Conte 2 di cambiamento? (dis)continuità? in morte del M5S

Che cosa ci porterà, o dove ci porterà, il (probabile), nuovo governo Conte? Il M5S è scomparso tra i flutti della Realpolitik. Una grave perdita per chi ci ha creduto.

di Davide Amerio.

Conte bis is loading… attendere prego!

Mi concedano, quei pochi lettori che pazientemente leggono le mie elucubrazioni, se, di fronte a questa ipotesi di governo grillin-piddino non mi commuovo, né mi esalto con febbricitante entusiasmo, né mi straccio le vesti per la perdita del socio leghista, né scenderò in piazza per invocare il ritorno alle urne.

Dicono che la politica sia l’arte del possibile; altri del compromesso necessario. In questo modo si tende a trovar giustificazioni plausibili per il popolino, quando non si è più nelle condizioni di mantenere gli impegni che si sono presi in campagna elettorale.

La politica è oggi soggetta a molte variabili: endogene (rapporti di forza dentro i partiti, pluralità delle posizioni); esogene (rapporti con l’elettorato, portatori di interessi, relazioni internazionali). Ciascuna variabile preme sul sistema, ma nessuna determina, in modo assoluto, gli eventi. 

Politica diventa quindi, ciò che tu fai, in base a delle scelte, nell’ambito di un progetto, selezionando principi e priorità che vuoi affermare, o assecondare.

Rilevante è il contesto normativo nel quale ci si trova a operare: ovvero le regole scritte, vigenti, che determinano i vincoli dell’azione politica (leggi Costituzione).

Possiamo quindi fare alcune osservazioni.

Il M5S non esiste più.

Esiste il Partito della Casaleggio/Casalino/Di Maio, che stabilisce e ordina, direttamente, o indirettamente attraverso una piattaforma web, il cosa, il come, e il quando, dell’azione politica. 

Già vedo la bava alla bocca dei fedeli discepoli del verbo, pronti a piantarmi un paletto d’argento in mezzo al petto, per esorcizzare l’infedeltà. Purtroppo, per loro, rimango persona (quindi mai discepolo), libera nel pensiero e nell’azione.

L’ex M5S nacque come elemento estraneo alla politica dei partiti, orgogliosamente (sic!) populista, fondato su slogan, e regole, fragili. Accuratamente qualsiasi azione di dissenso interno è stata espulsa, o repressa. E il movimento, per mano di un vertice sempre più ristretto, non è stato capace di transitare da una condizione puramente “populista”, a quella “popolare”, ben più politicamente significativa.

Ha usato, per crescere nei consensi, quasi tutti i “movimenti” di protesta presenti nel paese: quei territori, e quelle genti, mai rassegnatesi alla politica del cemento, delle grandi opere inutili, e difensori di un ecologismo non ideologico, quanto della salute pubblica.

Azione facile: le cinque stelle del simbolo, nacquero proprio dall’ascolto di quella parte di popolo che difendeva acqua, territori, ambiente, e immaginava quel futuro diverso, disegnato da Grillo nei suoi suggestivi racconti.

Il contesto non ha certo aiutato: né le regole imposte (vedi le leggi elettorali), né il rigetto del mondo politico verso un soggetto considerato un corpo estraneo (anti-politico), rispetto agli ordinari maneggi quotidiani dei partiti.

La voglia di governo, e certamente anche la sollecitazione popolare per un cambiamento, non hanno però condotto il movimento verso una transizione di crescita intellettuale e politica (ad eccezione di alcuni parlamentari,)

Il risultato finale, a oggi, è l’aver abbandonato i veri movimenti popolari, che avevano riposto nel mondo pentastellato fiducia e aspettative; creando invece una propria Realpolitik verticistica, che non ammette difformità, e concede briciole di democrazia in pasto ai fedeli, che se cibano avidamente, attraverso la piattaforma Rosseau, illudendosi di contare ancora qualcosa.

Conte uno… due… tre… stella! 

L’uomo, distinto, colto, istituzionale, ha certamente regalato (finalmente!) all’Italia, l’immagine di una persona che sa cogliere il senso, e i doveri, del ruolo che ricopre.

Messo a confronto con l’uomo dei Mojito, cui incidentalmente è stato pure assegnato un ministero importante, non c’è paragone.

Resta da capire se, questo triplo salto mortale, con avvitamento carpiato, che lo ha condotto dall’essere presidente di un governo che pendeva a destra, in un altro che ora pende a sinistra, sarà foriero di una nuova (felice?) avventura, o lo porrà in una condizione di stallo permanente.

Per lui resta una macchia indelebile: essersi prestato alla sceneggiata pentastellata sul Tav. Non ostante una chiara costi/benefici negativa, e i consigli, e le indicazioni, dei tecnici No Tav, è riuscito anche lui a raccontare banalità (e bugie), e a schierarsi dalla parte del partito del cemento e del tondino.

Dubbi sul suo ruolo, e quello del governo, sulla questione Europa ed Euro. È lecito domandarsi se assisteremo a un ruolo più incisivo dell’Italia, nei confronti delle burocrazie europee, oppure a una nuova stagione di genuflessioni, condita però in salsa aurora.

L’Europa è quasi cotta. Sotto il profilo economico, si avverano le profezie di chi denunciava la costruzione errata dell’euro; sul piano internazionale, continua a brillare come assente nel contraddittorio tra attori emergenti autocratici (Cina, Russia), e un improvvido ritorno al “realismo” di Donald Trump.

Il desiderio di Conte verso il Multilateralismo, si dovrà misurare con queste questioni.

Non indifferenti le necessità di ridare voce alla nostra Costituzione, abolendo l’obbligatorietà del pareggio in bilancio; piuttosto che lambiccarsi con proposte propagandistiche come la diminuzione secca del numero dei parlamentari: la già fragile stabilità, e rappresentatività, democratica, indebolita da malevoli leggi elettorali, ne subirebbe un grave danno.

L’unica nota, quasi comica, è che l’aver prodotto compulsivamente leggi elettorali con mera finalità di bloccare l’ex M5S, ha prodotto invece il suo rafforzamento politico, nell’attuale situazione di stallo venutasi a creare con l’improvvida mossa di Salvini.

Conclusioni: cambiamento o continuità?

Il governo con la Lega è caduto per mano di Salvini. Il mojitaro l’ha fatta fuori dal vasino. Essere furbi è diverso dal’essere intelligente e, ciò che capita in genere ai furbi, è di credersi troppo astuti rispetto a tutti gli altri.

Questo governo (se nascerà), è legittimo. Piaccia o meno. La nostra Costituzione assegna al Presidente della Repubblica il compito di sciogliere le Camere, laddove non sia possibile creare una nuova maggioranza parlamentare. 

Se ne facciano una ragione quelli che invocano le urne, accusando i casaleggesi di essere attaccati alle poltrone. Considerazione fallace, sopratutto se mossa da chi, su quelle poltrone, è appiccicato con l’Attack da almeno trenta anni, senza aver mai svolto altro lavoro in vita sua.

Le poche iniziative “sane” del governo precedente portano la firma dei casaleggesi; questo è da riconoscere. Per le altre saranno necessarie revisioni per spurgarle di quelle pulsioni destrorse, farcite di retorica razzista, e populista, degna dei social.

Parimenti è auspicabile non si ritorni alla logica del buonismo integralista, in cui tutto è permesso, sopratutto a spese della comunità. Sarebbe tempo, e vedremo se Conte ne sarà capace, di imporre una agenda politica che gestisca il fenomeno migratorio senza preconcetti (né quella di sinistra, né quella di destra), ma con consapevolezza della dimensione del problema.

Conte sarà in grado di gestire questo secondo matrimonio tra due forze politiche che fino all’altro giorno si sono guardate in cagnesco? Ma, sopratutto, saprà imporre un’agenda politica di riforme utili per il paese, e  quelle – giuridicamente,- necessarie per ristabilire credibilità al sistema politico?

Questa sera consulto la sfera di cristallo… poi vi faccio sapere.

(D.A. 30.08.19)