
da Associazione culturale Partecipazione
L’associazione culturale “Partecipazione” esprime sdegno e ribrezzo per la lunga standing ovation tributata dal congresso del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia) ai quattro assassini di Federico Aldrovandi.
Assassini che, nonostante una sentenza definitiva, sono rientrati in servizio e ora, agli occhi di molti loro colleghi, appaiono degli eroi ingiustamente perseguitati e già più volte portati metaforicamente in trionfo.
Il macabro applauso diviene vieppiù grottesco, considerati i numerosi episodi di abusi da parte di esponenti delle Forze dell’Ordine (ultimi in ordine di tempo, quelli di qualche settimana fa a Roma), che le cronache ci hanno consegnato.
In questa occasione, alcuni rappresentanti delle istituzioni (in primis Renzi, Alfano e Pansa) si sono degnati di esprimere solidarietà a Patrizia Moretti, che dopo aver perso il figlio se lo vede continuamente ammazzare di nuovo.
Le loro dichiarazioni, tuttavia, appaiono ipocrite e tardive, vista la storica tendenza della classe politica (e dei vertici della Polizia) a difendere a spada tratta le Forze dell’Ordine o a minimizzare o a balbettare, mentre sono velocissimi nel condannare i manifestanti a prescindere, che tra parentesi sono cittadini comuni e non rappresentanti dello Stato.
Siamo arrivati al paradosso di una Cancellieri che, dopo la sentenza Diaz, dopo le doverose scuse si lanciò in un peana sui condannati (“Perdiamo alcuni nostri uomini migliori”): una carezza alle vittime e una ai carnefici, così, per par condicio.
Comprensibile, dunque, che quando non si sentono difese le Forze dell’Ordine restino stupefatte e che, di conseguenza, insistano ancor più a difendere l’indifendibile, come in questo caso.
Il segnale che viene implicitamente dato a chi lavora nelle Forze dell’Ordine (per difendere il proprio Paese, in teoria, e non per andare in giro a far danni) è inquietante: sentitevi liberi, tanto in un modo o nell’altro siete coperti, da noi e dai politici.
Questo atteggiamento omertoso e mafioso nuoce alla nostra democrazia e anche agli stessi esponenti onesti delle Forze dell’Ordine. Nel rinnovare la nostra solidarietà alla madre di Federico Aldrovandi e la nostra condanna nei confronti del SAP, ribadiamo l’urgenza dell’introduzione del numero identificativo sulle divise e dell’adozione di misure urgenti che arginino il dilagare della violenza all’interno delle Forze dell’Ordine.
Chiediamo nuovamente, infine, che i quattro assassini di Federico AldroFederico Aldrovandi (la cui pena, anche grazie all’indulto, è stata ridicola) vengano immediatamente rimossi dalla Polizia.
Che dovrebbe essere lietissima di liberarsi delle mele marce al suo interno, a meno che determinati comportamenti non costituiscano ai loro occhi dei punti d’onore e non di vergogna.