
È terminata alle 17.00 la conferenza stampa indetta oggi dal movimento No Tav in risposta alle perquisizioni avvenute in mattinata alla trattoria Credenza di Bussoleno e ai danni di dodici attivisti a Torino, in Piemonte e in Italia. Presenti, tra gli altri, il presidente della Comunità Montana Valle Susa Val Sangone Sandro Plano, Nilo Durbiano, sindaco di Venaus, Ivan Della Valle, deputato del M5S, Ezio Locatelli, segretario provinciale di Prc, Luigi Casel del Comitato di lotta popolare, Alberto Perino, Nicoletta Dosio e rappresentanti del Legal Team.
Ventun sindaci hanno partecipato alla manifestazione di sabato 27 luglio. Chiedevano al governo un nuovo confronto sulla questione Tav. La risposta è stata l’ondata di perquisizioni avvenuta stamane; tanto più grave, in quanto risposta repressiva e non apertura al dialogo; tanto più grave poiché motivata da capi di imputazione pesantissimi quali quelli di eversione e terrorismo. Sandro Plano mette in evidenza come “Eversione, terrorismo” siano parole da trattare con molta cautela, e che non trovano corrispondenza in Val di Susa. Che cosa è stato trovato nelle perquisizioni? Che cosa si viene a rischiare per un petardo o per fuoco d’artificio a questo punto?
Gli argomenti come la trasportistica e l’economia riguardano la Valle quanto l’Italia intera, ed è su questi temi che il dialogo va riaperto, sulla mancanza di democrazia, su quel rispetto alla magistratura che vien richiesto da personaggi come Alfano, colui che inveiva alla magistratura milanese difendendo il suo datore di lavoro.
I lavori devono essere sospesi e devono essere riaperti i dialoghi, viene ripetuto. Più che di terrorismo bisognerebbe parlare di politica del terrore, in cui sono i cittadini a essere sottoposti a repressione. Denunce per procurato allarme ad amministratori pubblici, la forza sovramisura usata la notte del 19 luglio in occasione della marcia che condusse ad arresti e alla violenza denunciata da Marta Camposana, le manganellate di nuovo ricevute per aver voluto applicare uno striscione lungo l’inferriata del Tribunale di Torino durante il presidio di solidarietà a Marta il giorno della sua udienza, sono soltanto gli ultimi episodi con cui la Procura di Torino scende la vertiginosa china che tocca il fondo ora, oggi, con questa nuova e minacciosa presa di posizione.
Dai verbali emerge che siano stati requisiti computer, cellulari, macchine fotografiche, zaini, canocchiali, torcie elettriche, mappe del progetto, ma anche libri, centinaia di magliette “nere”, fazzoletti della 42 Bgt. Garibaldi fatti stampare dall’Anpi e “manuali per costruire molotov” (non basterebbe wikipedia evidentemente).
Nulla è stato rinvenuto che possa esser riferito alla costruzione di armi da guerra. In realtà la scusa è sempre quella di requisire pc per poter acquisire informazioni.
Se è chi al governo inneggia alle imputazioni di terrorismo, si presentano ormai i presupposti per la creazione di una commissione d’inchiesta europea che verifichi quali sono le condizioni in cui la popolazione è costretta a vivere in Valle di Susa.
Parlare di tentato omicidio per un compressore che brucia non ha senso; e non ha senso tacere di quando la gente si trova un lacrimogeno sparato direttamente in casa, come accaduto il febbraio 2012. Proteste legali o non legali non possono essere poste sullo stesso piano di un tentato omicidio o del terrorismo.
“Noi non vogliamo la violenza da nessuna parte” sostiene Nilo Durbiano. “Come fa un ministro della Repubblica a dichirare che i lavori sono iniziati quando il progetto definitivo del progetto non è stato approvato? Blocco dei lavori, smilitarizzazione della Valle e riapertura del confronto serio, a pari dignità”. I dati propinati e proposti vent’anni fa vanno aggiornati alla situazione attuale.
Per Nicoletta Dosio “Non solo quello che è successo alla Credenza e ai ragazzi che consideriamo figli nostri rappresenta questo popolo che non arretra di un passo. Quello che continuano a fare in modo maldestro è di incutere terrore, facendo passare l’informazione che esiste un popolo tranquillo e pacifico e una parte che tranquillo non è. Vogliono colpire i centri di aggregazione e i giovani che lottano per un futuro migliore. Per questo non c’è da meravigliarsi se cercano l’informazione, se vogliono acquisire dati dai nostri computer. Perché la parola fa paura, fa paura un popolo che si informa e che non si piega”.
In solidarietà ai giovani che han subito le perquisizioni di stamattina viene indetto un presidio in piazza del Municipio a Bussoleno domani sera martedì 30 luglio, alle 21.
M.B. 29.07.13