
di Davide Amerio.
Paragone apre al Presidenzialismo, sul suo sito, dando spazio al costituzionalista Sabino Cassese, e promuovendo la riforma tanto cara alla Meloni e al centro destra.
Il linguaggio è quello usuale della politica berlusconiana: in Italia chi fa (o pretenderebbe fare) informazione si è adeguato alla tracotanza di uno stile aggressivo, semi mafioso. Non si propone, ma si “abbatte”, non si contrappone, ma si “asfalta”, non l’avversario, bensì il nemico. Così sul sito IlParagone.it ecco comparire la sintesi di una dichiarazione del costituzionalista Sabino Cassese che “abbatte un tabù della sinistra” (sic!) e promuove l’idea della Meloni (e della destra) di procedere con la riforma della Costituzione in senso presidenziale.
Il Cassese ha già regalato preziose “perle” in passato, ma ciascuno è libero di avere le proprie opinioni e di manifestarle. Però la tesi è la solita storia farlocca, già usata ai tempi di Renzi, e delle schifose riforme elettorali del centro destra (con la complicità della sinistra) occorse negli anni, secondo cui manca stabilità (governabilità) all’esecutivo, e il Parlamento è visto come una sorta di intralcio burocratico e farraginoso alle buone ed efficaci azioni del governo.
Mai si assume la reale responsabilità dei partiti politici, oramai da decenni ridotti a “comitati d’affari” per distribuire prebende, tangenti, e posizioni di rendita agli amici (e agli amici degli amici). La “questione morale”, di berlingueriana memoria, è completamente scomparsa dal dibattito pubblico (politico), sostituita dalle ragioni dell’affarismo e delle strategie di potere, in una logica perversa che, forse, avrebbe fatto impallidire anche Machiavelli.
Già nel 2016 i dati oggettivi dimostravano come, quando si sono dovute approvare riforme discutibili e spesso dannose, per il Paese, ma benefiche per qualche fazione politica, il Parlamento ha funzionato con velocità ed efficienza. Nel caso opposto, le pratiche acquisiscono tempi biblici, in modo da affossare le riforme utili (QUI un documento da me redatto nel 2016 sulla riforma di Renzi & C).
Se è esistita una pratica sconveniente questa è riscontrabile nell’uso improprio ed eccessivo dello strumento della Decretazione d’Urgenza. Più e più volte è intervenuta la Corte Costituzionale in merito, nella sordità dei partiti politici. Negli ultimi due anni la decretazione con i DPCM ha di fatto costituito una prevaricazione palese delle prerogative parlamentari. Il problema è semmai l’opposto: la concentrazione del potere nelle mani del governo e delle burocrazia ministeriali, o di comitati creati ad hoc, con l’esautorazione del Parlamento e del dibattito.
La nostra Carta Costituzionale è già stata ampiamente violata, nello spirito e nell’attuazione, dalla politica del centro destra e del centro sinistra, negli ultimi trent’anni. Riforme demenziali, ivi compreso il pareggio in bilancio, l’hanno defraudata di quello spirito “emancipativo” che caratterizzava i padri fondatori. Non è casuale la sua struttura sia imperniata su una logica non presidenzialista, stante l’esperienza della storia italiana. Ma la fascinazione dell’uomo forte, solo al comando, che risolve taumaturgicamente tutti i problemi, pare essere dura a morire.
Infatuazione analoga a quella per il “vincolo esterno” e “l’Europa dei popoli” che hanno condannato l’Italia alla sudditanza di una burocrazia europea, ferocemente iper liberista, negando le ragioni del ‘welfare state’ insite nella nostra Costituzione, che guardano alla persona come il protagonista della creazione di progresso all’interno della comunità sociale; ruolo non certo assegnato al Mercato elevato a “divinità” o interpretato come fenomeno “naturale”.
Nel contesto della politica italiana, che soffre palesemente di una infezione “populista” da tre decenni, e considerando i disastri di Leggi elettorali farlocche (e anticostituzionali), nonché dei tentativi di precedenti riforme costituzionali affossate dal voto popolare (per fortuna), immaginare la trasformazione della Costituzione in un sistema presidenziale è follia pura. Considerando il servilismo dei salotti televisivi, che pretenderebbero di discettare di politica, e della stampa assuefatta a servire in modo acritico il padrone di turno, c’è di che temere seriamente. Sommando, a tutto questo, questa Sindrome di Stoccolma, esplicitata nel plauso ai propri carnefici, che ha catturato le menti di una buona parte del popolo della penisola nell’ultimo biennio…allora si salvi chi può!
E non sono certamente rassicuranti le parole di Cassese quando ammette che, per evitare rischi autoritari, è “sufficiente” creare “contrappesi”. Anzi: denotano l’improvvida e incosciente posizione di chi poi (al solito), dopo i danni provocati, racconta che non è colpa sua se le cose non hanno funzionato (Italia primeggia come paese dei disastri annunciati!). Ve la ricordate la storia del “Porcellum”? La legge elettorale definita dal suo stesso estensore (del centro destra) una “porcata”?
Quando mi sono iscritto a Italexit, con altri amici, il presupposto era l’idea di un partito “riformatore” che andasse oltre le logiche degli schieramenti, e costituisse una base per un “incontro” tra posizioni anche distanti, ma unite dalla volontà di costruire una nuova identità politica. Affermai da subito che non ero interessato né al partito personale, né a un nuovo partito conservatore (su questo fronte c’è già abbastanza affollamento), né a un partito che diventasse una Associazione per “Leghisti/Cinque Stelle Anonimi e Frustrati” in cerca di ricollocazione. Nessuna di queste premesse è stata evitata. Quindi me ne sono uscito prontamente.
Paragone ha sposato, e difeso, tesi importanti in questi ultimi due anni: gestione della Pandemia, Green Pass, guerra, fallace economia europea. Ma se il ricollocamento politico passa attraverso il servilismo nei confronti di questa destra, che sembra vivere ancora nel 1950, facendo da paggetto alla Meloni, non credo gli porterà politicamente molta fortuna. A meno di considerare il fare da comparsa un vantaggio politico (che lo è sicuramente in termini di stipendio).
Mala tempora currunt… amava scrivere il costituzionalista Giovanni Sartori, personaggio controverso, ma certo consapevole dei “pasticciacci” dei politici italiani… pro domo loro!