
di Davide Amerio
Un sole generoso accoglie le migliaia di manifestanti che si sono dati appuntamento nei pressi della stazione ferroviaria di Chiomonte. In cima a canne da pesca riassegnate al compito di aste svettano bandiere No Tav festose.
La gente arriva con il treno, a piedi, con le auto. Poco dopo le 13 la statale è già colma di voci amichevoli che si ritrovano, commentano, discutono. Cani al guinzaglio con foulard No Tav, bambini, adulti, giovani e… diversamente giovani pronti per l’ennesimo appuntamento; pronti a lottare, a camminare per le strade e per i sentieri sfilando davanti alle forze dell’ordine che rappresentano uno Stato sempre più lontano, sempre più “nemico”.
Ecco i sovversivi, i terroristi; “siamo tutti terroristi” ribadisce Alberto Perino, ancora una volta, perché oggi, in Italia, il dissenso è diventato devianza, sovversione, violenza. Perino legge l’intervento di Carlo Freccero al recente congresso del 18 Febbraio promosso dal Controsservatorio: la nostra democrazia si basa sul principio illuminista della difesa delle minoranze, ma la nostra democrazia “reale” è invece l’applicazione del principio esattamente contrario in cui si prevaricano le minoranze e vige, nei fatti, una vera e propria dittatura che opera attraverso dei “format” prestabiliti per gestire la comunicazione e alterare la verità.
Il nostro rifiuto all’opera, conclude Perino, è il nostro rifiuto al pensiero unico e allo spreco del denaro: la smettano (i governanti) una volta per tutte. Si chiude l’intervento tra gli applausi, tra gli astanti c’è Gad Lerner che è presente con una troupe televisiva e ascolta.
Ci sono gli amici di sempre del mondo No Tav: Giorgio Cremaschi, Marco Scibona, Ivan della Valle, Sandro Plano.
Dopo l’intervento di Perino il corteo si allunga attraverso la statale per scendere dentro la via principale di Chiomonte e raggiungere la centrale elettrica. Qui il corteo si raccoglie attorno all’orrido cancello di ferro che blocca il cammino verso la Maddalena. La Forze dell’Ordine stanno appostate dietro le reti dello sbarramento e del filo spinato che blocca il passaggio intorno alla centrale. Da questa “gabbia” assistono alla fiumana pacifica che attraversa il ponte e allunga striscioni che inneggiano alla libertà dei compagni incarcerati accusati di terrorismo. Qui vengono lette le loro lettere dal carcere per ricordare questa condizione assurda nella quale lo Stato, per difendere interessi malavitosi e di parte, si è fatto complice e prevaricatore.
A questa violenza di Stato il popolo No Tav risponde con una festa, con colori, musica e con le voci di bimbi festosi che si rincorrono tra le gambe degli adulti. Il pensiero è però rivolto a loro: Chiara, Mattia, Claudio, Niccolò e tutti gli altri ragazzi ancora ai domiciliari con accuse infamanti.
Per loro viene preparato uno striscione con scritto “No Tav liberi” e vengono appesi tanti palloncini quanto basta a far si che lo striscione prenda quota verso il cielo. Così davanti alla cancellata in ferro decolla il messaggio che vola sopra le teste degli agenti e porta in alto, sopra le montagne, il sogno di libertà dei No Tav.
D. A. 22.02.14