
di Giulia Ferro
Nel cuore di Barriera di Milano le forze dell’ordine hanno dato sfoggio di sé blindando con i loro scudi l’incontro in Circoscrizione tra un vecchio giudice in pensione, uno storico parlamentare del Pci torinese, la Presidente della Circoscrizione e il Presidente della sezione Anpi dedicata a Renato Martorelli.
Un’occasione triste, organizzata per pochi, circa una cinquantina le presenze in una sala in cui il vetero stalinismo si è accompagnato all’arroganza della magistratura torinese, in una cornice preparata con cura da una rampante amministratrice in quota Pd.
Circa un centinaio i volti della protesta in strada, per la maggior parte giovani, ma non solo, a dimostrazione che non sempre l’avanzare dell’età si accompagna al conservatorismo e alla rassegnazione.
Un piccolo scampolo di quel movimento No Tav che collega appartenenze e generazioni ha dato vita a una sonora azione di disturbo, stante come sempre l’impossibilità forzata di accedere alla sala dell’incontro. Già, perché chi accusa le lotte sociali di terrorismo, come il giudice Caselli, e chi prevarica sulla popolazione utilizzando le forze dell’ordine, come Nadia Conticelli, non accetta mai alcun confronto diretto, nessun dibattito.
Slogan, battitura sui cassonetti, musica e un improvvisato corteo per il quartiere hanno dimostrato ancora una volta che le idee di libertà e di un diverso modello di futuro non si possono schiacciare con l’autoritarismo.
Molte le persone sui balconi e affacciate alle finestre, incuriosite, ad ascoltare la voce e le spiegazioni di chi sta combattendo la nuova Resistenza.
Caschi e manganelli, giornalismo venduto a padroni e governanti, magistratura… questo è il vero terrorismo, colluso e intrecciato alla mafia, capace di tutto contro chi sceglie di lottare in prima persona.
Caselli in Barriera è un altro tassello da mettere insieme a tanti innumerevoli abusi di potere, una riprova del fatto che chi è abituato a rubare la vita degli altri, come sta succedendo per Chiara, Mattia, Niccolò e Claudio, non si fa scrupoli.
Mettere in relazione le lotte sociali con il terrorismo, come citava il primo volantino dell’evento, è un atto gravissimo, un’accusa inaccettabile e falsa, una manipolazione delle coscienze che anche questa volta è stata rispedita al mittente.
Uno solo dei manifestanti è riuscito a entrare in sala, piantonato a destra e a sinistra da solerti digossini pronti a intervenire a ogni cambio di postura.
Ha ascoltato senza intervenire la lunga sequela di contraddizioni e banalità, decidendo di non parlare perché lo spettacolo autocelebrativo e falso dei due tristi vecchi della serata, una sorta di cimitero degli elefanti, non meritava neanche la considerazione di una domanda o lo spazio di una osservazione.
G.F. 07.03.14