Covid e l’infermiera fu trattata a pesci in faccia

A buon mercato gli applausi ai sanitari per il loro sforzo in tempi di Covid. Nella realtà un'infermiera si ritrova a essere mal trattata dai medici, un padre viene minacciato dal Preside della scuola di suo figlio. Storie di follia sociale in tempi di Pandemia

di Davide Amerio

In questi tempi di Covid e Pandemia il dato certo è una schizofrenia psico-sociale che coinvolge tutti i settori. Medici e infermieri vengono esaltati (giustamente) per il loro lavoro, sino a promuovere un premio Nobel (che sarebbe pure meritato).

La politica boccheggia e farfuglia, e non ci stupiamo più (purtroppo) dato il livello delle “competenze” dei soliti noti. Il sistema informativo dei media ha offerto il peggio di sé in questi mesi, cavalcando l’onda del sensazionalismo e ricorrendo virologi che hanno raccontato tutto e l’esatto contrario.

La paura serpeggia dentro le nostre case, instillata da un senso di insicurezza determinato da notizie contrastanti e dalla poca credibilità della politica, eccetto per coloro che ancora “tifano” destra sinistra centro: il balletto delle fazioni contrapposte continua i suoi riti arroganti. Gli ortodossi, sempre fedeli alle linee filo governative in modo acritico; gli antagonisti, oppositori a prescindere, piuttosto che fautori di soluzioni concretamente alternative.

Per gli “eretici”, quelli del dubbio, e delle possibili soluzioni alternative alla narrazione di regime, siano esse sanitarie o economiche, sono sempre tempi duri. Dopo aver subito livore, sputi e insulti, la realtà, lentamente, prende come sempre il sopravvento. Le soluzioni bollate come assurde, incompetenti, folli, stanno trovando il loro spazio; tardivamente rispetto alla misura in cui sarebbero state efficaci per evitare morti e disastri economici.

In questo contesto giungono racconti paradossali di quotidiana inadempienza delle strutture (grazie alle buone prassi delle spending review e all’ostinata abitudine di assegnare politici incompetenti alla sanità), con risvolti tragico comici.

Luigi (nome di fantasia) mi racconta la sua odissea di malato Covid. Riesce a salvarsi grazie all’aiuto del medico di famiglia e di un virologo, segnalato da amici, che gli consiglia prontamente la cura da seguire a casa entro le prime 48 ore dal sorgere dei sintomi.

Dovrà però attendere giorni per avere la risposta ufficiale da parte dell’Asl sul tampone. Nel mentre, avendo avuto contatti con il figlio, si preoccupa di avvisare la scuola. Si ritrova in un vortice di richieste sull’esito del tampone, esito che a lui non è stato ancora comunicato; riceve pure la minaccia di  una denuncia, da parte del Preside, perché non fornisce le informazioni che lui non possiede. 

Sarà il suo medico di famiglia a farsi carico di pretendere risposta dall’Asl di competenza. Nel frattempo, scopre la propria positività con una procedura diversa realizzata con un prelievo di sangue che fornisce contemporaneamente sia notizie sulla positività, sia sul livello di immunologia acquisito, sia sulla situazione attuale. Praticamente svolge tre funzioni con un risparmio notevole per le persone. Ma la procedura non viene più utilizzata dai protocolli. Lui ne ha avuto accesso grazie a conoscenze.

In tutta questa burocrazia, mi fa notare, nessuno si è preoccupato di sapere le mie reali condizioni di salute, e se avessi bisogno di aiuto vivendo da solo, vicino a mia madre anziana. Tutti solamente preoccupati di assegnare a qualcun altro la responsabilità di eventuali inadempienze. Solo procedure burocratiche, mentre le mie condizioni di salute sono state davvero difficili, ma ne sono uscito, e non certamente grazie ai burocrati.

Elisa (nome di fantasia) ha una malattia cronica poco conosciuta. Ciclicamente deve recarsi in ospedale per delle operazioni di pulizia dell’organo in questione, sopratutto quando il dolore diventa pressante. Lei è un’infermiera, lavora con i pazienti Covid classificati come fragili. Svolge l’attività di assistenza presso le abitazioni degli stessi. Ha fatto il vaccino e, come previsto dai protocolli, ogni 72 le viene fatto il tampone; inoltre ha fatto il sierologico.

Circa una settimana or sono, una sua collega, che la segue nel suo percorso per la malattia cronica, le prenota una visita medica in un noto ospedale di Torino, specializzato nelle cure di cui lei ha necessità.

Si presenta al Triage e alla domanda se fosse venuta a contatto con persone positive, risponde affermativamente in quanto la figlia, purtroppo, risultava positiva pur non avendo alcun sintomo. Ma lei non risultava positiva ai controlli di routine.
Apriti cielo! La nostra amica si ritrova coperta di invettive e di una aggressione verbale, naturalmente nel bel mezzo della sala dove ci sono altre persone. Viene fatta accomodare in una saletta contigua, praticamente messa in isolamento.

Nessuno le presta ascolto, mentre lei tenta di spiegare di essere infermiera e di essere sottoposta ciclicamente a controlli. Giungono due giovani medici, un uomo e una donna. Si fanno spiegare la situazione. Lei riferisce quanto accaduto e il motivo per cui è lì: deve fare una visita urgente per la sua malattia.

Elisa si sente rispondere dal medico: “lei dovrebbe sapere che i tamponi rapidi non sono attendibili, e il vaccino non copre necessariamente le varianti”; quindi non possono lasciarla entrare perché lì ci sono persone “fragili” che rischiano di morire per Covid.

Lo stupore di Elisa sbotta in una risposta inequivocabile: dottore, ma si rende conto di cosa mi sta dicendo? del lavoro che svolgo a contatto con le persone fragili e, per questo, sono sottoposta a continui controlli? lei praticamente mi sta dicendo che avendo fatto il vaccino potrei andare in vacanza ovunque ma non posso fare una visita medica di cui ho urgente bisogno?!?

Nulla da fare, la visita salta, Elisa si trova davanti un muro di gomma. Dovrà attendere la settimana successiva per fare una nuova prenotazione della visita.

Due storie differenti, ma certamente ce ne sono molte altre da raccontare. Nessuno nega le difficoltà della situazione ma, ci permettiamo di osservare con convinzione, tutto questo accade perché, in questo paese, si continua a sottovalutare la pericolosità del binomio incompetenza + furbizia che continua a caratterizzare il nostro sistema politico.

Mentre altrove per i politici furbetti, o incapaci, o collusi, arriva sempre l’ora nella quale devono rendere conto del proprio operato, qui continuiamo a giocare con le schermaglie popolari per difendere ad oltranza i propri beniamini, abdicando alle analisi critiche e razionali. Di questo disastro culturale ora iniziamo a pagarne il prezzo, ed è solamente un anticipo del futuro che ci pioverà addosso.

(D.A. 23.03.21) 

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