Desaparecidos. Il governo a Ginevra non sa rispondere

Una delegazione governativa sentita Comitato sulle sparizioni forzate delle Nazioni Unite. Ci voleva Ginevra per far riconoscere al governo messicano che i 43 desaparecidos di Ayotzinapa sono stati fatti sparire da funzionari dello Stato. Ma di migliaia non si ha risposta.

di Massimo Bonato

Il governo messicano è comparso a Ginevra davanti al Comitato sulle sparizioni forzate (in Messico desaparecidos) delle Nazioni Unite lunedì 2 febbraio. Il Comitato esamina periodicamente i 44 Paesi membri della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone contro la sparizione forzata. Un eufemismo. Perché a lle reiterate domande sulle persone scomparse in Messico, la delegazione governativa messicana non ha saputo rispondere.

I dati restano ufficiosi, e non si conosce il numero delle persone scomparse in Messico tra i messicani, gli emigranti messicani o centroamericani che han cercato rifugio negli Stati Uniti.

A tutte le domande poste dalla Commissione, la delegazione messicana ha saputo rispondere per casi isolati, risolti, per i quali si è giunti all’individuazione delle persone scomparse o di responsabili per le sparizioni. L’unico dato certo, ha detto Eliana García Laguna – la incaricata della Sottoprocura di Diritti umani – sono quelle 11mila 309 persone su cui i funzionari stanno lavorando, senza però saper dire di che tipo di sparizione si tratta, senza sapere cioè se una persona è semplicemente emigrata o è stata vittima di un delitto. Un caso emblematico rappresenta tra questi la sparizione dei 43 ragazzi di Iguala, Guerrero, dei 43 desaparecidos durante gli scontri nelle manifestazioni del 26 e 27 settembre scorso. “L’inchiesta è inconsistente, si sta coprendo il governo perché è stata la polizia a portarci via i nostri figli: perché non si apre un’inchiesta sui poliziotti?” dice Hilda Legideño, madre di uno dei desaparecidos a «SinEmbargo».

Ci è voluta quindi Ginevra, per far dichiarare al sottosegretario per i Trattati multilaterali e Diritti umani Juan Manuel Gómez Robledo, che la tragedia di Iguala ha rappresentato un caso di “sparizione forzata”. Il che significa, nella dizione, che la scomparsa è da leggersi come “crimine in cui sono implicati agenti dello Stato messicano”.

Ci è voluto un arbitro esterno a dirimere una questione che è soltanto l’acme di un problema più profondo: la sempre maggiore distanza tra governo messicano e società civile. L’ambasciatore messicano a Ginevra ha consegnato una nota del presidente Peña Nieto in cui vengono tracciati dieci punti, dieci misure atte a “migliorare la sicurezza, la giustizia e lo stato di diritto in Messico”, ricordando che il governo sta adottando diverse iniziative legislative «Proceso». Ma il controcanto lo fanno 13 Ong, che denunciano come in realtà nessuna iniziativa sia stata adottata, che la società civile non è mai stata interpellata nella redazione di alcuna proposta, con pure la preoccupazione che le dieci misure presentate dall’ambasciatore non significhino altro che maggiore militarizzazione del Paese piuttosto che una efficace inchiesta sulle migliaia di sparizioni contate in Messico. E questo sì sarebbe un altro duro colpo ai Diritti umani.

M.B. 3.2.15 omissis