Il Marchese del Grillo e il Dimaioleggio (M5S) in caduta libera

Lettera aperta da parte di un rompicoglioni impenitente a Beppe Grillo, dopo la difesa a oltranza del Capo Politico del Movimento Cinque Stelle

di Davide Amerio.

Eccolo! Grillo is come back! Con un messaggio accorato al popolo grillino (grullino?) il Marchese è tornato in pista a sostenere il Dimaioleggio, spiegando che siamo “noi”, “dissidenti”, “obbiettori”, “critici” di ogni ordine e grado, a non capire il magico momento politico, che il mondo è cambiato, che dobbiamo smetterla di ‘rompere i coglioni’, altrimenti sarà peggio.

Insomma, Di Maio è il Capo Politico, lui è lui, e noi non “siamo un cazzo”.

I Rompicoglioni

Caro Beppe, hai ragione, il mondo è cambiato, noi tutti siamo cambiati, ma non nel modo in cui pensi tu. Sarebbe ingiusto non riconoscerti quanto hai fatto, e sacrificato, per il movimento; è indubbio che questo non esisterebbe se non ci fosse stata la tua spinta propulsiva.

Ma, in questi dieci anni, chi come noi “rompicoglioni” ci ha messo il cuore, e la faccia, ha anche dovuto digerire e affrontare le tue intemerate e le tue stravaganze comunicative, che poco si conciliavano con una ragionevole azione politica.

Noi (rompi) che alla politica un po’ di tempo della nostra vita, precedente,  l’avevamo dedicato, eravamo ben coscienti che il cambiamento sarebbe stata impresa ardua e complessa. Non siamo noi ad aver affermato – creando non poche illusioni,- che il Parlamento sarebbe stato ‘aperto come una scatola di tonno’; oppure che quegli altri si sarebbero ‘dati alla fuga in elicottero’.

Non abbiamo mai creduto all’essere ‘oltre la destra e la sinistra’, perché un po’ di storia (e anche un po’ di filosofia), l’abbiamo accidentalmente masticata, e siamo consapevoli che quell’oltre conduce in una terra di nessuno, perché le identità sono una realtà sociale, e non puoi far finta che non esistano.

Abbiamo difeso il movimento, mentre i molti giovani inesperti si affacciavano in Parlamento e sulla scena politica, ed erano vulnerabili. Non ci abbiamo pensato due volte a metterci in mezzo per caricarci sulle spalle sputi, invettive, derisioni, degli altri; di chi seguiva la corrente mediatica e additava i cinque stelle come un branco di incapaci, improvvisati, e assolutamente inadeguati al ruolo.

Siamo rimasti in attesa, fiduciosi che l’esperienza (dura) avrebbe portato i suoi frutti, e così è parzialmente stato. Alcuni risultati importanti sono stati conseguiti, anche se, troppo sovente, in modo disorganizzato e contraddittorio.

Eravamo i primi a porre la necessità di una organizzazione, di una struttura riconoscibile. Abbiamo presto sollecitato riflessioni sulla presenza discriminante della Casaleggio, un soggetto privato, e abbiamo assistito alle prime defezioni, nonché alle espulsioni (all’inizio eseguite in modo barbaro e tutt’altro che democratico).

Poi venne il tuo passo di lato. Arrivò il “direttorio”, rivelatosi fallimentare a causa dell’immaturità dei nominati.  E lì incominciammo a nutrire forti dubbi sulla capacità del movimento di dotarsi di una dirigenza. Seguì  la figura del “capo politico”,di nomina regia (la tua),  e a me vien da ridere a ripensare quando contestavo al movimento l’idea che non dovrebbero esserci leader.

Invano tentavo di spiegare che quella teoria era in palese  contrasto con la natura umana e, semmai, il problema da porsi era “il come” controllare la leadership. 

Trasformazioni – Trasfigurazioni

Così siam giunti al “capo” supremo, ai pluri incarichi, a carriere sfolgoranti di personaggi di indubbia incapacità politica, a nomine di amici, fidanzatine, e parenti, all’interno della struttura. Abbiamo assistito sgomenti al ruolo sovrastante, e ingiustificato, della comunicazione. Alla posizione opprimente dei parlamentari in disaccordo con la linea del “capo”.

Mentre noi rompicoglioni ponevamo dubbi sull’alleanza con la Lega, il capo politico ci raccontava che tutta andava per il meglio; che Salvini era un compagno di viaggio fedele e affidabile. Poi è andata come sappiamo.

Noi rompicoglioni ci siamo interrogati a lungo su come è stato possibile perdere le numerose battaglie sulla quali il M5S si era schierato in difesa dei cittadini. Poi abbiamo assistito, sgomenti, al modo inverecondo (e arrogante) con cui è stata gestita la questione TAV, e abbiamo compreso il livello di impreparazione politica che alberga, purtroppo, dentro il movimento.

Così il capo (e la comunicazione) si sono inventati la scusa del “non abbiamo il 51%” e non possiamo fare altrimenti. Ragionamento lapalissiano, ma politicamente patetico: in Italia la Legge sul divorzio, e quella sull’aborto, sono state ottenute, e difese, da una pattuglia di una decina di Radicali in Parlamento. Una decina, Beppe, non centocinquanta. Di essere partito di maggioranza relativa i 5S si son ricordati dopo aver ricevuto il calcio nel sedere da Salvini.

Da tempo segnalavo la questione dei due mandati, perché così come strutturata, era, ed è, una “boiata” pazzesca, e te lo segnalai. Risultato: il “mandato zero”; roba che ricorda la Coca Cola Light, non un progetto politico. Delle numerose “anomalie” ho scritto pagine e pagine; come della necessità di ridiscutere tutto il sistema del movimento. Ma oggi noto che questi cambiamenti si indirizzano dentro la cornice della fedeltà, e non della critica, ragionevolmente costruttiva.

Dopo le batoste elettorali, ripetute, e non certo finite, con un consenso dimezzato, ci è pure toccato di ascoltare la litania del ‘abbiamo fatto cose importanti, ma non abbiamo saputo comunicarle’. Dopo dieci anni? ci sono ancora problemi nella comunicazione dopo il potere assoluto concesso alla Casaleggio/Casalino? Nei luoghi di lavoro normali ti licenziano per molto meno.

Non ti credere, caro Beppe, che non sappiamo cosa accade nei meandri romani. Siamo bene a conoscenza dei meccanismi che opprimono il dissenso, e abbiamo visto, sulla nostra pelle, le messe all’indice di chi non è allineato alla linea del capo.

Caro Beppe, nei paesi “democratici”, dove ci sono i partiti (sporchi, brutti, e cattivi), con questi risultati elettorali, i “capi” se ne vanno a casa, licenziati in tronco. Solo nelle autocrazie vengono blindati, non ostante gli evidenti insuccessi, la disgregazione interna, la persecuzione del dissenso. 

Non siamo noi ad aver smesso di credere nelle Stelle che guidavano la strada del Movimento. Anzi, ne avremmo aggiunte persino delle altre.

Quando vorrai, torna qui in Val di Susa; ma non stupirti se sono in molti a volerti regalare un buono per un “vaffanculo gratis”, senza passare dal via. Ma forse potresti prendere visione del fallimento di chi oggi stai difendendo a spada tratta. Noi rompicoglioni siamo già altrove; continueremo a stare sulle barricate, al fianco di quanti lottano per un mondo migliore; sempre indipendenti e rompicoglioni con chiunque abbia pretese assolutistiche.

Ma, di tanto in tanto, bevendo una birra insieme, ci raccontiamo, con un po’ di mesta nostalgia, del tempo in cui  eravamo ancora parte del M5S, prima che diventasse il Dimaioleggio, questo aborto politico, con il quale non abbiamo nulla da spartire.

Con l’affetto di sempre.

(D.A 24.11.19)