
Contributo di Antonio Alei.
Iniziamo col dare un’occhiata alla tabella in cui è riportato il tasso di disoccupazione di alcuni paesi dell’Unione dal 2013 al 2017.
Tassi di disoccupazione in alcuni paesi europei (fonte Eurostat*)
2013 2014 2015 2016 2017*
Germania 5,2 5,0 4,6 4,1 3,7
Francia 10,3 10,3 10,4 10,1 9,8
Olanda 7,3 7,4 6,9 6,0 4,8
Belgio 8,4 8,5 8,3 7,8 7,6
Austria 4,9 5,6 5,8 6,0 5,4
Gran Bretagna 7,6 6,1 5,3 4,8 4,3
Cechia 7,0 6,1 5,1 4,0 2,9
Irlanda 13,1 11,4 9,4 7,9 6,3
Spagna 26,1 24,5 22,1 19,6 17,1
Italia 12,2 12,7 11,4 11,7 11,3
Grecia 27,5 26,5 24,9 23,6 21,2
Estonia 8,6 7,4 6,2 6,8 6,6
Polonia 10,3 9,0 7,5 6,2 4,8
Ungheria 10,2 7,7 6,8 5,1 4,3
Romania 7,1 6,8 6,8 5,9 5,2
Malta 6,4 5,8 5,3 4,7 4,1
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(*) Rif. Giugno-luglio 2017
Quali considerazioni potremmo trarre osservando questa tabella?
- Che paesi come Germania, Gran Bretagna, Cechia, Olanda, ma anche Ungheria, Polonia e Malta, sono distanti anni luce da noi come tasso di occupazione.
- Il nostro tasso di disoccupazione, seppur assai inferiore a quello di Spagna e Grecia, è sceso in 5 anni (rif. 2013) solo dello 0,9 (neanche di un punto percentuale), mentre gli altri due paesi hanno avuto un calo rispettivamente di 9 e 6,3 punti con un trend sempre decrescente contro il nostro oscillante.
- Se facessimo pari a 100 il tasso di disoccupazione italiano, potremmo fare un raffronto un po’ azzardato, ma comunque indicativo, prendendo il rapporto con gli altri tassi come indice di “rendimento” o efficienza dei rispettivi paesi.
Ad esempio rispetto alla Germania nel 2017 avremmo:
11,3/3,7 = 3,05
Ossia la Germania sarebbe 3,05 volte più “efficiente” dell’Italia nel fornire occupazione.
La Cechia 11,3/2,9 = 3,9 più efficiente; la Spagna 0,66 < 1 sarebbe meno efficiente di noi (ma nel 2013 il rapporto era a 0,47); la Grecia 0,53 < 1 (ma nel 2013 era a 0,44) e così via per gli altri paesi. Se poi facessimo il rapporto direttamente fra i nostri valori del 2013 e del 2017 saremmo a 1,08 (12,2/11,3), cioè in 5 anni abbiamo migliorato la nostra “efficienza” occupazionale di ben poco.
- Perché siamo stati così penalizzati tanto da essere stati sorpassati persino da paesi dell’Est Europa? Probabilmente c’è qualcosa che non va con i paesi del Sud Europa come noi, Grecia, Spagna e Portogallo (fatta salva l’isola felice di Malta, ma anche questa ha una sua spiegazione “logica”) e questo qualcosa può anche essere attribuito in parte al numero 1,17.
- Cosa è 1,17? È il tasso di cambio euro/dollaro, 1 euro vale oggi 1,17 dollari. Avendo in mano una moneta così “forte” le economie “rachitiche”, parassitarie, inefficienti e poco strutturate di paesi come il nostro hanno ben pochi sbocchi economici e commerciali, ivi compreso il turista straniero che paga “salato” venire in Italia (intanto i tedeschi e i “nordici” in generale, che sono stati la nostra “condanna”, ci evitano alla grande e preferiscono ben altri sbocchi più goderecci e a buon mercato). Noi ci riempiamo di turisti russi, cinesi, arabi, indiani solo perché parte delle attività economiche del settore sono diventate di loro proprietà. Di contro alcuni paesi dell’Est funzionali all’economia germanica (Ungheria, Polonia, Cechia, Slovenia, Estonia, Lituania, Lettonia), con la scusa del sovvenzionamento agevolato (anche a nostre spese) per sollevarli dalle condizioni misere in cui erano stati ridotti dal regime sovietico, godono di un periodo di grande “splendore”, analogo alla nostra ripresa nel dopoguerra, che fu aiutata non poco dai soldi americani del piano Marshall.
In un prossimo post esamineremo quali sono le cause delle inefficienze del paese Italia; per ora si possono paragonare queste ad un contadino che anziché zappare l’intero campo, insiste con l’attrezzo sempre sulla stessa zolla. La fatica fatta è tanta, ma il risultato è quasi nullo. Questo per ribadire che una buona parte degli italiani non sono scansafatiche, ma dal loro lavoro, dalle loro attività, seppur portate avanti con sacrifici e fatiche sia fisiche che intellettuali, ricavano comunque poco o nulla.
Questo non accade nei paesi più evoluti del Nord Europa, dove sicuramente non si ammazzano di fatica, ma il “raccolto” a parità di sforzi e investimenti profusi, è assai più pingue. È una questione di efficienza ed organizzazione, ossia, in termini tecnici, di rendimento.
Ipotizzando a tal proposito un altro confronto, è come se la “macchina” Italia con un litro di benzina percorresse solo un chilometro mentre l’autonomia delle altre, più prestanti, fosse assai maggiore.