Il digiuno come denuncia e richiesta: questo l’intento di D. Albino Bizzotto, presidente dell’Associazione “Beati i costruttori di pace” che ha sede a Padova in via Da Tempo, una associazione fondata nel 1985 e alla quale si sono uniti a suo tempo D. Tonino Bello e Mons. Luigi Bettazzi.
Un digiuno che il sacerdote settantaquattrenne ha iniziato lo scorso 16 agosto e che si è concluso ieri, giovedi 29 agosto, quattordici giorni vissuti solo bevendo acqua e incontrando tantissime persone, associazioni, amministratori nel camper divenuto sua provvisoria abitazione nel cortile dell’associazione.
Ma quali sono le ragioni che lo hanno spinto ad affrontare una impresa certo non facile ed apparentemente inutile?
“Ho inteso digiunare per dire di no alle grandi opere che si vogliono realizzare nel Veneto, la mia regione, lasciando invece il giusto spazio alle piccole opere utili all’uomo… fino a quando sarà sostenibile il modello di crescita di un Veneto che ha consumato oltre il 20% della propria superficie coltivabile? Chi pagherà il conto delle grandi opere che ipotecano per decenni i conti della finanza pubblica? Serve davvero il nuovo ospedale di Padova in una stagione di progressiva contrazione della sanità pubblica? Chi disinquinerà il fondo stradale della Valdastico Sud sotto la quale sono stati interrati scarti di fonderia e residui non ben identificati? Il Veneto ha davvero bisogno di una nuova città “fittizia” come Veneto City, tra Mestre e Padova, per ospitare centri commerciali e uffici in anni di decrescita economica? La terra è di tutti, è la nostra madre, grazie a lei noi possiamo vivere, ma se la distruggiamo come potremo parlare di futuro?”
Voce profetica in un tempo confuso dove la dilapidazione del territorio sta raggiungendo ovunque aspetti più che preoccupanti con questo segno apparentemente inutile del digiuno D. Albino sta raccogliendo consensi insperati e molte iniziative da questi suoi giorni certo faticosi stanno partendo. Intanto movimenti e associazioni hanno seguito il suo digiuno affiancandolo presso l’associazione o presso le sedi dei propri enti o ancora attraverso incontri pubblici.
Seguendo poi quanto ebbe a dire D. Albino nei giorni scorsi (“Perché nelle situazioni di particolare gravità e urgenza non passiamo il testimone a rotazione, al fine di mantenere sempre viva l’attenzione e la mobilitazione su questioni che richiedono la massima partecipazione?”) sono scaturite una serie di proposte, delle quali la più elaborata e suggestiva è quella di Maria Pia Farronato dell’associazione vicentina di promozione e tutela del territorio “L’ABC – Laboratorio Civico di Romano d’Ezzelino che intende predisporre un calendario di digiuno collettivo a staffetta, nei luoghi che presentano criticità ambientali, presso le sedi delle grandi opere, dove coinvolgere il maggior numero di persone possibili. Il digiuno vedrebbe un primo momento forte il 28 e 29 settembre, in cui il digiuno interesserebbe tutta la regione e si vorrebbe concludere mercoledì 9 ottobre, giorno del 50° anniversario del disastro del Vajont, con una massiccia presenza davanti alla sede delle Regione Veneto a Venezia, a Palazzo Balbi, un tempo sede della SADE, la Società Adriatica di Elettricità, responsabile della costruzione della diga del Vajont. E intanto, giusto per iniziare, i primi dodici giorni di settembre si sa che saranno coperti dal comune di Marano Vicentino e tante altre adesioni stanno giungendo all’indirizzo e-mail : beati@beati.org.
Tra i tanti visitatori al camper di D. Bizzotto nei giorni scorsi sono arrivati anche due valsusini, Paolo e Roberta Anselmo, con eguali problematiche su cui riflettere e con identico desiderio di trovare vie future pacifiche, determinate e rispettose dell’umanità.
Seguendo le indicazioni di Papa Francesco, che nel suo primo discorso dopo l’elezione ha sottolineato più volte l’indispensabile impegno di ciascuno per la custodia del creato. Un creato che verrà ricordato domenica 1° settembre con la giornata a lui dedicata dalla Chiesa cattolica, con particolare riferimento quest’anno alla custodia attraverso la famiglia. Impegno questo improrogabile e certamente complesso, dove lo sguardo delle giovani vite apprende rispetto, cura, tutela non attraverso le parole ma attraverso i gesti concreti degli adulti. Adulti troppo spesso segnati dall’ipocrisia, dal perbenismo, dall’ignavia, dagli interessi personali. Adulti dalla fede ancora in fasce, timida, incapace di vedere la complessità dei problemi, di parlare con chiarezza, di prendere posizioni. E questo non solo in terra veneta ma anche nel nostro piccolo angolo di mondo valsusino, dove si impongono con violenza decisioni che vanno contro il buonsenso e mirano in definitiva alla distruzione delle risorse ambientali ed economiche attuali e del futuro.
Val la pena ricordare quanto ebbe a scrivere un giorno un altro coraggioso sacerdote, D. Oreste Benzi commentando il passo del Vangelo in cui si parla della decapitazione di san Giovanni Battista: “Chi ha ucciso Giovanni il Battista? Erode Antipa? sì, è vero! Erodiade che ne ha chiesto la testa? Si, anche lei! Salomè che ha danzato? Sì, anche lei. Ma soprattutto i commensali che pur di mangiare un osso di gallina come lacchè di Erode sono stati zitti quando Erode ha dato l’ordine di portargli la testa di Giovanni Battista. Quanti silenzi causano vittime innocenti. La vigliaccheria è la pedana su cui camminano i prepotenti di questo mondo”.
Gabriella Tittonel
30 settembre 2013