
di Gabriella Tittonel
Violenza. Sulla persona. Che va a ledere quel legittimo diritto alla vita, al rispetto, al riconoscimento dell’altro come diverso eppur simile a sé. Violenza che investe e attraversa tutto il cosiddetto vivere civile, trasformando i rapporti interpersonali in tanti piccoli inferni, annientando quel tenace e primordiale desiderio di condivisione di pace, bellezza, empatia.
Di questa violenza ha inteso occuparsene un gruppo di donne, quelle legate al movimento del no alla realizzazione del tav inv Valsusa, donne che hanno voluto presentarsi come “alvà della Clarea”, utilizzando un’immagine forte, quella del lievito, che, mescolato alla farina, sa “far crescere” e in questo caso specifico intende far crescere in consapevolezza.
Con questo spirito le alvà hanno voluto indicare uno specifico tipo di violenza, quella dello Stato. Forti di esperienze fatte in questi anni intorno al progetto del cantiere, dove l’imposizione di un’opera, chiaramente non condivisa e capace di annientare un territorio, ha suscitato spesso sentimenti di prevaricazione, insofferenza, intolleranza tra cittadini impegnati su diversi fronti, quello della protesta e quello dell’osservanza a ordini superiori.
Creando così muri, di cemento, di ferro, ma ancor più di umani, annientando, colpendo, avvelenando. E mancando di rispetto alle donne. Proprio come spesso accade nelle peggiori azioni di guerra.
Le alvà questo hanno inteso ricordare con l’iniziativa che ha visto venire in Valle, da Pisa, lo scorso fine settimana, Marta, che ha denunciato di essere stata picchiata e toccata la notte del 19 luglio dello scorso anno, in Clarea, in una notte in cui i lacrimogeni sono venuti giù come grandine, accompagnati dai manganelli. Persone contro altre in fuga… a Marta è stato spaccato un labbro, e non solo… Cose queste rese note dopo poche ore in conferenza stampa.
“Questo fatto suscitò da subito grande solidarietà fra le donne, nacque la campagna “se non con Marta quando?” su Facebook migliaia furono i messaggi, e migliaia firmarono l’appello delle donne no tav di Pisa. Il 26 luglio andai in tribunale a testimoniare e anche qui le donne venute a presidiare furono manganellate, ma il giorno dopo, il 27, nel corteo verso la Clarea c’erano anche mamma e papà.. e in Clarea sono tornata nel dicembre dello scorso anno, la notte prima del convegno sul diritto alla resistenza, sono tornata con i miei amici, ho voluto farlo per superare la paura per quanto era accaduto… ma dal 31 gennaio di quest’anno non ci posso più andare, ho ricevuto il foglio di via da Giaglione e Chiomonte…” – questi alcuni passaggi dell’intervento che Marta ha fatto al presidio di San Didero lo scorso sabato, accogliendo i tanti che prima si erano recati in Clarea per inaugurare la targa realizzata per ricordare quanto a lei accaduto.
“Certa è la vittoria. Resistere, contrapporsi e battersi: l’esistenza, l’impegno e la passione” – queste le parole incise sul metallo e lasciate come costante monito e impegno ai passanti.
Un monito al quale hanno lavorato, con le alvà, pensando a Marta, alcuni amici, Paolo, Marco, Gianni… per affermare quanto già ebbe a dire Tonino Bello: “Chi spera cammina, non fugge! Si incarna nella storia. Costruisce il futuro, non attende soltanto! Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma! Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare. Cambia la storia, non la subisce.”
Con questo spirito anche Marta va avanti, in una vita che oggi deve fare i conti con dei processi. Ma che è anche incontro gioioso con tanti amici. Come è accaduto sabato, dove, dopo l’incontro al presidio, la festa è proseguita al polivalente di San Didero. C’è stata l’apericena, a cui in tanti hanno voluto partecipare e poi c’è stata la musica, con gli Antropina e gli Egin in concerto. Condividendo tutto con cuore leggero. Nonostante tutte le difficoltà.
G.T. 02.06.14 Festa della Repubblica