche punto in qualche sondaggio) essendo sostenuto da una maggioranza di giornalisti che da tempo ha abdicato al proprio ruolo di “cane da guardia” del potere. Se così non fosse, almeno la chiarezza della mancanza di titoli morali e materiali di quelli che oggi salgono in cattedra a dar lezione sarebbe evidente oltre ogni ragionevole dubbio.

L’anagrafe mi condanna a essere nato nel 1961. Sono circa 40 anni quindi che sento blaterale di “questione morale” nella politica italiana. L’unico dato certo è che il fenomeno è andato peggiorando: nella spudoratezza, nella creazione di conflitti di interesse oltre ogni limite, nel garantire l’impunità ai corrotti e ai corruttori. Destra, Sinistra, Centro hanno operato indistintamente su questo fronte.

In 40 anni la questione morale, Berlinguer a parte (non a caso dimenticato a sinistra), non è stata messa al centro della costituzione di un soggetto politico da nessuno altro se non dal M5S. Questo implica una serie di “problemi” mai affrontati nella politica italiana: la selezione del personale (con criteri che non siano quelli della compiacenza o della ricattabilità), la fedeltà ai principi e agli impegni assunti con l’elettorato (pur nel rispetto della costituzione e del “non vincolo” del mandato), il respingimento dei fenomeni corruttivi (pretendendo delle gestioni trasparenti sulla destinazione e sull’impiego del denaro pubblico), il carrierismo politico.

I sistemi utilizzati dal M5S non funzionano ancora perfettamente? Scusate se dopo 40 anni qualcuno ci sta provando sul serio a rendere questo paese “normale” ma qualcosa non funziona ancora a dovere. Purtroppo l’onestà e la “coerenza” non si possono dedurre da un’analisi del sangue o del DNA. Se così fosse, sarebbe tutto più semplice. Di sicuro è però semplice l’atto di messa in mora o di espulsione per comportamenti non conformi agli impegni assunti in fase di candidatura.

Altri criticano le “tempistiche” della vicenda: il M5S avrebbe dovuto intervenire “prima”. Ma “prima” di quando, di grazia? Prima di conoscere sino in fondo come sono andate le cose individuando con chiarezze le responsabilità e assumere le conseguenti azioni politiche?
La differenza non la fa il “prima” ma la certezza dell’azione di estromissione dei responsabili senza frignare sulla perseguzioni della magistratura o sulla violazione della privacy a causa delle intercettazioni.

Vero, e l’ho sovente scritto, che alcuni slogan del movimento sostenuti alla sua nascita non sono di immediata traduzione nella realtà. Richiedono tempo ed elaborazione e sono inevitabili degli errori.

Resta il dato di fatto che rimettere al centro il cittadino in una Repubblica nella quale si compie l’impossibile per allontanare il popolo dai suoi diritti (e anche doveri) non è impresa facile, a partire dal punto di vista culturale, e avendo una classe dirigente – e una informazione, – che ha palesemente l’interesse inverso.

Ma domandiamoci se questo sforzo sia meglio o peggio dell’inerzia sostenuta dalla partitocrazia negli ultimi 40 anni su questi temi. Molti Italiani si stanno ponendo questo quesito ed è un gran bene.

(D.A. 17.01.16)