
di Redazione.
La procura di Torino mette a segno un altro attacco al mondo No Tav. Due mesi di condanna in “concorso morale” a una studentessa di antropologia che ha partecipato a una manifestazione No Tav in Val Susa. Il fatto riguarda l’estate del 2013 presso Salbertrand. Là fu organizzato un volantinaggio; poi i manifestanti si concentrarono contro la sede dell’Itinera, una ditta che forniva materiali per il cantiere del Tav. Morale: blocco di un camion e dell’ingresso nel recinto; alcuni muri imbrattati con scritte del tipo “No Tav” e “Basta devastazioni”. Dopo quei fatti la procura torinese ha indagato una quindicina di ragazzi minorenni e una trentina di maggiorenni, tra i quali la studentessa e un’altra ricercatrice.
La colpa? Aver usato, nel racconto dei fatti accaduti, il “noi”. Per questo i magistrati di Torino le hanno contestato il “concorso morale”. Vane le spiegazioni dell’avvocato difensore che ha mostrato come la presenza fosse dovuta proprio a una disposizione prevista dall’università Ca’ Foscari che prevede, per la tesi, anche una parte di ricerca sul campo. La ragazza era in Val di Susa proprio per quel motivo. Il pm Antonio Rinaudo afferma invece che la studentessa non si limitò ad osservare da semplice spettatrice, in quanto nella tesi racconta i fatti in prima persona plurale.
L'”espediente narrativo” è, per i pm di Torino, prova di un “contributo” alla dimostrazione che si è svolta in Val di Susa. Il Pm aveva richiesto per la studentessa 9 anni di reclusione ignorando i filmati mostrati dalla difesa nei quali è evidente che le ragazze hanno sempre tenuto un atteggiamento defilato rispetto alla manifestazione. Dopo la laurea a Ca’ Foscari la ragazza ora si trova in Inghilterra. L’altra ricercatrice è stata assolta.
Nessuna licenza poetica, lirica o di prosa è concessa a chi “osa” parlare dei No Tav, con buona pace della libertà di espressione e di circolazione sul territorio.