Centinaia di persone oggi hanno partecipato alla marcia che da Giaglione si è diretta alle reti, una marcia che ha visto come protagonisti gli over cinquanta, ma alla quale hanno voluto partecipare anche i giovani del Movimento, confermando come il popolo NoTav sia in realtà una grande famiglia nata per sottolineare le buone ragioni del No all’opera e che oggi prosegue il suo cammino anche e soprattutto per salvare la democrazia nel Paese.
Parola d’ordine della giornata: “andiamo a martellare il muro di vergogna e di menzogna”, un invito che ha visto i partecipanti percorrere il sentiero assolato muniti di martelli di tutte le dimensioni e materiali; martelli di ferro, di gomma, di legno, ma anche matterelli e battipanni, ben chiari nell’immaginario collettivo come strumento per “rimettere ordine” in famiglia…
Ad aprire il corteo anche oggi le donne, particolarmente determinate e offese per un decreto legge appena redatto che nasconde sotto l’accattivante attenzione alle donne aggredite in famiglia una serie di nuove restrizioni per chi si vuole avvicinare al cantiere, e ai futuri cantieri, del Tav valsusino (che peraltro sono progettati nei centri abitati, con tutte le considerazioni che ne possono venire!)… una nuova legge che è violenza certamente molto grave fatta direttamente dallo Stato…
Una ragione questa in più per andare con determinazione al cantiere, accompagnati dalle musiche dei “Capella Ribella”, attivisti del movimento No S21 di Stoccarda, che hanno creato la colonna sonora dell’intera manifestazione. Dove musica e battitura alle reti sono proseguite per più di un’ora, accompagnate da considerazioni ad alta voce non sempre amichevoli.
Numerose le Forze dell’ordine presenti all’interno del cantiere, che in questa occasione, sotto il sole cocente, hanno come sempre filmato e fotografato i presenti, perpetuando una sorta di guerra mediatica che ha come risultato immediato la creazione di sempre maggiori muri di sospetto fra le persone che stanno, nello stesso territorio, al di qua o al di là delle recinzioni.
Impossibile invece per tutti vedere la talpa in allestimento, chiusa nel suo sarcofago come un baco nel suo bozzolo… Un gran peccato davvero questo, che ha impedito ai contribuenti di vedere dove vengono dirottati denari indispensabili per opere di primaria importanza…
Soddisfatti comunque della giornata, intorno alle diciannove, gli ultimi partecipanti erano di ritorno al campo sportivo di Giaglione. Mentre una sorpresa finale attendeva un gruppo di manifestanti alle porte di Susa, dove sono stati fermati e identificati.
Una storia questa che sta diventando di ordinaria consuetudine. Ma che normale non è, con buona pace di tutti.