
La Baita abusiva per la Procura, compatibile col paesaggio per la sovrintendenza dei beni architettonici e paesaggistici. E il processo diventa veloce. L’importante è condannare. Politicamente.

Giornata uggiosa quella che si presenta dopo una settimana di neve e maltempo, appena arrivati al Tribunale Bruno Caccia di Torino, intitolato appunto a quel Bruno che denunciando il malaffare associato in mafie ne è stato ucciso.
Blindati fuori del Palazzo e truppe antisommossa immediatamente dentro sulle scalinate dell’entrata. Sarà perché è in corso il procedimento per Vannoni, quello di Stamina foundation. Lì, tra chi dice bene e chi dice male, ci sarà un bel da fare per l’ordine pubblico: a Roma alcuni malati si tagliarono le braccia facendosi sanguinare. Ma non è così. Davanti all’accesso all’aula del procedimento Stamina nemmeno un agente. Ecco dove sono, di fronte, sulle scale dell’aula, negli anfratti del labirinto sotterraneo anticamera dell’aula 3, dentro ai bagni, sono dappertutto, sono con i No Tav. C’è il processo per la baita abusiva.
A tutti chiedono i documenti, anche alla stampa. A tutti. Non che non si possa fare, però dovrebbe essere fatto al check-in d’ingresso, ma dipende dal volere della Questura, in base alle decisioni sull’Ordine Pubblico, diranno. Poi i nomi passeranno nelle mani dei Pm d’assalto Rinaudo e Padalino; nomi identificati dalla Legge come prescritto per la salvaguardia dell’ordine pubblico all’interno dei tribunali.
È il giorno della spiegazione tecnica. I nomi dei file non coincidono. Si passa quasi tutta la mattinata con il maresciallo Pellegrini, tecnico alle foto, che spiega come il programma Faston Image rinomini arbitrariamente le foto creando una discrepanza con le foto dei riconoscimenti del capitano Mazzanti e quelle consegnate alle difese.
Un file Word sballa il programmone e cambia la numerazione. Così nel documento 13 fornito da Pellegrini la foto 50 diventa 59, le difese chiedono di disporre accertamento tecnico e comunque l’acquisizione delle foto direttamente dalla card o sim fotografica. I Pm si oppongono e il giudice Rocci sentenzia che ai fini di verifica della corrispondenza risulta sufficiente acquisire il documento n. 13, il software, e secondo l’art. 507 per compatibilità con documento agli atti disporre audizione del test capitano Mazzanti, quindi procedere al riconoscimento degli imputati dalle foto. Il pubblico rumoreggia. Si otterrà il record dei processi più veloci d’Italia. In effetti mai ci sono stati processi più veloci nelle tecnicità di acquisizione.
Un’altra istanza delle difese sulla qualità del software, qui ci mette una pezza il ligio maresciallo, tecnico “poi se le difese vogliono il software glielo posso dare…”. Confabulano i Pm e giunge la correzione del tecnico militare “è un software che si scarica gratuitamente da Internet, per quello glielo posso dare alle difese”. Una soluzione. Ma i toni sono altri, la tensione si palpa nell’aula.
Si va così al riconoscimento del capitano Mazzanti. Prima foto. Lunga attesa davanti allo schermo che la proietta; un ingrandimento, non richiesto, ma niente “non riconosco nessuno, mi sembra Fissore che entra” dirà solerte. Un’altra foto. Niente. Il Pm incalza “Capitano, aveva anche un’annotazione – il documento 5”. La difesa si oppone ma il giudice respinge l’eccezione della difesa – il Pm ringrazia. Ora è tutto regolare, via veloce alla foto. Viene riconosciuta Barrese Ermelinda – che verrà assolta nel pomeriggio. Da lì in avanti un fiume di riconoscimenti, lì quello, là quell’altro e via così.
Si va avanti con altri riconoscimenti favoriti dai verbali di Cc, nei quali i militari Porcu e Cossa identificano un gruppo di persone intente a trasportare un gruppo elettrogeno ed altri mentre escono dalla baita sequestrata.
Si prosegue così fino all’arringa dei Pm. La baita diventa un simbolo politico di resistenza, il sigillo, il vincolo apposto dallo Stato, e l’averlo strappato, o lasciato integro ma superandolo diviene spregio allo Stato: dunque con l’art 349 c.p.p. vi è la reiterata violazione e data la presenza di altri procedimenti anche in corso, alcuni verranno pesantemente condannati e altri incensurati assolti.
Si vedrà al termine del processo, per adesso vengono richieste pene da sei mesi a un anno e mezzo, per Alberto Perino e Beppe Grillo nove mesi.
Inutile l’opposizione delle difese sui certificati dei carichi pendenti e sulla memoria riassuntiva dei Pm. Il giudice, stando all’articolo 121 e 133 cp.p., ammette tutto.
E sui processi si esprime anche Erri De Luca in una nota fatta pervenire al movimento: “In Val di Susa siamo arrivati alla Magistratura Sperimentale. Esplora i confini dell’arbitrio: inventare il reato di terrorismo per il danneggiamnento di un cantiere è il traguardo simile a chi va a svuotarsi l’intestino nelle ortiche. La penale della somma di 221 mila euro, con riscossione a tagliola di scadenza ravvicinata, è la prima estorsione contro un comitato di lotta. Ma si può esplorare quanto si vuole con la Val di Susa: lo sventramento sarà fermato, la Tav all’amianto non si farà. Un abbraccio caloroso al popolo della Val di Susa. Erri”.