
di Davide Amerio.
Pandemia di Coronavirus (Covid-19) e l’Italia (ma forse il mondo intero) si sbizzarrisce in interpretazioni, più o meno credibili, o più o meno verosimili, sul perché e il percome di questa situazione. Nella tragedia, umana, sociale, economica, c’è questa componente tragico-comica rinforzata dal desiderio di essere social (sempre e comunque), e dalla irrefrenabile pretesa di raccontare la propria verità.
Un catalogo non esaustivo dell’origine della pandemia, della sua diffusione, e dei giudizi in merito alla sua gestione, potrebbe comprendere:
- la Cina ha gettato il virus su Whuan la città ribelle nei confronti del potere cinese, ma poi è rimasta fregata
- il virus lo hanno gettato glia americani sulla Cina per punirli del loro atteggiamento
- il virus lo hanno gettato gli americani sull’Europa per piegarla, difatti nel frattempo hanno inviato l’esercito per occupare l’Europa
- Virus e esercito americano: non è un’esercitazione Nato ma un piano globale nel quale la parte “sana” degli States di prepara a capovolgere la politica del pianeta per sconfiggere il “male”. Un piano segretissimo.
- Il virus è stato prodotto da un laboratorio segreto di armi chimiche e poi è sfuggito
- come sopra, ma è stato divulgato di proposito per misurare l’effetto di una pandemia globale e piegare le popolazioni di tutto il mondo
- come sopra, ma con l’aggravante della complicità delle aziende farmaceutiche per fare alti profitti
- come sopra, ma con la complicità della Bill Gate foundation che già da anni parla di Covid
- il virus è stato diffuso in Italia da chi vuole piegare il nostro paese alle politiche di austerità europee per depredarlo come la Grecia, costringendolo a firmare il MES (Patto di Stabilità)
- La Cina ha fatto la furba e ha tardato nel comunicare l’epidemia
- Avevano ragione quelli che dicevano di chiudere tutto subito
- Avevano ragione quelli che… è un influenza quasi come le altre
- I morti sono di più nelle influenze stagionali
- Non ci dicono e non ci diranno mai la verità sui morti e sui pericoli reali
- Il governo non ha fatto abbastanza
- Il governo ci ha salvato
- La sanità lombarda è la migliore del mondo
- E’ bene andare in giro con la mascherina… è meglio non andare in giro con la mascherina
- Siamo un popolo di pecoroni, di irresponsabili, di gentaglia
- etc etc
Potete scegliere quale voce preferite dal catalogo, quella che sentite più “giusta” o più “vostra”: il prezzo è lo stesso. Tutte queste considerazioni hanno un elemento in comune: la verosimiglianza. Tutte possono essere considerate vere, o parzialmente vere. Il punto è proprio questo.
La globalizzazione, la rete, i social, ci sommergono di notizie in ogni istante e, mi permetto di azzardare una interpretazione “sociologica”, non siamo più in grado di gestire una tale quantità di informazioni.
Facile dire ‘sono fake news’; ma quali lo sono veramente? e in che misura? la quotidianità del main stream ci dimostra che ‘fake’ è sovente attribuito a qualcosa che non è gradito al potere, che gli altri (il pubblico) non devono sapere. La storia recente di decisioni politiche importanti, che hanno influenzato in modo indelebile, e troppo spesso drammatico, le nostre vite, sono state prese sulle nostre teste, imposte, senza possibilità da parte nostra di esprimere un parere.
Anche perché il “parere” deve essere “competente”. Ma non tutti possiamo essere competenti su tutto. Se dovessimo esprimere, con qualificata competenza, un parere accettabile su quello che ci circonda, dovremmo essere istruiti su: economia, medicina, biologia, fisica, ingegneria, diritto (Costituzionale, Civile, Penale), storia, geografia, etc etc
Ovvero essere tutti in possesso di una laurea con materie multidisciplinari. Quindi sei sempre in bilico tra il beccarti dell'”asino incompetente” (dal primo che passa, che magari ne sa poco più di te) e il naturale desiderio di capire come stanno le cose, che incidono sulla tua vita, e ti piacerebbe davvero capire cosa succede. Uno stress. E allora finisce che ti disinteressi, oppure sostieni ciò che appartiene alla tua sfera di interpretazione del mondo.
Con l’Euro e l’Europa è accaduto proprio questo. Tutto in nome del nostro bene, ci hanno raccontato, ma a distanza di tempo i nodi vengono al pettine. Oggi la “crisi” sanitaria, mentre medici, infermieri, addetti, si spendono oltre ogni ragionevole misura, è figlia di quell’austerity che ci è stata imposta.
Non di meno lo è di quei “governatori” che ci raccontano da anni quanto è bello privatizzare, quanto è magnifico spendere soldi pubblici in Grandi Opere (inutili e costose), ma sempre per il “nostro” bene. Ora la storia ci presenta il conto.
Sarà bene ricordarcelo quando, e non sappiamo come, riusciremo a gettarci tutto questo alle spalle. La prossima volta che ci troveremo di fronte politici a proporci la privatizzazione (della sanità, della scuola, delle banche, di qualsiasi cosa) come la migliore delle soluzioni possibili, abbiamo due opzioni:
- Come fece il grande Totò: tenergli le spalle ferme con le mani, prendere bene la mira, e puntare all’occhio (destro o sinistro a vostra scelta), e poi simulare un grande sputacchio
- Oppure, guardando con tenerezza l’interlocutore, ripetetegli la frase di Totò: “lei è un Cretino… si informi!”.
Non a caso, cito il grande Totò, perché la maggior parte di costoro sono dei guitti che ripetono a pappagallo tesi preconfezionate, e si credono dei Winston Churchill: quindi è ora di trattarli come tali.
Ciò non significa che le privatizzazioni siano “il male assoluto”, ma ciò che è stato imposto ha ridotto il paese in queste condizioni. Più di un decennio di austerità e di avanzo primario non hanno ridotto il problema del debito. Ma continuiamo ad avere soloni che indicano nel debito pubblico italiano l’unica fonte dei problemi.
La precarizzazione prodotta con la globalizzazione, le fregature regalateci dalle banche, i debiti che ci opprimono (anche se il sistema neoliberista ci solletica sempre a farne di nuovi), ci mettono in una condizione di pressione perenne. Altro che benessere.
Naturale che di fronte a una questione così improvvisa che stravolge le nostre vite, ci sentiamo smarriti, ma lo siamo sopratutto per il fatto che non sappiamo davvero di chi possiamo ancora fidarci, di chi è credibile, di chi è realmente interessato a fare il nostro interesse di cittadini. Il piegare la vita dei molti agli interessi dei pochi, riduce lo spazio della verità, la soffoca, sino al punto di farla morire di solitudine.
Questa idiosincrasia ci conduce ad aggrapparci alle verità che più ci confortano, che in fondo ci danno ragione, perché con essa acquisiamo quel po’ di sicurezza che ci manca come l’aria. Non abbiamo visione del nostro futuro, di quello dei nostri cari. La politica è un guazzabuglio di dichiarazioni che si smentiscono, e la nostra diffidenza è il pane per improvvisati demagoghi.
Se da questa tragedia possiamo trarre un senso, potrebbe essere quello di prendere fiato, abbandonando l’idea di giudicare e pretendere di sapere tutto, e di tutti. Applicandosi con un lavoro certosino nel capire le voci affidabili, cercando di avere memoria di chi ci dice e che cosa.
Non dobbiamo dimenticare questa sofferenze, per poter meglio diffidare di chi reclamizza futuri gaudenti in nome del neoliberismo, della globalizzazione, e del progresso a tutti i costi. Dobbiamo tornare a ragionare, con la nostra testa, con umiltà e con curiosità. L’unica arma che abbiamo per sconfiggere i populismi di turno (quelli veri), cercando di recuperare il senso della comunità e dell’essere una nazione che ha molte potenzialità.
Solo in questa consapevolezza, guardando oggi con ammirazione ai tanti che rispettano le regole (il 95%), a coloro che si prodigano senza risparmio di energie (sanitari, protezione civile, volontari), possiamo tornare a credere che tutto si risolverà, che piangeremo i nostri morti, ma ritroveremo la nostra dignità di paese più maturo.
(D.A. 22.03.20)