Chiesti 5000 euro ad Alberto Perino. Senza prove però

Vilipendio. Le Ff.Oo equiparate alle truppe nazifasciste, ma Perino nessuno l'ha sentito.

di Valsusa Report

L’udienza per le arringhe conclusive era prevista per le ore 12e45. Si accumula un po’ di ritardo. Il tutto si sposta alle 14. Che diventano le 14e30.

Inizia il Pm Pedrotta. Alberto Perino è in aula e ascolta silenzioso la richiesta di 5000 euro sulle frasi virgolettate del giornalista – nessun dubbio sul fatto che sia stata virgolettata la frase, significa che l’intenzione del giornalista dovrebbe essere quella di riportare le reali parole udite, vere quindi. Dalle passate udienze viene fuori però che il giornalista non ricorda, non ha registrato nel momento e gli appunti li ha distrutti: nessuna prova oggettiva. Non importa. Il reato c’è. Sicché per Perino viene chiesta la condanna a 5000 euro di risarcimento per vilipendio alle forze Armate e di Polizia – il contesto e lo stato d’animo, la tensione in valle giustificano le frasi, oltretutto Perino avrebbe potuto chiedere al giornale di rettificare nei giorni seguenti.

per2Per la difesa, sbotta l’avvocato Ghia “Mi aspettavo l’assoluzione dal Pm”. E continua, portando a esempio le cassazioni sulla tutela della libertà di pensiero e di manifestazione per le quali sono consentite critiche alle istituzioni fatte oggetto, “e qui non vi è l’oggetto, 290 cpp” sostiene il legale. Non ricorrono cioè i presupposti. Perino si riferiva al contesto, al cantiere e quindi non alle forze dell’ordine: ovvero la mancata possibilità di accedere ai terreni, a uso ormai esclusivo dell’ordine pubblico.

Viene anche sottolineato che la frase riportata dal giornalista è inesatta dal momento che nel 2011, anno dei fatti contestati, non era richiesto nessun pass, istituito solo nel 2013. Inoltre viene riportata alla memoria l’audizione in cui Perino ricorda come lui non legga i giornali dal 2009, periodo in cui le querele sporte dagli appartenenti al movimento venivano facilmente archiviate. Per questo sarebbe stata impossibile anche solo una richiesta di rettifica ai giornali. L’avvocato Ghia quindi chiede l’assoluzione.

Perino forse si riferiva alla querela Zancan, nella quale lo scritto che diffamava le parole del noto attivista, differivano dal veritiero video riportato in testo. Il Pm Quaglino ne chiese l’archiviazione, il giudice chiuse il caso e Perino si tenne lo scritto che lo aveva messo in cattiva luce presso l’opinione pubblica.

Succede l’avvocato Vitale. Per il quale il termine “vilipendio” è termine desueto, sostituito di fatto dalla nuova legislazione relativa alla libertà di espressione – art. 11 della Carta di Nizza e art. 10 dei Diritti dell’uomo, atte appunto ad affermare i diritti di libero arbitrio. Un reato che non viene normalmente contestato: si ha vilipendio alla religione o alla bandiera per esempio (basti ricordare , che cosa avviene con parlamentari che con la bandiera nazionale dichiarano di pulircisi…). Oggi, a differenza di 30 anni fa, il vilipendio ha tutt’altro altro peso.

Ma viene anche rammentato che l’esercito, come forza armata dello Stato, non è più inteso dalla riforma che lo trasforma in professionista, nel 1 aprile 1981 con la L. 121 detta Legge Rognoni –forze di polizia smilitarizzate.

Non trovandosi quindi il contenuto minimo dell’offesa, non compresa nell’articolo, né nella certezza dibattimentale, né nei testi, anche l’avvocato Vitale chiede che si vada all’assoluzione.

Udienza rinviata al 4 giugno, per repliche ed eventuale patteggiamento, sempre alle 9, aula 58.

V.R. 30.04.14