
di Fabrizio Salmoni
Non sono mai stato un politologo ma, da semplice osservatore della politica, leggendo le modalità dell’elezione del nuovo Presidente, sento puzza di bruciato. Qualcosa non mi convince nello svolgimento dei fatti e nel come i commentatori professionisti raccontano le vicende del voto.
Dove nasce l’odore di marcio? Nella contraddizione dei comportamenti di Forza Italia e di Berlusconi.
Venerdi tutti davano Berlusconi per beffato, sconfitto al gioco che gli è più congeniale, la trattativa. Clamoroso e senza precedenti. Verdini, l’uomo del Patto, si dichiarava sconfitto, il frondista pugliese Fitto andava all’attacco dicendo che bisognava ormai rispondere pan per focaccia a Renzi, il baro traditore. La votazione di sabato mattina avrebbe probabilmente rispecchiato la voglia di rivalsa, di “farla pagare” a Renzi. Ci si aspettava dunque, la soluzione più logica e conflittuale, visti anche gli accordi dell’ultima ora con Alfano e i Popolari: tutti a votare un altro candidato o per lo meno a trovare la migliore soluzione per il boicottaggio. In fondo, cos’era l’unica ipotesi che avrebbe messo a tappeto Renzi? Quella che si sapeva, cioè impedire l’elezione al quarto scrutinio e mettere il Pd nella “palude”.
E invece saltano fuori una sessantina di voti di Forza Italia che votano Mattarella e i restanti che mettono scheda bianca, secondo le apparenti indicazioni dell’ultima ora. I giornali riportano oggi l’ipotesi che a votare col Pd siano stati i “bravi” di Verdini “per fare dispetto al leader” mentre Fitto spergiura di aver rispettato le indicazioni per la scheda bianca.
Ma perchè Verdini, il maggior artefice dell’inciucio, avrebbe “per polemica” confermato il suo inciucio? Dove sta la polemica verso il Capo?
La soluzione adottata rispecchia esattamente gli accordi del Nazareno com’erano almeno fino all’altroieri. E allora la domanda sorge spontanea: non sarà stata tutta una finta, un ennesimo accordo sottobanco: tu mi dai abbastanza voti da confermare Mattarella, io ti garantisco qualcosa di importante per il dopo…? Renzi avrebbe incassato un doppio successo (il suo candidato vincente e il riassorbimento dell’opposizione interna); il Pregiudicato avrebbe messo in crisi l’Ncd e ottenuto garanzie per il futuro, forse per un governo insieme, sicuramente per se stesso e le sue aziende.
Un patto con il diavolo alle spalle degli italiani, nel segreto delle stanze per un’elezione che è solo una battaglia tra partiti, interna alla Casta. Va da sè che i più uccellati di tutti sarebbero quelli della minoranza Pd a cui è stata data una caramella. A loro, frattaglie di un sistema di Potere in via di revisione completa, è bastato avere Mattarella, triste compagno di giochi di quando erano belli e giovani, per sentirsi contenti ma per loro è finita.
Certo chi rischia di più tra i due è il Pregiudicato ma di sicuro la sua leadership non subirebbe gravi scosssoni (senza il capo, dove vanno i banditi?), riassorbirebbe almeno una parte consistente dei fuoriusciti e nutrirebbe buone speranze che Renzi manterrebbe i patti anche grazie a un Presidente il cui grigiore ed ecumenismo democristiani potrebbero essere buona garanzia per entrambi. In nome del Paese, si intende. In ogni caso, il destino delle riforme ce l’ha sempre in mano Lui…
Per ottenere questi risultati, il Pregiudicato potrebbe essersi reso disponibile alla momentanea finta figuraccia da perdente. In questo assecondato dalla solita stampa asservita e finta tonta che si è prestata al giochetto. Dopo tutto, viene riportata una significativa risposta di Verdini a LaRussa: “Guarda che Berlusconi dei figli di buona donna è sempre il top. E’ sempre lui che li frega” (sembrano le parole di uno “sconfitto”?)
Complottismo da quattro soldi? Ma se invece fosse andata proprio cosi, ci stupiremmo? Quello che è certo è che se il patto col diavolo c’è stato ce ne accorgeremo presto. (F.S. 1.2.2015)