
di Manfredo Pavoni Gay.
Con una votazione che rimarrà nella storia per aver messo in scacco la debole democrazia brasiliana il Senato Federale ha allontanato in forma definitiva la presidente Dilma Roussef con 61 voti a favore e 21 contrari. Il crimine della presidente è di aver emesso tre decreti presidenziali di revisione del bilancio pubblico e di aver speso più del dovuto per sostenere in un momento di forte crisi economica le fasce più deboli, cioè il 40% della popolazione brasiliana marcata da un enorme divario economico.
Nonostante la perdita della carica presidenziale Dilma Roussef ha mantenuto i suoi diritti politici e dunque potrà candidarsi a cariche pubbliche nei prossimi anni. Si vede che gli ineffabili senatori al soldo delle multinazionali e del business dell’agrotossico non hanno avuto il coraggio di infliggerle questa ulteriore condanna ma si sono accontentati di averla rimossa per i prossimi anni dall’incarico presidenziale.
Così un presidente non eletto, e anzi che ha rotto l’alleanza con il Pt, dovrà guidare il Paese in questi due anni di recessione economica e sarà incaricato di fare quel lavoro sporco che i poteri economici chiedono ai governi quando le risorse scarseggiano. Tagli ai diritti alla salute e all’educazione per far quadrare i conti di un turbo-capitalismo finanziario che non può permettersi redistribuzione e nemmeno politiche sociali.
Secondo molti osservatori della finanza mondiale, la popolazione brasiliana, pagherà caro questo golpe istituzionale proprio a partire dall’agenda economica e sociale del Governo Temer. Nelle prossime settimane il governo annuncerà un programma impressionante di privatizzazione di tutto ciò che era patrimonio pubblico e domani tutto sarà in vendita ai privati. Un altra spiacevole sorpresa sarà una misura non annuciata, ma secondo esponenti vicino al governo sicuramente praticata, ossia un emendamento costituzionale che congela per 20 anni la crescita della spesa pubblica. Nella pratica questa misura andrà a ridurre drasticamente le risorse pubbliche utili per gli investimenti nella salute, nell’educazione, nelle infrastrutture delle città, nella scienza e nella tecnologia.
Intanto la ex presidenta ha fatto ricorso al Supremo Tribunale Federale formato anch’esso, non c’era bisogno di dirlo, da uomini bianchi e ricchi in un Paese la cui maggioranza è rappresentata da donne nere e povere. Ieri i movimenti sociali hanno continuato e intensificato la loro protesta. Si sono verificati diversi scontri a Brasilia, Rio e San Paolo decine di arresti ad opera della polizia di stato.
Una notizia che mi sembra molto significativa e che la maggior parte dei nostri media hanno taciuto e che Ecuador Venezuela e Bolivia hanno deciso di ritirare gli ambasciatori dal Brasile e espellere gli ambasciatori brasiliani dai loro Paesi. Forse presagendo che il vento in America latina sta rapidamente cambiando e i prossimi golpe istituzionali potranno toccare anche a loro.
M.P.G. 2.9.16