Cave Terzo Valico fanno parlare di sé

Il tempo delle cave, conosciute per l'inquinamento, ritornano alla ribalta con i lavori del Terzo Valico un'opera inutile data la necessità di scavare fondali a Genova.

di Valsusa Report

Nascono due problemi al Terzo Valico, o forse si conoscono già da tempo. Se non fosse tutto a caso e le famose frasi ancora ripetute oggi sul Corriere della sera a firma del cronista Daniele Manca sull’intervista a Giorgio Squinzi, dove dice “Senza edilizia e infrastrutture è difficile che l’economia possa riprendersi con un buon passo – ed ancora – qui si parla di edilizia abitativa, di infrastrutture senza le quali il Paese non è in grado di muoversi. Si parla di investimenti per riparare al dissesto geologico e sismico dei quali ci ricordiamo solo quando ci sono le tragedie. Non può bastare solo il piano sui porti, pur meritevole” ed alla domanda: sì, ma chi mette i soldi? La risposta non si fa attendere “Lo Stato dove può, altrimenti si utilizzino formule di pubblico e privato. Ci sono tanti privati italiani ed esteri pronti a investire”, strano poi scoprire che in italia il cosiddetto Project Financing (in soldoni, il processo di finanziamento dei privati che avrebbero in uso l’opera per ripagarsi) è fallito su tutte le grandi opere.

Analizziamo ora alcuni aspetti dell’opera del cosiddetto Terzo Valico, una nuova linea ferroviaria che si aggiunge alle altre direttrici che già oggi uniscono Piemonte e Liguria con gli scambi di merci e passeggeri. E di merci che si parla, Genova o almeno i suoi porti non possono portare a riva le grandi navi che trasportano i cassoni di ferro da 12 metri (2 teu), o meglio potevano solo fino a quando trasportvano 8000 teu, ma ad oggi con i 22000 teu il fondale di Voltri che possiede 18 metri non basta più considerando i 21 metri in mareggiata a cui potrebbero arrivare le navi. Prova ne è la Costa Concordia ormeggiata lontano dal porto perchè con i suoi 18 metri e imaersk suoi cassoni andrebbe ad incagliare nel porto. Anche la Maersk, la più grande ditta di trasporto merci che utilizza i containers, sta creando a Vado Ligure il suo porto, sicura che lì arriverebbe a riva con le navi. Quindi cosa si vorrà assicurare con la grande opera, nuovi lavori di banchine? Nuovi lavori di dragaggio nella roccia fino alla riva? Una nuova linea TAV che da Genova va a Savona?, sicuro che qualunque sia il motivo altri soldi pubblici verrebbero fagocitati dal sistema cementifero a discapito dei servizi alle popolazioni, come più volte viene detto dai fronti No Tav oramai aperti in varie parti dello stato, Valsusa, Firenze, Alessandria, Genova, Brescia e Verona.

Un altro aspetto che si aggiunge al ragionamento “qui progest?”, sono le cave di smaltimento delle terre del Terzo Valico, il progetto cave venne approvato nel 2005, ma solo sei anni più tardi si iniziarono a vedere i primi movimenti “sono cambiate le cave come luogo e alcune come proprietà, di queste ce ne sono controllate e di proprietà Gavio”, ci dice Tino Balduzzi uno dei più anziani oppositori della linea Tav. Al mistero del ritardo si aggiunge che nei pressi, a volte anche vicinissimi, nascono richieste ai comuni di discariche. A Sezzadio, la cava2ditta Riccoboni, esperta di bonifiche in fanghi chimici da idrocarburi, olii esausti, chiedese ed ottenne il permesso allo sverso in discarica; la cava per le terre del Terzo Valico in Valle Bormida, si trova proprio lì a fianco. Non di meno succede a Spinetta Marengo, altra cava altra discarica, padroni diversi.

“Diventa preoccupante se si verificasse come alla cava di ghiaia di Sale Tortona”, ci dicono. Sale Tortona chiamata cava Castello Ermellino, è una storia passata ma da poco tornata alla ribalta proprio dopo le analisi di Arpa, la quale appena scavato qualche metro, nel bel mezzo del terreno, trova amianto, tubi in metallo, inerti e diversi bidoni contenenti materiali idrocarburi e la sequestrano. Una vicenda che ha delle coincidenze, tornando un po’ indietro si sa che la cava Castello Ermellino era inserita dal Co.Cociv nel piano cave 2004, ma ne venne tolta in seguito senza un motivo apparente. Le ditte checava1 lavoravano allora o che ricevevano materiali si vedono oggi interessate dagli appalti o subappalti del terzo valico, un giro che la magistratura insieme ad Arpa, da oggi sequestrando e andando a controllare i vecchi lavori di smaltimento e ripristino dovrebbe portare alla luce.

Un anticipo di questa vicenda c’è nella chiusura e sequestro di alcune cave avvenuta in queste settimana. Signor Franzosi, con la ditta omonima possedeva la cava a Sale, è stato condannato a due anni per la corruzione del maresciallo Ottonelli per evitare controlli fiscali, lo si vede presente nel cantiere Tav di Voltaggio con i suoi mezzi, e nella cava di Pozzolo Formigaro, frazione Bettole, riesce ed ottiene dal prefetto i permessi speciali per circolare anche di sabato con i camion da trasporto terra.

Anche la popolazione si impone con tutti i metodi alle discariche, per la discarica a Spinetta Marengo furono raccolte 4000 firme, ne ottennero la chiusura ma poi ripartì, ed anche per Sezzadio vinta in precedenza, la conferenza dei servizi della Provincia, ne ridiede l’utilizzo. “Ecco non vorremmo vedere come nella terra dei fuochi, il cammion con rifiuti prima e poi quello con terra da scavo poi, ricoprire e tombare l’ennesimo disastro ecologico delle falde acquifere” si sente dire nelle vallate dei No Tav Terzo Valico.

V.R. 15.3.15