Caselli magistrato in pensione contro i No Tav

Il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli incontra i giovani dell'associazione LiberaIl giorno di Natale l’Huffngton Post ci regala un’intervista al pensionando magistrato Gian Carlo Caselli e titola “Il cantiere Tav è un laboratorio di violenza”.

Titolo curioso per due motivi. Il primo di carattere semantico: a leggerlo tutto di un fiato pare che il cantiere stesso sia un campo di addestramento militare. Chissà cosa ne penserà Virano. Il secondo è di ordine giornalistico: l’intervista racconta il percorso professionale di Caselli, le tappe principali della sua carriera, le meritevoli battaglie condotte e i contrasti con la politica e con l’informazione ma il titolo punta tutto sulla polemica in corso con il mondo No Tav.

Eppure lo stesso Caselli, parlando dei No Tav, esordisce affermando che il movimento, nella grande maggioranza è fatto di persone molto per bene. Sappiamo che la polemica con il magistrato è quanto mai aperta sulla questione dell’interpretazione dell’uso della violenza (il più delle volte presunta a priori) e sulla sua condanna. Egli accusa il movimento, e certi intellettuali, di non dissociarsi chiaramente dalle azioni violente di singoli gruppi. La replica dei No Tav è altrettanto determinata nell’accusare la magistratura torinese nel non considerare le numerosissime denunce presentate nei confronti delle forze dell’ordine per le azioni violente commesse in Valle. Sulla questione dei boicottaggi la discordanza non potrebbe essere più abissale: ciò che per il movimento è azione non violenta di boicottaggio (commessa su cose e non su persone) per la magistratura sono atti che tracciano un chiaro indirizzo di volontà terroristica. Chissà cosa ne direbbe Ghandi.

Un’analisi dell’intervista fa emergere alcune contraddizioni. Caselli afferma che non siamo in un periodo riconducibile o assimilabile a quello degli anni di piombo però esterna un timore di una violenza “espansiva”. L’atteggiamento de facto della Procura di Torino si indirizza però verso l’ipotesi che il magistrato nega e ne hanno data chiara e ampia dimostrazione gli avvocati del Legal Team durante il recente convegno tenutosi a Bussoleno.

Lo stesso Caselli lamenta che la politica delega alla magistratura dei compiti che non sono di sua competenza e che la stessa questione Tav richiederebbe più coerenza come nel caso delle compensazioni.

Peccato che al nostro non sia ancora venuto in mente che questa delega in bianco alla magistratura sia proprio una strategia voluta per non dover discutere politicamente la questione Tav in un confronto pubblico che per il regime risulterebbe perdente e che l’atteggiamento dell’informazione faccia da spalla per conseguire questo obiettivo.

Speriamo la pensione gli porti consiglio…

Davide Amerio 26.12.13