
di Davide Amerio.
La notizia che giunge dalla lontana Finlandia è un bagliore di luce sull’oscurità delle beghe quotidiane, sulle forme più o meno accentuate di razzismo, e sulle discriminazioni sessuali.
Sanna Marin, 34 anni, ministro dei trasporti uscente, sarà il nuovo Premier della Finlandia. Due “record” l’accompagnano: l’essere probabilmente il più giovane Premier del mondo, e l’essere figlia di una coppia di donne lesbiche. Figlia naturale di una delle due, ma adottata da entrambe, quando la mamma, rimasta single, ha trovato una compagna di vita.
Ovviamente la giovane Premier, che vanta comunque una qual certa esperienza politica, è difensore dei diritti LGBT, e partecipa normalmente ai Pride finlandesi.
La notizia merita un attimo di riflessione, sopratutto da queste parti del sud Europa, dove, quando si parla (o si tratta) di diritti LGBT, è ancora molto “sud”. Di questo avvenimento poniamo in evidenza due aspetti:
- I figli di coppie omosessuali, o se preferite, i bambini allevati da tali coppie, non sono figli di “un Dio minore”, ma persone normalissime che crescono con una visione del mondo aperta e sensibile
- La protagonista di quest storia, è mamma a sua volta, quindi il pregiudizio che vorrebbe questi figli come portatori di una sessualità “malsana” viene smentito
Ovviamente questo sviluppo positivo richiede un contesto sociale che non sia asfissiato da pregiudizi e da forme di intolleranza religiosa.
Già qualche anno addietro, un servizio delle Iene, documentò la storia di alcune famiglie con genitori dello stesso sesso, e dei loro figli: bambini felici e accuditi amorevolmente come si conviene a qualunque famiglia.
Su questo blog abbiamo affrontato l’argomento più volte QUI QUI e QUI, per esempio.
La notizia dovrebbe far riflettere tutti quanti. Non c’è nulla di più discriminatorio che feroci pregiudizi che non hanno nessuna valenza scientifica, ma costruiti sulla base di convincimenti religiosi che si richiamano a tradizioni lontane, o a presunte imposizioni divine.
Che la procreazione avvenga per mezzo di un uomo e di una donna, è fatto assodato. Ma il pregiudizio, nei confronti dell’omosessualità, e quindi nell’impedire che le persone LGBT possano godere di, e abbiano diritto a, una vita normale (e felice), riduce il sesso al puro atto della procreazione.
Il trascorrere dei secoli non ha ancora cancellato l’infame attributo della “perversione” e della “deviazione” dalla volontà “divina” ai fini della riproduzione. Ma gli esseri umani non sono conigli. Sono esseri senzienti, ragionevoli, e razionali (in linea di massima), e solo la paura del “peccato”, della “scomunica”, li induce a non comprendere serenamente che, nella vita stessa, nel mondo reale, esistono “alternative” ugualmente degne di essere vissute.
È la vita stessa a mostrarci che l’amore è una complessità di sentimenti, e valori, che vanno ben oltre il mero atto riproduttivo. Il vero “peccato” è non comprendere che le persone non scelgono la propria sessualità come se fosse un prodotto di consumo.
Questa negazione costringe alcuni esseri umani a subire umiliazioni, torture (psicologiche o fisiche); a vedere negato il loro (questo si) naturale diritto alla felicità, all’amore di coppia, all’allevamento dei figli, come frutto di un rapporto d’amore, dentro di una famiglia riconosciuta.
In un contesto sociale in cui le “famiglie tradizionali” traboccano di problemi e contraddizioni, ben vengano quelle arcobaleno se ricche di amore, senso di fratellanza, di rispetto, e di gioia per la vita. Ne abbiamo ben bisogno.