di Davide Amerio.
La Lobotomia chirurgia fu una pratica con la quale, nei secoli scorsi, si cercò di curare alcune malattie come la schizofrenia, la depressione e la psicosi maniaco-depressiva. L’intervento consisteva nel rimuovere o staccare una parte del lobo prefrontale del cervello. Se il paziente non moriva il risultato degli effetti collaterali era gravissimo: le persone trattate perdevano completamente le capacità cognitive ed erano condannati a una vita quasi vegetativa.
La moderna neurologia ha accertato come il funzionamento del cervello, oltre a essere molto complesso, prevede una interazione tra zone dello stesso dove ciascuna svolge determinate funzioni. Semplificando al massimo, tutte queste zone adempiono un preciso ruolo nell’attività cerebrale che conduce a “prendere delle decisioni”. Infatti lo sviluppo contemporaneo della neurologia abbraccia da tempo altre discipline quali la psicologia, la filosofia, l’economia, e altre, dando vita a nuovi ambiti di ricerca come la neuro-economia, il neuro-marketing e la neuro-politica.
La parte prefrontale è quella che riceve i segnali dalle altre zone del cervello mediante la trasmissione neurorale ed è quella che prende la decisione e dispone l’azione del corpo. La rimozione di questa zona del cervello non implica il decesso della persona (o dell’animale) ma comporta la totale incapacità di “scegliere” e “prendere delle decisioni” coerenti e logiche nella vita privata e in quella sociale. Per questo si dice che Tizio ha il “cervello lobotomizzato” indicando la sua manifesta incapacità nel valutare le situazioni per assumere le decisioni conseguenti.
Sul decreto Cirinnà, ovvero il tentativo di stabilire nel nostro paese pari diritti d’amore e di vita alle coppie omosessuali, si può discutere a lungo e ciascuno può fare le sue legittime considerazioni. Ciò che invece è accaduto durante il procedimento di discussione in Senato, terminato con il rinvio della votazione sul decreto, è un po’ meno opinabile di fronte all’evidenza.
Il tentativo del PD e della sua bislacca maggioranza di attribuire la colpa del rinvio al M5S sarebbe ridicola se non fosse sostenuta da bordate di menzogne giornalistiche. In queste ore il movimento, i parlamentari e anche i singoli attivisti, sono stati subissati, nei social, di insulti e invettive da parte di persone che, in particolare, si definiscono “simpatizzanti” (ed elettori) del M5S.
Questa situazione richiama alla mente il detto “Dagli amici mi guardi Dio… che dai nemici mi guardo io!“. La gravità non è nel dissentire ma su come si dissente e per quali ragioni. Per farsi un’idea di come sono andate le cose in Parlamento è sufficiente visitare il sito del movimento ed ascoltare gli interventi in aula. Poi si può leggere l’articolo di Marco Travaglio e infine quello sul Manifesto (che è tutto dire).
Dai tempi berlusconiani la Tv ha operato per attuare una lobotomizzazione collettiva. Molte persone non sono più capaci – ma forse non lo sono mai state, – di discutere; non solo in termini così detti civili, ma sopratutto argomentando le tesi sostenute. Nell’era post ideologica del ‘900 ci rimangono in politica atteggiamenti e tifoserie da stadio (e questo riguarda anche alcuni simpatizzanti del movimento); i social sono diventati fucine di estremismi privi di capacità argomentativa e di analisi. Drammaticamente le potenzialità del web vengono posizionate a livello di puro infantilismo. E la Televisione amplifica questo stato delle cose a beneficio dei politicanti di turno.
Passiamo molto tempo a raccontarci che l’Italia è al 73° posto nelle classifiche internazionali per la libertà d’informazione ma quando la stampa si presta a fare il gioco del “potere” (o del regime) con titoli e racconti sfalsati della realtà ci sono persone che abboccano come pesci nel laghetto.
Oltre i Troll (pagati o volontari), oltre i difensori di partito ogni oltre ragionevole evidenza, è inverosimile che, dopo più di due anni trascorsi in Parlamento nei quali i “grillini” hanno ricevere insulti e denigrazioni per le loro proposte, rivelatesi poi giuste e preziose, gli “amici” o “simpatizzanti” non si facciano cogliere dal dubbio di essere di fronte a una precisa manovra politica di delegittimazione.
L’incapacità dell’attuale maggioranza di sostenere con convinzione il decreto a causa delle opposizioni interne al Partito Democratico, non può trasformarsi in un’accusa verso chi quel decreto lo sostiene con convinzione. Qualcuno avrebbe preferito la scelta del “canguro” pur di far approvare il decreto. Ma che ne è della legalità, che riguarda tutti quanti, se continuiamo a permettere al governo di approvare decreti e leggi a suon di ricatti e artifici (per inciso il “canguro” è anticostituzionale)? Non è ancora chiaro che il paese sta scivolando verso una dittatura proprio grazie alle deroghe continue nelle procedure parlamentari e costituzionali? Possiamo davvero continuare a giocare al ribasso con le regole democratiche? Non sono già stati fatti sufficienti danni ignorando le raccomandazioni e le richieste dell’unica vera reale opposizione oggi presente in Parlamento?
Forse è il caso di recuperare il funzionamento del lobo prefrontale prima di cospargere i social di invettive.
(D.A. 19.02.16)