
di Massimo Bonato per _Omissis_.
A giorni dal disastro le vittime continuano a salire. Sono infatti 114 a ora i morti, 70 i dispersi, centinaia i feriti e migliaia le persone evacuate dalle proprie case, per il grave pericolo causato dalla presenza di gas tossici nell’atmosfera (Cnn).
Ma Pechino è notoriamente ansiosa nel controllo del flusso di informazioni relative ai disastri. Così, l’ultima settimana sono stati sospesi o chiusi 50 siti web cinesi che avevano parlato del disastro di Tianjin, con l’accusa di incitare al panico fornendo informazioni inesatte e notizie false sull’esplosione.
La Amministrazione cinese del cyber-spazio, la più importante agenzia di controllo del Paese, ha fatto sapere in un comunicato sabato 15 agosto di aver sospeso 32 siti e di averne oscurato completamente altri 18, dichiarando la “tolleranza zero” verso ciò che definisce “allarmismo” (iCross China).
Il controllo dell’informazione in Cina non è mai stato allentato, ma soprattutto dopo disastri come quello della Sars nel 2003 e quello del terremoto nel Sichuan nel 2008 si è fatto ancora più attento e restrittivo («Time»).