I tagli alla sanità piemontese non lasciano spazio alle nascite in Valle di Susa

di Leonardo Capella

La recente riorganizzazione della Sanità piemontese illustrata dall’assessore Saitta vede per l’ospedale di Susa una fortissima penalizzazione. Dopo un lungo tira e molla la scure si abbatte prima sul punto nascite e il pronto soccorso quasi ha indicare la futura strada di chiusura dell’ospedale come oggi lo conosciamo.

Questo avviene a valle delle numerose scelte attuate sotto traccia relative alla penalizzazione dei servizi ospedalieri, del mancato turnover e dei turni massacranti. Una nota stonata viene letta nella  nuova ala dell’ospedale, di recente costruzione ma che a tutt’oggi risulta molto sottoutilizzata.

In questo quadro gli amministratori e i cittadini si sono organizzati per esprimere la loro contrarietà. Domenica 23 novembre alle ore 10.30 i cittadini e gli amministratori si troveranno davanti all’ospedale di Susa per dire ancora una volta che il territorio è contrario alla chiusura del punto nascite.

Abbiamo chiesto al comitato  donne “noi abbiamo partorito a Susa”, realtà attiva dalle prime avvisaglie di ridimensionamento del punto nascite, un commento sulla situazione:

“La Regione Piemonte è in procinto di rendere effettivo il declassamento dell’Ospedale di Susa, nonché la chiusura del Reparto Maternità togliendo alla Città ed alla sua Valle servizii essenziali che dovrebbero essere offerti e garantiti a tutti. Il “pretesto” per tale chiusura sarebbe la scarsità di parti per anno. La dirigenza dell’Asl TO3, unitamente a quella del reparto maternità, su nostra richiesta e delle Amministrazioni, si erano fatte carico, pubblicamente, di intraprendere iniziative volte ad incrementare il numero delle nascite. Questi “buoni propositi” sono rimasti tali. Non è emersa nessuna volontà nel mantenere le promesse e nel cercare di salvaguardare il reparto. Un territorio lungo e stretto come la Valsusa non può permettersi di perdere tutto questo. Il livello di civiltà si misura anche con il numero di servizi sanitarii in relazione al numero di abitanti: laddove i servizi vengono tolti, si ha una regressione. L’impegno del nostro Comitato è deciso e contiamo diventi decisivo unitamente alla forza delle Amministrazioni valligiane, invitate alla manifestazione che si terra domenica mattina a Susa: sono giunte già numerose adesioni a livello di Amministratori locali, che parteciperanno al fianco di quelli segusini. Soltanto facendo sentire quello che è il dissenso popolare, a gran voce, si potrà cercare di porre un limite alla leggerezza con cui, per mere esigenze economiche, vengono talvolta mortificati i diritti fondamentali. Rendere la Sanità oggetto di scambio od offrirla come compensazione, considerarla come spreco da tagliare o premio da raggiungere è un abominio. La Sanità pubblica è ancora un diritto, e tale vogliamo rimanga. Senza condizioni”.

Abbiamo interpellato anche Stefania Batzella, Consigliere regionale M5S Piemonte e componente Commissione Sanità un commento sulle strategie dell’assessore alla sanità Antonio Saitta:

Con un colpo di spugna senza precedenti l‘assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta vuole ridimensionare l’ospedale di Susa ed eliminare il punto nascite.

Una scelta assurda, presa senza avviare alcun confronto né con il territorio, né con gli amministratori locali e nemmeno con i Consiglieri regionali. Saitta non ha avuto il coraggio di presentarsi a Susa per spiegare le ragioni della sua decisione diversamente da come accaduto per il Vco e l’alessandrino. Questa manovra è l’ennesima dimostrazione di come le Giunte Cota e Chiamparino siano le facce di una stessa medaglia. Ciò che Cota ha lasciato in sospeso sta per essere completato dall’attuale esecutivo”.

Ma Batzella va oltre indicando una chiave di lettura dell’attuale situazione del punto nascite:

Le responsabilità per la chiusura del Punto nascite non sono esclusivamente politiche. Questo risultato è frutto anche di continue scelte prese consapevolmente dai vertici dell’Azienda sanitaria locale che hanno sistematicamente incentivato il pendolarismo delle partorienti verso l’ospedale di Rivoli (TO) e verso altri presìdi sanitari. Hanno continuamente denigrato il punto nascite di Susa determinando l’allontanamento di centinaia di pazienti. In questo modo vi è stata una riduzione di oltre il 50 per cento dei parti”. 

E conclude con una visione decisamente preoccupante del futuro dell’intero plesso ospedaliero di Susa:

“Con la Legge Balduzzi Susa diventa ospedale di area disagiata. Tutto ciò comporterà ulteriori riduzioni dei servizi offerti ai cittadini. Diminuiranno drasticamente i passaggi al Pronto Soccorso, i posti letto e la chirurgia generale ridotta a day o week surgery”. 

L.C. 19.11.14