Chiude la libreria universitaria CELID a Torino

Una delle librerie storiche universitarie di Torino è costretta a chiudere obbligata all'inattività per i lavori di bonifica dell'amianto. Dove sono le istituzioni cittadine ?!?

di Massimo Bonato.

Sapere che la Celid chiude è un dolore profondo. Sono migliaia gli studenti e i professori passati tra i suoi scaffali a Palazzo Nuovo. Non è solo per le ore trascorse davanti al bancone alla ricerca di questo o quel libro, ma perché viene meno la competenza del libraio e del libraio colto, intermediario tra una necessità specifica e l’offerta nel panorama del sapere. Una libreria universitaria non è una semplice libreria, è LA libreria; dove i primi studi finiscono; dove si conosce l’ultima novità di sociologia o di filosofia del diritto, l’ultima diatriba in filosofia del linguaggio ha corso; dove qualcuno si gira e ti consiglia di mollarti alle spalle il funzionalismo in neurofisiologia perché di gran voga il distribuzionalismo; in cui si sbuffa sull’ultima critica del tal noioso docente, ma si plaude al saggio che andrebbe letto nonostante nessuno lo metta in esame. In una libreria universitaria si forma il pensiero, si discute su che lettura affiancare a quella richiesta, e ci si perde ben al di là della necessità di coprire un piano di studi.Sapere che la Celid chiude è motivo di profonda mortificazione, umiliazione, come ex studente universitario, come lavoratore intellettuale, come cittadino.Muore un’altra libreria. Una libreria fondamentale. Che ha fatto la storia di Palazzo Nuovo, di Torino.Aver lavorato per anni con la redazione di Celid, casa editrice, poi, ha tanto più il sapore del rimpianto ora, pensando che a mettere tanti libri sugli scaffali ho collaborato anch’io. Una realtà seria, puntigliosa, precisa e accurata nel lavoro, al limite del maniacale nella resa della qualità nel prodotto finito, a tutti i livelli della lavorazione. Molti docenti del Politecnico e di Architettura dovranno ringraziare ancora a lungo questa piccola casa editrice se i loro testi risultano leggibili, corretti e comprensibili.Che peccato. Un’altra fucina di idee, di progetti, di tante competenze e saperi che si perde. Siamo sempre più poveri. Dentro poi, il deserto è battuto dal vento.

 

   

Chiude la libreria universitaria CELID a Torino

Una delle librerie storiche universitarie di Torino è costretta a chiudere obbligata all'inattività per i lavori di bonifica dell'amianto. Dove sono le istituzioni cittadine ?!?

di Massimo Bonato.

Sapere che la Celid chiude è un dolore profondo. Sono migliaia gli studenti e i professori passati tra i suoi scaffali a Palazzo Nuovo. Non è solo per le ore trascorse davanti al bancone alla ricerca di questo o quel libro, ma perché viene meno la competenza del libraio e del libraio colto, intermediario tra una necessità specifica e l’offerta nel panorama del sapere. Una libreria universitaria non è una semplice libreria, è LA libreria; dove i primi studi finiscono; dove si conosce l’ultima novità di sociologia o di filosofia del diritto, l’ultima diatriba in filosofia del linguaggio ha corso; dove qualcuno si gira e ti consiglia di mollarti alle spalle il funzionalismo in neurofisiologia perché di gran voga il distribuzionalismo; in cui si sbuffa sull’ultima critica del tal noioso docente, ma si plaude al saggio che andrebbe letto nonostante nessuno lo metta in esame. In una libreria universitaria si forma il pensiero, si discute su che lettura affiancare a quella richiesta, e ci si perde ben al di là della necessità di coprire un piano di studi.Sapere che la Celid chiude è motivo di profonda mortificazione, umiliazione, come ex studente universitario, come lavoratore intellettuale, come cittadino.Muore un’altra libreria. Una libreria fondamentale. Che ha fatto la storia di Palazzo Nuovo, di Torino.Aver lavorato per anni con la redazione di Celid, casa editrice, poi, ha tanto più il sapore del rimpianto ora, pensando che a mettere tanti libri sugli scaffali ho collaborato anch’io. Una realtà seria, puntigliosa, precisa e accurata nel lavoro, al limite del maniacale nella resa della qualità nel prodotto finito, a tutti i livelli della lavorazione. Molti docenti del Politecnico e di Architettura dovranno ringraziare ancora a lungo questa piccola casa editrice se i loro testi risultano leggibili, corretti e comprensibili.Che peccato. Un’altra fucina di idee, di progetti, di tante competenze e saperi che si perde. Siamo sempre più poveri. Dentro poi, il deserto è battuto dal vento.