
di Valsusa Report
Ex-Birmania, terra del Premio Nobel, Aung Suu Kyi la leader dell’opposizione che vinse nel 1990 le uniche elezioni democratiche birmane, il regime militare, che gli vi pose con la forza difronte e prese il comando dello stato, oggi ha ridotto le popolazioni minori in schiavi dell’eroina. Vi è una minoranza, più delle altre, che ne paga il prezzo. I Kachin estrattori di giada nel nord del paese sono oramai diventati un mezzo per ottenere profitto per tutti.
I ribelli Kachin, strutturati in movimento indipendentista nord-birmano, sono in conflitto con l’esercito di Naypyidaw (nuova capitale, anche nota come Tatmadaw), da quando fu assassinato Aung San (1947). I Kachin, con la loro capitale a Laiza, sono diventati i capifila delle minoranze birmane di stirpe cinese stanziate al nord (le altre sono i Chin e gli Shan, mentre i Mon e i Karen sono a sud-est). Nacquero dal partito indipendentista, KIO (Kachin Independence Organisation), quasi subito furono affiancati dal KIA (Kachin Independence Army) vero e proprio braccio armato del partito. Dal 1961 lo scopo della KIA è conquistare l’indipendenza della regione Kachin, al confine con lo Yunan cinese.
Dopo più di cinquant’anni la guerra continua, anche dopo il 2008, la nuova costituzione non riuscì a redimere le divergenze anzi cercò di assicurare il potere alla maggioranza militare. Nella nuova costituzione veniva riconosciuta una maggiore rappresentatività politica, che imponeva di fatto lo scioglimento delle formazioni combattenti indipendentiste.
La regione del Kachin è una delle più povere della Birmania ma al tempo stesso anche quella con più giacimenti di giada, la preziosa pietra che nell’immaginario cinese possiede “proprietà magiche”, avreppe il potere di allontanare il malocchio e di mantenere il corpo in salute. La maggioranza di queste miniere è posseduta o gestita da imprenditori cinesi che ne finanziano continuamente l’estrazione, la stranezza di queste attività è che il governo birmano vieta a stranieri di possederle.
Le giade verdi imperiali vedono l’estrazione solo in Birmania, il valore annuo tratto da questo commercio è circa 8 miliardi di dollari dichiarati, ma si stima anche molto commercio in nero, questo aspetto è il motivo della degenerazione del territorio, in un apparente equilibrio tra indipendentisti che controllano il territorio, governo che cerca di impedire il commercio illegale e imprenditori cinesi che tendono a finanziare la situazione, chi ne fa le spese sono i lavoratori delle cave. Il comune denominatore che rende tutti appagati è l’eroina.
(foto Reuters/Minzayar)
La guerra del Kachin ha generato l’esodo di 100 mila civili cristiani dallo stato Shan, alla provincia cinese dello Yunnan.e a migliaia sono stati deportati o uccisi dall’esercito birmano, uno sfollamento che crea mancanza di mano d’opera. E’ così che l’eroina soddisferebbe la produttività richiesta dagli imprenditori, come la volontà di distruzione del governo birmano nei confronti dell’etnia Kachin ed anche la necessità di finanziamento delle truppe indipendentiste; Independence Army (Kia) comandate dal generale Gunhtang Gam Shawng.
“Scavavo con la speranza che a ogni colpo di piccone avrei trovato giade,” racconta Khum Mai in un’intervista al The New York Times. “Volevo diventare ricco, era il sogno di tutti. Cercavamo una via d’uscita dalla povertà”, Khum Mai è un ex-minatore.
L’80 per cento dei minatori del Kachin sono dipendenti dall’eroina e oltre la metà di loro sono sieropositivi, questo il risultato della scellerata operazione governativa per ditruggere un’etnia che anche in combattimento armato non si riesce a redimere. Un circolo vizioso voluto se si pensa che le giade vengono pagate oltre 100 dollari al chilo nel mercato all’ingrosso, ma i minatori ricevono meno di un dollaro al giorno di paga, molte volte vengono addirittura pagati con la droga da quei negozi di vendita nati all’interno delle cave stesse, zone inaccessibili a comuni turisti o viaggianti. Le valli del Kachin sono percorse solo dai lavoranti o dagli eserciti. Si stima che circa 500mila minatori ricevano droga invece di un normale salario. Nessuno ha così interesse a salvare l’etnia Kachin, una minoranza di religione cristiana da sempre discriminata e così condannata alla distruzione dagli affaristi.
V.R. 3.3.15