
di Monika Crha
Piove, il cielo è plumbeo. I portici pullulano nell’ora dello struscio mentre i ragazzi e le ragazze che da un anno occupano la Cavallerizza Reale con seghe e martelli cercano di restituire uno spazio alla cittadinanza. Uno spazio bene dell’Unesco, che il Comune ha destinato alla decadenza totale per poi ricordarsene nel momento in cui si è accorto dei debiti.
Ma che cos’è l’Assemblea Cavallerizza 14:45 e chi sono i ragazzi e le ragazze che hanno occupato la Cavallerizza? I ragazzi dicono chiaramente che l’Assemblea Cavallerizza 14:45 è un luogo dove le decisioni si prendono sul consenso, non con le votazioni. Le idee che portano avanti devono quindi essere condivise pressoché da tutti. Naturalmente questo rende i processi più lenti ma porta a una collaborazione effettiva. Perché tutti sono decisori e tutti portano il loro contributo, anche a livello effettivo.
Come procedono quindi i lavori?
I lavori di trasformazione all’interno servono a creare uno spazio bello, dove accorpare la socialità e le attività che possono essere fatte dalla comunità intera. Nella manica lunga costruiremo un piccolo bar con libreria, una piccola biblioteca. E metteremo dei computer. Ci sarà un palcoscenico all’italiana, per aggiungere al teatro concerti. Gli altri spazi diverranno laboratori, piccoli set cinematografici, set per effetti speciali, per il chroma key. Uno spazio a usufrutto pubblico.
Vi servono dei materiali per fare tutto questo. Chi vi aiuta economicamente?
Abbiamo recuperato dalla struttura stessa tutto ciò che era possibile recuperare e abbiamo un autofinanziamento che ci permette di fare fronte alle spese per le attrezzature, i materiali. Non possiamo fare un discorso economico. Fa parte della lotta. Si fa per il bene comune. Ci autofinanziamo con le serate, gli eventi, il bar.
Come sono composte le squadre di lavoro?
C’è una direzione dei lavori. I gruppi qua sono vari e trattano le tematiche che la Cavallerizza si propone. Ci sarà, per questo progetto, una fusione fra il gruppo degli urbanisti e la logistica, che si occupa degli operai. Non vogliamo fare un lavoretto alla buona, vogliamo sia organizzato e che il risultato sia estetica e funzionalità. Come avrai visto l’acustica non è buona, fa freddo, non c’è un impianto elettrico, c’è a malapena il bagno. Ma c’è l’acqua, e questa è cosa buona.
Che lavori fate?
Nelle strutture mettiamo mano solo agli allacci elettrici perché ci sono i fili volanti. Dobbiamo fare un impianto di insonorizzazione alla nostra portata economica. Uno scarico dell’acqua a un’entrata. L’isolamento. Ci sono da aprire le finestre chiuse con il cartongesso quando c’era il teatro. È un luogo che vogliamo abbellire e rendere gradevole. Vogliamo anche fare residenza artistica. Chi ha un progetto ce lo invia e qua può fare casa e bottega. Può dormire qua e lavorare al progetto.
Essendo patrimonio dell’Unesco esiste una normativa. Vi siete informati?
Noi non ristrutturiamo. Nelle parti abitative, nel teatro, non faremo interventi invasivi alla struttura, agli intonaci, alle pietre, al pavimento.Mal che vada lavoreremo nelle parti già violentate. Ci sono di là i ragazzi che legheranno la struttura di legno al container, non al muro. Tutti i tipi di interventi hanno questa logica. Serve gente che ha un po’ di maestria. Mettendo un telo, isoli acusticamente e non fai entrare il freddo. Non è una ristrutturazione. Se comprassimo la Cavallerizza… ma non è una possibilità alla portata dell’Assemblea. Se si facessero entrare persone con competenze, risorse, si potrebbe fare. Senza il costo della ristrutturazione dello stabile ci vogliono 50-70 mila euro per mandare avanti un’attività gestita da noi. E per noi è tanto. Quindi il compito che ci siamo dati, e per il quale siamo qua ad occupare, è dare un esempio alle istituzioni di come poter organizzare e gestire lo stabile.
Vi state informando per trovare eventuali finanziatori?
Non siamo ancora a questo stadio dei lavori. Cercare finanziatori significherebbe rimettersi in circolo nel sistema che ha portato la Cavallerizza all’abbandono. Sarebbe inutile fare un percorso che hanno già fatto in Italia. Noi andiamo avanti, cerchiamo di tener fede a ciò che ci siamo detti un anno fa, un discorso generale di gestione. Confrontandoci con i problemi e risolvendoli. Dare un esempio. Confrontarci con il Sindaco, con i nostri progetti.
Avete iniziato i lavori, sono venute delle persone esterne all’Assemblea.
Molta gente. Ieri una squadra di dieci persone oltre a noi.che viviamo qua. Ma dovrebbero dormire tutti qua.
Quali caratteristiche hanno le persone che vi aiutano a fare questi lavori?
La volontà e la convinzione che la Cavallerizza debba essere a uso pubblico. Vengono a creare questo diritto. Ma naturalmente ogni persona che si voglia impegnare in quel che sa fare viene coinvolta. È aperto a tutti, e cerchiamo di creare momenti nei quali dove c’è socialità oltre il lavoro. Se tutto il giorno sei in ufficio e la domenica ti va di venire qua, ti metto in mano un avvitatore.
Se fate tutte queste cose vuol dire che resterete?
Noi non ci poniamo il problema se ci manderanno via. La Cavallerizza è una piazza e tutto quel che si fa va in piazza. Si guarda avanti, a una cittadinanza che ha a cuore questo posto e lo fa diventare forte.
Avete novità dalle istituzioni?
C’è stato un confronto all’inizio. Ci sono stati incontri con sindaco e assessori i primi tempi. Hanno detto che non diventerà un centro commerciale ma un cinema, un multisala. Un confronto non molto soddisfacente.
Agli inizi di luglio all’assemblea pubblica abbiamo invitato gli assessori e il sindaco. Non si è presentato nessuno, se non gli assessori dell’opposizione: M5S, Sel.
Qualcuno ha mandato comunicazione che non poteva venire per altri impegni e qualcuno ha fatto orecchie da mercante. Ma noi il confronto lo cerchiamo, loro lo evitano. Nemmeno chi sta organizzando la frantumazione della Cavallerizza sa a chi dare e a chi no. È rimasto comunque poco. L’edificio che è andato in fiamme, la manica corta, ma lì il discorso è diverso. La manica lunga e la parte interna della caserma. Lo spezzettamento del complesso comunque è iniziato con la cessione all’Edisu. Noi stiamo trattando per la manica lunga e il maneggio. In particolare la manica lunga.
Come sono i rapporti con i vicini?
Sono ottimi. Abbiamo rispetto l’uno per l’altro. I vicini sono la polizia, l’Edisu, l’Associazione Euro 3, dove c’è una signora che mi riporta sempre il mio gatto che scappa per stare con lei, e altre associazioni dove fanno corsi di lingue per la terza età. Collaboriamo, vengono agli incontri, all’assemblea.
Fra assemblee, assi di legno, seghe e martelli qua ci si dà da fare. Ogni giorno.
M.C. 12.10.14