Droga: gli affari a livello mondiale con complicità

Il narcotraffico imperversa e il giro di affari della droga raggiunge cifre da capogiro. Ci sono però alcune strane coincidenze e alcune morti sospette

Contributo di Antonio Alei.

Si fa molto clamore sui media televisivi e si indicono infiniti dibattiti e conferenze sugli scandali di volta in volta portati alla luce da questa o quella inchiesta e dalle intercettazioni di telefonate che i protagonisti hanno “incautamente” effettuato, ma di droga, traffico illecito di armi, discoteche, gioco d’azzardo, prostituzione che coinvolgono milioni di persone e centinaia di migliaia di piccoli e grandi beneficiari con giri vertiginosi di migliaia di miliardi di euro si parla poco o nulla.

Perché?

Chi “tocca i fili muore”?

In effetti, come riportato più avanti, tutto fa pensare che questo pericolo sia piuttosto reale e i fatti parlano più delle parole. Molte inchieste sono state bloccate sul nascere e molta gente che “ficcava troppo il naso” è improvvisamente scomparsa dalla “scena”.

Eppure il “male” di tutte le società e di tutti i tempi è incarnato essenzialmente da queste “attività”, talmente lucrose da coinvolgere perfino capi di stato, politici, religiosi e servizi segreti di mezzo mondo. Ma l’argomento è quasi “tabù”. La “repressione” si ferma sempre ai primi livelli dell’organizzazione, i piccoli spacciatori (pusher), i distributori locali e talvolta qualche personaggio di terzo livello (intermediari, corrieri, cassieri, ecc.).

Non si è mai attuata una operazione su scala nazionale (tanto meno globale) di contrasto al traffico (tranne qualche operazione sotto copertura della DEA e della CIA in Colombia e Centro America) e allo spaccio e nemmeno si sono ufficialmente ben individuati le società di comodo e i capi che gestiscono il business a livello globale.

Lo scritto in corsivo che segue (solo uno stralcio) è stato tradotto dall’articolo di Nil Nikandrov della Strategic Culture Foundation pubblicato il 03/11/2012 dal titolo “The DEA as a coordinator of drug trafficking in Latin America” (La DEA coordina il traffico di droga in America Latina).

“L’ispettore Franklin Chase Brewster, 39 anni, a capo delle indagini sui casi particolarmente importanti di traffico di droga a Panama, è stato avvelenato il 3 luglio 2006.

Brewster era un agente di successo, un brillante laureato presso l’Accademia della DEA (Drug Enforcement Administration – Ufficio del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti). Si era specializzato nei cartelli della droga colombiani, e aveva condotto numerose operazioni di successo scoprendo i canali per il riciclaggio dei narcodollari, e aveva partecipato allo smascheramento dei complici del boss della droga panamense Pablo Rayo Montano. Brewster non fu coinvolto in alcun caso di discredito.

Si potrebbe pensare che l’assassinio del massimo esperto nella lotta al narcotraffico avrebbe mobilitato tutte le strutture della polizia di Panama, e allarmato l’agenzia DEA, che gestisce almeno un centinaio di agenti “sotto copertura”. Niente di tutto questo è accaduto. La morte di Brewster è stata considerata una cosa ordinaria. Due giorni dopo, il suo corpo veniva cremato.”

Non vi è alcuna certezza sulla fondatezza delle illazioni riportate nell’articolo (comunque ripreso da più organi di stampa on line internazionali), ma fanno molto riflettere gli accenni alle entità governative reputate coinvolte, compresi la stessa DEA, i servizi segreti civili e militari e addirittura la US Navy (Marina Militare degli Stati Uniti).

Perché è conveniente a tutti che si continui a spacciare e a rendere tossico-dipendenti centinaia di milioni di persone?

Quanto costano alla collettività mondiale l’acquisto di droghe, i crimini di ogni genere commessi per queste e le cure dai danni psico-fisici prodotti?

In Italia si stima che il traffico di droga abbia un giro d’affari sui 25 miliardi di euro e quello mondiale di oltre 320 miliardi. Si spaccia “liberamente” droga persino nelle scuole (per non dire di altri luoghi che molti genitori ben conoscono), poi i risultati li vediamo sia nel rendimento scolastico dei ragazzi che negli “incidenti” del sabato sera, che più che incidenti dovrebbero essere considerati alla stregua di veri e propri omicidi differiti nel tempo.