
di Davide Amerio
‘Mala Tempora currunt’ vien proprio da dire ricordando il costituzionalista Giovanni Sartori. Sopra tutto a causa della mancata chiarezza culturale sui due termini: Democrazia e Liberale. Una sofferenza ideologica che immaginiamo possa far ribaltare nella tomba il filosofo Norberto Bobbio il quale, sull’argomento, ha speso parole di illuminante chiarezza.
Due dichiarazioni possono aiutare nella riflessione. La prima (riportata dall’agenzia Ansa) riguarda l’attore Gerard Depardiu il quale, dopo aver preso la cittadinanza russa, per evitare – a suo dire – le tasse in Francia, dichiara la propria soddisfazione per aver votato presso l’ambasciata, e il suo convincimento che in Russia ci sia democrazia.
La seconda è quella del ministro leghista Giancarlo Giorgetti, secondo il quale con l’obbligo del Green Pass (anche sul lavoro) abbiamo ottenuto più libertà e possibilità d’incontro (sic!).
Il rischio per la Democrazia Liberale – e volutamente rimarchiamo l’associazione tra i due sostantivi – è ben evidente nella superficialità di queste due dichiarazioni. Fu proprio Bobbio a ricordare che i due termini hanno una storia politica differente, ma entrambe si sorreggono a vicenda in un unicum indissolubile.
La Democrazia consente la partecipazione al voto dell’intera popolazione (oggi con il suffragio universale), con la quale i cittadini (non più sudditi) esprimono il proprio giudizio sulla politica, sulle proprie preferenze in ordine a come vorrebbero fosse organizzata la società, e su ciò che intendono “bene comune”. I più recenti studi fanno però notare che “bene comune” è una definizione alquanto limitata: non esiste un “bene” che sia davvero comune a tutti, piuttosto esistono una pluralità di concezioni – e immaginazioni – di come dovrebbe essere la società.
Mentre i politici si affannano a dichiararsi promotori del “bene comune”, nella realtà ciascuno ha una propria immagine differente di quel bene. La competizione elettorale serve appunto per un confronto tra queste concezioni differenti di società.
Il Liberalismo, da cui deriva l’aggettivazione Liberale, è lo strumento concettuale con il quale si assicura che il confronto avvenga secondo determinate regole, atte a evitare la “dittatura della maggioranza”. Questo perché, nella concezione pluralistica, l’attenzione viene posta nella protezione delle minoranze. Ciascuna di esse deve avere la reale possibilità di trasformarsi (candidandosi alle competizioni) in maggioranza. La storia ci insegna che i cambiamenti, sopra tutto quelli migliorativi, sono sempre avvenuti grazie alle lotte tenaci di minoranze (al limite a partire dall’idea di un solo individuo). Non esistono maggioranze che si sono alzate una mattina e hanno cambiato opinione improvvisamente.
La forza e l’importanza del Liberalismo risiede nella “diffidenza” verso il potere. Le libertà individuali negative (libertà da qualcuno o qualcosa), e quelle positive (libertà di poter fare), sono figlie di questa concezione, e trovano ampio spazio nei principi fondanti delle Costituzioni contemporanee, come la nostra. Non è un caso che tali principi non siano derogabili. Le Costituzioni, come è stato scritto, non servono per ‘creare il paradiso in terra’, bensì per ‘evitare l’inferno’. Questa “salvezza” può avvenire solamente se le due concezioni viaggiano appaiate (Democrazia + Liberale); viceversa saremmo di fronte a un fac-simile monco di reale possibilità democratica.
È il caso della Russia (ma non solo), nella quale il sistema “democratico” prevede la possibilità di voto, ma non garantisce le condizioni minime previste affinché il confronto tra i contendenti sia realmente libero e garantito. Ciò riguarda le regole del sistema elettorale, la reale possibilità di accedere alla competizione politica, la libertà di espressione, e la libertà di informazione (nei due significati: libertà di informare, e diritto dei cittadini di essere informati sui contendenti). Difatti per la Russia è utilizzata la definizione di Democrazia Elettorale (e non Liberale).
Ma è anche il caso di Giorgetti, e di casa nostra. Il mancato dibattito sulla pandemia, e le sue strumentalizzazioni politiche, hanno messo in evidenza il pericoloso crinale sul quale cammina il paese, purtroppo ancora nella inconsapevolezza dei più.
In Italia si crede ancora che il contrario di Democrazia sia necessariamente Fascismo, e che questo si manifesti nelle forme storiche del ventennio. Nulla di più inesatto. Molti di coloro che professano l’antifascismo non riescono, ancora oggi, a comprendere il valore e il significato del Liberalismo (o confondere questo termine con il “cugino” Liberismo). Ciò li conduce ad avere una “fede” nella “maggioranza” cui appartengono, della quale si fanno forza per ribadire la bontà della loro posizione politica, e provano ancora un malcelato fastidio per le minoranze.
Lo sviluppo delle contrapposizioni su quanto accaduto, e continua ad accadere, è figlio di questa visione. Con la pandemia di Covid si continua a violentare la nostra Costituzione, tirandola per la giacchetta, e ignorando tutti i fondamenti Liberali su cui essa si fonda. L’unico pensiero ammesso è quello trasmesso a reti unificate, e chi non si adegua è un correo.
Assistiamo a violenze verbali inaudite verso chi dissente, con la richiesta di distruggere i diritti fondamentali di costoro, in nome di una presunta emergenza che non ha più i connotati per essere definita tale. Una situazione di “emergenza” ha carattere di eccezionalità, ha un inizio e una fine. Devono essere definiti dei parametri per qualificarla. Di sicuro non ha caratteri permanenti: altrimenti si tratta di ordinarietà e non di eccezionalità.
Il pensiero monolitico è propriamente anti-scientifico per definizione. Eppure, non ostante le evidenze, siamo di fronte a una persecuzione vera e propria, condotta con le armi della ipocrisia, con strumenti come il Green Pass. Una finta libertà di scelta, che impone un’obbligatorietà de facto, in piena violazione dei diritti fondamentali della persona umana. Così come anche ribadito da organismi europei che sottolineano l’importanza di ‘non creare discriminazioni’ (il ‘ce lo chiede l’Europa!’ per ora è stato messo in soffitta…ma state certi tornerà di moda quando si dovrà pagare il conto del tanto decantato PNRR).
A questo punto sorge spontanea la domanda: a che pro? Qui prodest?
Siamo di fronte a malsane convinzioni, a presunzione di virologi superstar, di una informazione malata e zerbina, di dati fasulli male interpretati, di incompetenza politica e sanitaria?!?
Oppure stiamo assistendo a un esperimento sociale, di prova muscolare, per saggiare quanto il popolino resiste, quanto è manipolabile, quanto è possibile far digerire ai più fiumi di menzogne?!?
Non sarebbe il primo tentativo (e avremo modo di parlarne nel prossimo articolo con il libro di Tiziana Alterio – Il Dio Vaccino). Di sicuro ciò che è inviso al potere è chi coltiva il Dubbio, pone domande, obbietta alle teorie normalizzatrici sostenendo altre alternative possibili (vedi, per esempio, le cure domiciliari).
In una Democrazia Liberale vera si Dubita, non ci sono convinzioni assolute, non ci sono verità preconfezionate, non si ostacola il dibatto, non si manipola l’informazione sminuendo chi la pensa diversamente, non si appiccicano etichette per svilire e mettere in ridicolo le teorie diverse, non ci si fa scudo di ciò che dice la maggioranza, non ci si farcisce la bocca con lo scientismo.
C’è di che riflettere…
(D.A. 20.09.21)