Giappone e Russia diventano partner nello smaltimento nucleare

La russa RosRAO è tra le tre imprese straniere che svilupperanno la tecnologia più efficace per il trattamento delle acque contaminate da trizio radioattivo nell’impianto "Fukushima-1".

di Valsusa Report.

Sergej Floria, capo progetto del gruppo russo, specialista del Khlopina Radio Istituto presso la compagnia RosRAO, specializzata nella gestione dei rifiuti radioattivi, appena preso contezza del problema rilascia alcune dichiarazioni – “I giapponesi sono i primi che devono risolvere questo problema complesso che è sorto a seguito del disastro causato dall’uomo. Dopo tutto, la storia non aveva ancora un precedente riguardante l’accumulo di una grande quantità di rifiuti liquidi radioattivi nello stesso sito. Dovranno essere trattati almeno 800 mila metri cubi di acqua. Il Giappone vorrebbe risolvere questo problema almeno entro cinque anni.”  Il progetto russo, ha superato con successo il concorso svolto da “TEPCO” e  “Mitsubishi”. La sua condizione principale era che le prestazioni non dovevano essere inferiori alla lavorazione di almeno quattrocento metri cubi al giorno.

CENTRALE DI FUKUSCHIMA
CENTRALE DI FUKUSCHIMA

La Russia offre una tecnologia che consentirà di ottenere i più bassi costi di esercizio. Tokyo assegnerà al progetto più di 9,5 milioni di dollari. Si prevede che le aziende presenteranno i risultati della sperimentazione per la fine di marzo 2016.

“Le tecniche di purificazione delle acque – come ci spiega il professore Massimo Zucchetti – contaminate a Fukushima, da trizio, l’isotopo radioattivo dell’idrogeno, presente come inquinante in forma di acqua triziata, cioè HTO (invece che H2O, uno dei due atomi di idrogeno è sostituito da trizio radioattivo), si basa in genere sul principio dell’uso di resine scambioioniche (lo stesso principio con il quale fai acqua potabile da quella del rubinetto, rimuovendo il cloro e il calcare e i metalli) o di “getters” e “trappole fredde”, cioè materiali in grado di fissare su di sé il trizio purificando l’acqua, ottenendo così la detriziazione dei rifiuti radioattivi liquidi.

Questa mescola di fukuschima-1 barre di uranioresine o getter intrise di trizio, potrà poi venir “rigenerata” riscaldandola: esso libererà il trizio in atmosfera controllata, verrà così recuperato, conservato oppure venduto. I materiali “purificanti” così rigenerati potranno venire riutilizzati nel processo, oppure dovranno essere smaltiti come scoria.”

“E’ una tecnica usuale negli impianti nucleari, dove l’acqua di raffreddamento si contamina e va costantemente purificata “in linea”. Vi è da dire che il processo, entro certi limiti, si “paga” perché il trizio ha vari interessi e vale soldi – continua il professore – ad esempio è utile per fare le bombe H, oppure per gli apparati sperimentali che studiano la fusione termonucleare. In ultimo occorre dire che il trizio è un materiale radioattivo estremamente pericoloso, in quanto come acqua triziata è estremamente biosolubile, cioè entra facilmente e contamina il corpo umano.”

La compagnia “RosRAO” dovra così mettere a punto un procedimento per purificare quest’acqua contaminata, il dubbio sta nello “smaltire le scorie liquide”. Non è una novità che i sottomarini russi vengono “smaltiti” spesso come rifiuto totale, cioè vengono affondati nel mar glaciale artico, contenenti gli stessi materiali triziati.

SITO DI MAYAK
SITO DI MAYAK

Quanto hanno fatto a Mayak, russia orientale, non lascia presagire nulla di buono.
“La centrale di Mayak (che in russo significa “faro”) nacque nel 1949 per produrre plutonio per armi nucleari, plutonio che fu usato, ad esempio, per la prima bomba nucleare fatta esplodere dall’URSS nell’agosto 1949. Dal 1949 al 1952 furono riversati circa 76 milioni di metri cubi di rifiuti liquidi altamente radioattivi – principalmente cesio e stronzio – nel Techa, fiume lungo il quale vivevano circa 124.000 persone, divise in villaggi dediti all’agricoltura e all’allevamento. Nel 1951 fu registrata radioattività nel mar Artico alla foce del Techa. Il governo decise allora di intervenire e vietò lo scarico in acque destinate alle popolazioni. Si costruirono dighe e si deviarono corsi d’acqua isolando il lago di Karachai dal fiume e dall’oceano. Questo lago divenne la pattumiera isolata di Mayak. Nel 1957, nell’impianto di Mayak esplose un serbatoio di rifiuti radioattivi e, oltre al cesio e allo stronzio, si aggiunse il plutonio; l’esplosione formò una nube radioattiva che coprì un’area di circa 23.000 Km quadrati, creando l’area della “East Ural Radioactive Trace” e sprigionando almeno il doppio dei radionuclidi dell’incidente di Chernobyl. Il terzo incidente ebbe luogo nel 1967, quando il Lago Karachay, usato per lo smaltimento dei rifiuti nucleari più pericolosi, si asciugò a causa di un’estate torrida, e i venti spazzarono le sue polveri radioattive per un’area di circa 2.000 Km quadrati. Questi incidenti, furono tenuti completamente segreti fino all’esplosione di Chernobyl [1]

Il Minatom è il Ministero Russo che dopo la caduta del muro di Berlino e il profondo cambiamento introdotto da Gorbaciov eliminò l’organizzazione comunista dello stato nell’ex URSS, molti cambiamenti vennero fatti. Tra questi, alcuni anni più tardi, anche la decisione di non importare più scorie

SITO DI MAYAK
SITO DI MAYAK

radioattive dall’estero. Fu un brutto colpo per paesi come la Finlandia, che dovettero cercare un’altra pattumiera. Nel 1999 la Duma deliberò, su proposta del Minatom, di accogliere nuovamente scorie radioattive dagli altri paesi, in cambio di denaro. Si raggiunse un curioso accordo: le scorie venivano “date in prestito” per 50 anni alla Russia, in attesa che la tecnologia trovasse un rimedio definitivo al problema. La Duma approvò con l’88% dei voti a favore il sito di Mayak come discarica nucleare del mondo.

Nel maggio 2002, dopo tre anni, la Russia ha dovuto fare marcia indietro, poiché non era in grado di soddisfare il rispetto degli standard di sicurezza. Si legge nel comunicato – “una conferma dell’impossibilità di accettare il combustibile nucleare spento dai paesi stranieri per il loro riprocessamento, senza una modernizzazione generale dell’impianto di Mayak.” Speriamo che Fukushima non vada in Russia [1]

V.R. 11.11.14

[1] Riferimenti:

http://www.lastampa.it/2014/08/02/scienza/ambiente/inchiesta/nel-a-mayak-la-catastrofe-nucleare-pi-grave-della-storia-m6aXfFRY5453g6duIgF41K/pagina.html

http://rumorirubati.blogspot.it/2014/08/il-segreto-di-mayak-peggio-di-chernobyl.html

http://www.noncicredo.org/index.php?option=com_content&view=article&id=66:energia-nucleare-11-mayak-il-deserto-sovietico&catid=53:nucleare&Itemid=65