
di Cristina Leo – profilo FB, per gentile concessione.
Nei giorni scorsi, un amico, mi ha chiesto di scrivere un post sull’autodeterminazione.
Per me il concetto di autodeterminazione è fondamentale, è la base dell’affermazione dell’identità di un individuo.
La prima cosa che evoca, in me, questa parola, è la lotta delle femministe Italiane degli anni ’60, che hanno combattuto contro uno Stato sordo e oscurantista per rivendicare la proprietà dei loro corpi.
A chi appartiene il corpo delle donne?
Alle donne o allo Stato?!
Questa probabilmente sarà stata una delle domande più frequenti che le donne si sono poste mentre lottavano per una legge che permettesse l’ aborto legale, senza il rischio di morire fra le mani di una “mammana”.
L’autodeterminazione del proprio corpo è un atto politico forte, spesso osteggiato, basti pensare ai percorsi legislativi di leggi sul testamento biologico e sul fine vita.
In sintesi, questa vita appartiene realmente a me, solo a me, o anche, spesso e fin troppo allo Stato nel quale vivo, del quale sono cittadin@ e che legifera anche sul mio corpo?!
Io persona trans, in che misura posso disporre del mio corpo e della mia esistenza?!
In Italia, al momento posso farlo nella misura in cui, il mio percorso di transizione è subordinato al parere di una equipe, spesso costituita da psicoterapeuti, e a volte anche da psichiatri.
Il primo ostacolo che incontra una persona trans che vorrebbe autodeterminarsi è quindi il rilascio di una relazione, da parte di esperti, che attesti che la persona, in questione, abbia una disforia o incongruenze di genere.
Gli esperti, detti in gergo gatekeeper, decidono sulla base di una diagnosi, se la persona può iniziare o meno il percorso di transizione, se può iniziare il percorso burocratico per il cambio del nome e del genere assegnato alla nascita, o ancora se la persona è idonea ad iniziare il percorso che la porterà verso l’intervento di conferma di genere.
Lo step successivo è quello di rivolgersi ad un avvocato esperto, che attraverso un processo presso il Tribunale Civile, richiede al/la magistrat@ di esprimersi in merito alla richiesta del/la cliente.
I costi del percorso variano da regione a regione, e bisogna avere la fortuna di capitare con un avvocat@ espert@ per non incorrere in ulteriori costi e disagi, che purtroppo spesso accadono quando ci si rivolge agli azzeccagarbugli di turno.
Ma torniamo al punto di partenza.
È chiaro che questo percorso complesso e burocratizzato ostacola l’autodeterminazione delle persone trans, così come è vero che ad oggi, in Italia, è l’unica strada percorribile.
Bisognerà attendere che arrivi il 2022 con la pubblicazione dell’ICD 11, da parte dell’organizzazione Mondiale della Sanità, per vedere cosa accadrà quando di fatto la incongruenza di genere non sarà, per fortuna, più considerata un disturbo mentale.
Molti Paesi Europei e non solo, come Malta, Spagna, Irlanda, Inghilterra e presto Danimarca, ma anche Argentina e Uruguay hanno votato delle leggi progressiste che vanno nella direzione del l’autodeterminazione con un’alleggerimento dei protocolli e dei tempi del percorso.
In Italia, sicuramente ci vorrà più tempo, vista anche la situazione politica.
Quello che però sicuramente si può iniziare a fare è immaginare questi servizi proiettati nel futuro alla luce anche di quello che sta accadendo altrove, nel mondo.
Iniziare a studiare le legislazioni degli altri Paesi, ed i protocolli che tentano di mediare fra autodeterminazione ed obbligatorietà, è un primo passo coscienzioso ed importante che le/gli esperti insieme alle/gli attivist@ devono iniziare a fare, per essere preparat@ agli imminenti cambiamenti.
L’autodeterminazione delle persone trans, delle nostre identità, dei nostri corpi rimane per me sempre l’obiettivo cui tendere, ma non senza tenere conto della pluralità delle esperienze delle persone trans, adulti, ma anche minori, Transgender ma anche Gender variant e non binarie, così come anche il supporto ed il sostegno, del quale spesso necessitano le famiglie.
Una pianificazione organica, ragionata, con obiettivi da raggiungere a breve, medio e lungo termine è il primo passo verso la futura autodeterminazione, la base solida sulla quale costruire un futuro che tenga conto del diritto all’esistenza, all’identità e alla salute delle persone trans.