I Maggio a Torino. Come ti manipolo l’informazione

Una provocazione studiata a tavolino per ribaltare la realtà. Il Pd sfrutta le tensioni create ad arte dagli ultimi per far parlare i primi.

di Massimo Bonato

Difendersi dalle manganellate prima e dalle parole poi sta diventando prassi ordinaria. È evidente che ai partiti di governo e sodali in declino serva quanto più un’opinione pubblica distante dalla realtà e annichilita in un pensiero unico, modulato sulle parole di chi è chiamato a guidare il carrozzone.

Qualche giorno fa, alla presentazione del libro Il ragazzo della montagna liberata di Luciano Ducato, lo storico Gianni Oliva ha dichiarato che “Controllo dell’educazione e manipolazione dell’informazione hanno sempre prodotto le più grandi catastrofi”. Niente di più vero per descrivere quanto stiamo vivendo in questi tempi.

I Maggio a Torino. Ne abbiamo scritto, ne abbiamo parlato, ne abbiamo letto, abbiamo visto tante immagini.

Qualche titolo, per cominciare: «la Repubblica» Torino, anarchici e antagonisti al Primo Maggio: scontri, decine di feriti e tre fermati; «La Stampa» Primo Maggio, scontri a Torino tra antagonisti e polizia; «Corriere della Sera» Scontri a Torino, la polizia carica. Tensioni tra no Tav e senatore Pd; «Il Messaggero» Scontri al corteo di Torino tra no Tav e polizia. Sette agenti feriti. Alfano: “Disonorano il primo maggio”; «il Fatto Quotidiano» Primo Maggio, tensioni e scontri a Torino tra manifestanti e forze dell’ordine; e a fine carrellata «l’Unità» Cortei, scontri a Torino No-Tav s’infilano tra i sindacati.

Per l’informazione comune le tensioni al corteo sono state provocate dagli “antagonisti”. A leggere gli articoli, a vedere i Tg nazionali, per chi non era presente e non può che fruire dell’informazione prodotta, le cariche della polizia sarebbero partite in risposta al lancio di oggetti. Quelle due o tre sedie tirate a fine scontri sono diventate per la maggior parte dei media l’innesco iniziale, la causa scatenante. Ma ciò è avvenuto dopo e a seguito delle cariche, e non prima e come motivo scatenante. Taciamo la litania degli infiltrati violenti, che stanno ormai come il prezzemolo.

E leggiamo infatti dal «Messaggero» “Un gruppo di antagonisti e No Tav, che si definiscono lo ‘spezzone sociale’ del corteo, è venuto a contatto con la coda della manifestazione, dove è presente la rappresentanza del Pd. A far scattare la scintilla l’arrivo del senatore Stefano Esposito, noto per le sue posizioni a favore della Tav. Dallo ‘spezzone sociale’ della manifestazione sono volati oggetti contro le forze dell’ordine, tra cui alcune sedie dei dehors dei bar. Le forze dell’ordine hanno risposto con cariche di alleggerimento”. “Le forze dell’ordine hanno risposto”, ovvero l’esatto contrario, le sedie son volate alla fine dei disordini appunto, non all’inizio.

Nessuno si chiede com’è che la rappresentanza del Pd, partito di governo, alla festa del I Maggio, a Torino: 1) debba trovarsi non in testa, con il sindaco e le cariche di rito, ma in quel preciso punto. Intanto se un punto vale un altro, non è dove è possibile creare maggiore attrito il luogo migliore per favorire una manifestazione che si vorrebbe pacifica; ma non è neanche la coda del corteo, 2) sia perché oltre stanno ancora migliaia di persone e quindi “coda” non è,  3) sia perché a volerla definire “coda” si darebbe per scontato che quelle migliaia di persone che vengono oltre, al corteo del I Maggio non avrebbero diritto di partecipare; e in ogni caso, 4) anche fosse davvero la coda del corteo, non si darebbe per lecito che fosse deputato al Pd o a chiunque altro chiudere una manifestazione di tutti con un servizio d’ordine proprio, non trattandosi appunto di una manifestazione privata. Nessuno si chiede perché Esposito e Ferrentino si trovino proprio di fronte a chi più li osteggia. Nessuno usa l’unica parola consona a delineare sinteticamente quella “rappresentanza” fatta perlopiù di un servizio d’ordine agguerrito, ovvero “provocazione”. Stante il diritto di ciascuno di volersi collocare in un punto qualsiasi della manifestazione, l’aver deciso di trovarsi dove Esposito e Ferrentino si sono venuti a trovare con il loro servizio d’ordine non è casuale, ma è posizione studiata attentamente per provocare ciò di cui Piero Fassino potrà poi parlare.

E infatti, il sindaco di Torino non si fa attendere: “Chi sporca di violenza il Primo Maggio offende l’idea stessa di lavoro e i valori di solidarietà giustizia e libertà che ispirano da sempre il movimento dei lavoratori” sempre «Il Messaggero» “Il Primo Maggio – prosegue Fassino – è un giorno di dialogo, di confronto, può esserlo anche di dissenso, ma non può essere un giorno di violenza. Nessuno ha il diritto di impedire ad un altro di prendervi parte. I disordini sono il frutto di un gruppo di provocatori che nessun legame ha con il Primo Maggio e con lo spirito che ne è fondamento. Alle forze dell’ordine e a quanti hanno garantito che tutti potessero partecipare alla manifestazione, in particolare ai sette agenti feriti, va il ringraziamento della Città e la mia solidarietà, così come solidarietà esprimo al senatore Esposito, vittima di un’intimidazione inaccettabile”.

Per capire come sono andate le cose bisogna invertire i soggetti del suo discorso.

Fanno eco i sindacati Cgil, Cisl e Uil di Torino che esprimono “la loro profonda tristezza e il rammarico che la bella manifestazione” del Primo Maggio a Torino “sia stata macchiata da atti di violenza e intolleranza”.

Per non parlare di quanto dichiarato da Angelino Alfano, che definire manipolatorio e diffamatorio suona ancora un eufemismo: “Chi va da No Tav in un corteo tentando di creare disordini, disonora il primo maggio come festa”, basta cioè ormai essere un attivista No Tav per essere calunniato e definito violento. Voila.

Del resto il terreno era fertile. Soltanto il giorno precedente, per esempio, sullo «Spiffero» si lanciava l’allarme già attraverso il titolo 1° maggio, codice rosso a Torino, per approfondire poi nel testo il perché di tanta preoccupazione: “… sono previste anche manifestazioni di anarchici, centri sociali, No Tav e quel che resta del Movimento che animò la protesta dei cosiddetti Forconi, il 9 dicembre scorso”. Tra tutti, la dizione “No Tav” emergeva in bold, o grassetto, o neretto che dir si voglia, scelte del redattore o dell’editore (che però non sceglie uno qualsiasi degli altri elementi elencati, o nessuno, sceglie proprio quello).

Qualcuno a dire il vero la voce la alza. Sono i presenti che han voce in capitolo, per esempio il professore Marco Revelli che definisce gli incidenti di Torino “Violenza pregiudiziale inqualificabile”. O il M5S Piemonte che esce con un comunicato di condanna in giornata, per il quale Laura Castelli subisce gli strali di buona parte dell’emiciclo parlamentare.

Ma se l’ordine pubblico è il pretesto più frusto, la giustificazione più immediata a cui ricondurre ormai sistematicamente tutte le lotte sociali, anziché porvi rimedio alla base, perché la Polizia si sottopone a strategie di partito volte proprio a innescare disordini? Perché non frapporre tra parti in attrito parti neutre e lasciare che tutto il corteo sfili senza bloccare chi ne avrebbe pari diritto? Perché alimentare tensioni anziché prevenirle?

La risposta la sapete già.

M.B. 02.05.14