Ed è ancora Alta Felicità per tutti…al Festival di Venaus

Verso la conclusione la nuova edizione del Festival della Felicità a Venaus. I sorrisi del popolo NO Tav sfidano l'arroganza del potere, e violano le imposizioni.

di Davide Amerio.
A Venaus una nuova edizione del Festival dell’Alta Felicità. Nemmeno i “tradimenti” politici turbano la festa, nemmeno l’aumento delle FFdOO. Il Festival è sempre lo stesso, in difesa delle semplici verità negate dal main stream.

Felicità è una parola che suona strana, di questi tempi. Che ci sarà mai da essere felici? Eppure in questi giorni la fiumana di persone che si sono trovate al Festival dell’Alta Felicità a Venaus, in Val Susa, hanno dato, ancora una volta, corpo e significato alla parola Felicità.

Non sono certo stati altri 500 poliziotti inviati dal ministro dell’interno (volutamente in minuscolo, perché non degno di tale carica), ad impressionare quel popolo No Tav, tanto inviso a Chiamparino, di cui non è chiaro se aborra la parola “popolo”, o sia allergico a quella “No Tav”. La festa c’è stata, magnifica, allegra, come sempre. Così come la marcia, la manifestazione, di cui i media nazionali hanno riportato solo le violazioni della ingiustificata “zona rossa”.

Le “zone rosse” sono rimaste il simbolo di uno Stato che ha perso ogni credibilità, e provoca sfide inutili, verso quel “popolo” che dovrebbe proteggere, mentre tutela interessi di altri. Ecco allora un’altra marcia di gente normale, che non ha perso il sorriso, e non rinuncia alla propria determinazione perché consapevole di essere nel giusto.

Quel popolo del “No”, il simbolo di una negazione universale, del rifiuto che un individuo pone di fronte alle imposizioni cui non può sottostare. Quei “No” che dovrebbero essere considerati sacri, tanti sono in Italia, sparsi per la penisola, ciascuno dei quali indica una piaga purulenta di affari loschi, di truffe, di raggiri, di falsità, di miliardi di soldi pubblici buttati nel cesso, o regalati agli amici.

Di quelle si occupa poi la magistratura, quando è tardi, mentre i media guardano già altrove, alla ricerca dell’ultima fake con cui fare ascolti; mentre i politici responsabili alzano gli occhi al cielo,  confidando che l’ultima legge sulla prescrizione consenta loro di farla franca, ancora una volta.

Eppure questi No Tav continuano a sorridere, e a festeggiare, anche se oggi sentono pesantemente il tradimento di una parte politica che aveva promesso, e giurato, di fermare lo scempio della Valle, di sperpero del denaro pubblico. Di cambiare la logica della politica nelle grandi opere. Di ascoltare il popolo dei “NO”, di essere suo paladino, di difendere le ragioni dentro le istituzioni, di fare ciò che non era mai stato fatto.

Si è consumato un amaro tradimento, sull’altare della realpolitik, oppure, e forse ancor più grave, sull’incapacità di saper valutare, e costruire, delle strategie politiche adeguate al momento storico, e alla realtà italiana.

Ma non bisogna perdere il sorriso. Sorrisi e gentilezza sono oggi gesti davvero rivoluzionari, perché questi sono sorrisi sinceri, e puliti. Non sono quelle grottesche storpiature delle labbra sulla bocca di certi marpioni (o cazzari) della politica, quando evitano domande scomode. 

Verrà mai il tempo in cui a costoro sarà tolto il sorrisetto idiota dalle loro facce? Qualcosa è già accaduto recentemente, ma non è abbastanza. C’è ancora molto da fare. E oggi il rischio politico è il pieno ritorno di un regime degli inciuci governato dal nuovo sovrano dei cazzari. 

“Noi”, popoli del “NO”, continueremo a sorridere, sapendo di essere, se non nel giusto, da un’altra parte rispetto a costoro; perché la storia del paese illustra le vicende di un’Italia dei disastri annunciati, di quei “NO” consapevoli e mai ascoltati; la storia di un popolo che non riesce ad avere fiducia in se stesso, e cerca sempre un “padrone” cui obbedire con fedeltà cieca.

Ma chi sorride non riconosce altro padrone all’infuori della propria libertà, anche se il mondo viaggia nel senso contrario.

(D.A. 28.07.19)