Dal Cociv 1,7 milioni € di appalti alla ‘ndrangheta

Due camion vengono danneggiati gravemente e due rubati. In qualche modo, il responsabile di cava dell’Allara sa che sono stati “i calabresi di Chivasso”, chiaramente riferendosi alla potente locale ‘ndranghetista del comune piemontese.

Tra le carte dell’inchiesta che dieci giorni fa ha portato in carcere la dirigenza di Cociv spuntano gli appalti che le imprese legate alla ‘ndrangheta sono effettivamente riuscite a portare a casa. Contratti per circa 1,7 milioni di Euro, divisi in diversi appalti e diverse società, comunque riconducibili all’imprenditore calabrese Domenico Gallo che, come cita l’ordinanza, ha legami con la cosca di Platì. Gli affari venivano portati avanti attraverso una miriade di società intestate ai familiari di Gallo e del suo socio, il direttore dei lavori del Terzo Valico De Michelis.

Nello specifico, la Oikodomos s.r.l., che si occupa di controllo qualità, si aggiudica quattro appalti per un totale di 413.000€, mentre la Breakout s.r.l., l’impresa che ha comprato recentemente la cava a Silvano d’Orba al centro dell’inchiesta, ha fornito gli inerti per l’allargamento della galleria Crenna, pagati con due contratti da 400.000 e 900.000 Euro. Se ne deduce che se uno è un po’ mafioso basta intestare la società alla figlia per fregare il prefetto Tafuri e il suo temibile “protocollo legalità”.

I due hanno cercato a lungo di inserirsi nella fornitura di inerti per il lotto Libarna, esercitando forti pressioni da una parte sulla ditta sub-appaltatrice di Cociv, la Oberosler, e dall’altra sul fornitore corrente, Allara, per convincerlo a farsi da parte. De Michelis, essendo il direttore dei lavori, manipolava le prove di conformità dei materiali utilizzati per cercare di favorire l’impresa del socio.

Nel dicembre scorso ce l’avevano quasi fatta. Il progetto era pronto ma, probabilmente ricevute notizie sull’indagine in corso, De Michelis viene improvvisamente estromesso dalla direzione lavori. Perdendo il controllo della situazione, si passa a metodi più “tradizionali”. Due camion vengono danneggiati gravemente e due rubati. In qualche modo, il responsabile di cava dell’Allara sa che sono stati “i calabresi di Chivasso”, chiaramente riferendosi alla potente locale ‘ndranghetista del comune piemontese.

Come sia andata a finire questa guerra non si sa. Le ultime intercettazioni sono di inizio Marzo e rappresentano bene la situazione. L’architetto Balbo della Allara, parlando con un dirigente Cociv (Ottolin, anche lui arrestato), dice di aver riferito ad un politico di nome “Daniele” (non dice il cognome ma, come dire, c’è poco spazio per la fantasia). Dice anche che vorrebbe coinvolgere tutti i cavatori della zona sotto l’egida della Confindustria e della Provincia, ma sa che loro “se ne sbattono le balle”, mentre l’ingegnere di Cociv risponde “se arriva uno con una valigetta piena di soldi mollano tutto e finisce lì”, aggiungendo che la provincia di Alessandria è “un pollaio, industrialmente e politicamente”.

Mentre da una parte è in corso una farsa i cui protagonisti cercano di stabilire chi ha le mani meno sporche, dall’altra i calabresi ripiegano su Paolo Brogani, responsabile di Cociv per la viabilità, corrompendolo e facendosi assegnare i lavori per la strada della Crenna. Di lui dicono “sono tutti banditelli, lui è un po’ più bandito”.

In totale 1,7 milioni, come detto sopra. Soldi che si vanno ad aggiungere a quelli che percepiva Orlando Sofio, altro ‘ndranghetista arrestato qualche mese fa, con la sua Euroservizi all’interno dei cantieri dell’opera, ed a quelli intascati da tutte le aziende colluse con la criminalità organizzata che, nel tempo, abbiamo censito all’interno dei cantieri.

Poco tempo fa, dopo l’arresto di Sofio, Cociv minimizzava parlando di poche decine di migliaia di euro, come se fosse normale dare anche solo un euro alla mafia. Adesso siamo davanti ai milioni regalati alla ‘ndrangheta e ci auguriamo che Cociv abbia almeno il buon gusto di tacere. Chi non dovrebbe farlo è la politica che invece sull’argomento ha tenuto le bocche cucite. Certamente non è bello dover ammettere per l’ennesima volta che il Movimento No Tav – Terzo Valico aveva ragione e che al banchetto della grande opera si è seduta con molta comodità la criminalità organizzata.

da No Tav Terzo Valico