
Un nuovo disastro colpisce l’Italia: questa volta tocca all’Emilia-Romagna alluvionata con la distruzione del territorio e della sua economia. Quando impareremo qualcosa?!?
di Davide Amerio.
Ci sono studiosi che attribuiscono la prosperità e la grandezza degli Stati Uniti all’etica del Protestantesimo importato dai “Padri Fondatori” quando approdarono sulle coste del “nuovo mondo”, in fuga dalla patria inglese. Altri riconducono la costruzione del modello americano alla compresenza di più fattori favorevoli allo scopo. Sia come sia, l’etica “del lavoro” ha giocato un ruolo determinante nella costruzione di quel modello sociale.
Con tutte le sue contraddizioni, e le promesse mancate, la nascita degli Stati Uniti, il suo modello di democrazia, la sua Costituzione, le sue “rivoluzioni”, hanno costituito, insieme a quella francese, la base su cui poggiano, secolo dopo secolo, le costituzioni liberal democratiche dell’intero occidente, che sanciscono diritti e doveri dei cittadini, all’interno della comunità nazionale.
In Italia abbiamo raggiunto il punto più alto della nobiltà politica con la Costituzione del ‘48. Dopo due devastanti guerre mondiali, i nostri “padri costituenti, pur appartenendo a filosofie politiche diverse, ma forse proprio per questo, hanno condiviso l’etica della necessità di dare al paese una prospettiva, e un modello, liberal socialista cattolico democratico.
La parola chiave di questa premessa è “etica”. Sono convinto la ragione primaria per cui le democrazie occidentali, dopo le “ondate di espansione” del secolo scorso, siano oggi traballanti, e spesso in ritirata (trasformandosi in democrazie elettorali o in autocrazie), sia dovuta al venir meno di un’etica morale che ne sorregga le fondamenta.
I dati sulle democrazie non sono confortanti. I cittadini disdegnano le urne e si rifuggono nel proprio “particulare” oppure nelle braccia di qualche populista di turno che promette loro la via salvifica dal sistema corrotto. La politica è trapassata dall’essere strumento per la risoluzione dei problemi a essere “il Problema”.
In Italia, non ostante il contributo della originale “Democrazia Cristiana” allo sviluppo del paese, il moralismo (non la morale) cattolico ha condotto il paese in una condizione di eterna rassegnazione in attesa dell’opera provvidenziale di un qualche Salvatore. Sarà forse questo che intendeva P.P. Pasolini quando parlava di “danno antropologico” generato dalla DC?
Ma cosa c’entra tutto questo con la tragedia che si sta consumando in questi giorni in Emilia-Romagna? Molto, anzi, moltissimo.
Ho scritto più volte, e non mi stanco di ripeterlo, l’Italia è il paese dei disastri annunciati. Ogni volta, gli eventi tragici, dolorosi, in termine di danni materiali, vite umane, erano stati previsti, o erano prevedibili.
Sono almeno tre (più probabilmente quattro) decenni che ascoltiamo il racconto del paese con i suoi dissesti idrogeologici, con l’alta percentuale di rischio sismico. Con le case costruite nei posti sbagliati. Con i percorsi dei fiumi deviati. Con gli argini fragili. Con il rischio delle frane e delle esondazioni.
Negli anni più recenti la “lotta” politica si è concentrata nello scontro tra il catastrofismo ambientale e la negazione del problema, giocando sugli equivoci, e nell’ignorare la differenza tra tempo climatico e tempo atmosferico (avremo modo di parlarne).

Il punto centrale, piuttosto, è l’aumento della frequenza di eventi estremi rispetto al passato, e la loro concentrazione in determinate zone in periodi di tempo brevi o troppo lunghi. Il dibattito scientifico su quali possano essere le cause, dall’aumento dei gas serra alla geo ingegneria ambientale, è certamente aperto. Ma le opere di prevenzione sul territorio, le necessarie attenzioni all’impatto delle opere pubbliche e private sull’ambiente, e la mitigazione dei danni, sono una questione squisitamente politica.
Nel paese in cui l’indignazione dura quanto un orgasmo (cit), i partiti politici sono diventati comitati d’affari negli interessi del/dei Clan, l’informazione è per lo più asservita, e la memoria degli eventi (e delle responsabilità) è fortemente deficitaria, i disastri sono garantiti.

In Italia si vanta, e si sfrutta, lo spirito caritatevole e umanitario dei tanti che operano nel volontariato. Essi si fanno carico (eticamente e praticamente) della solidarietà necessaria all’interno della comunità. La politica li elogia e li “premia” simbolicamente perché concretamente assolvono al compito morale che i politici non sono più in grado di svolgere in modo credibile. E quando accadono i disastri annunciati si ricorre pure al buon cuore delle famiglie chiedendo loro del denaro in segno di solidarietà (e l’Emilia-Romagna non fa eccezione).
Il meccanismo non può funzionare. Perché nel frattempo le vite umane soccombono, i danni materiali si accumulano (diventando debiti), la produttività decresce, la vita diventa sempre più precaria e insicura.

I Greci ci insegnarono che la distinzione tra un buon politico (sovrano) e un autocrate passa attraverso l’uso che costui fa del proprio potere: se lo svolge nell’interesse della comunità, o semplicemente del proprio. È la questione etica, che noi continuiamo a eludere, illudendoci non sia cosa importante, mentre ci accapigliamo nello scontro ideologico dx sx rimanendo bloccati in un eterno presente.
Continuiamo a sbagliare e, dai tempi del Vajont, sino all’Emilia-Romagna di oggi, passando per le innumerevoli disgrazie accadute nel frattempo, ci illudiamo sia opera della sventura, di un destino avverso… ma è “semplicemente” una questione Etica!
ètica s. f. [dal lat. ethĭca, gr. ἠϑικά, neutro pl. dell’agg. ἠϑικός: v. etico1]. – Nel linguaggio filos., ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo, soprattutto in quanto intenda indicare quale sia il vero bene e quali i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso sé stessi e verso gli altri, e quali i criterî per giudicare sulla moralità delle azioni umane: e. socratica, e. edonistica, e. kantiana, e. utilitaristica, e. nietzschiana; Etica Nicomachea e Etica Eudemea, titoli di due opere morali di Aristotele.
In senso più ampio, complesso di norme morali e di costume che identificano un preciso comportamento nella vita di relazione con riferimento a particolari situazioni storiche: e. greca, e. cristiana; e. protestante, quella che, secondo le tesi del sociologo tedesco Max Weber (1864-1920), avrebbe informato in Europa lo spirito del capitalismo dopo il 16° sec. nei paesi protestanti, o fra le sètte protestanti all’interno dei paesi cattolici (si tratterebbe di un’etica razionalistica che assegna fini essenzialmente mondani, quali l’impegno, il lavoro, la riuscita, e soprattutto l’accumulazione metodica della ricchezza). In partic., e. professionale, l’insieme dei doveri strettamente inerenti alle attività professionali svolte nella società.