Cannabis la sublime ignoranza della politica

Prosegue sull'argomento "droga" l'ipocrisia di una parte consistente della classe politica che non conosce il problema, o fa finta di non capirlo.

di Davide Amerio.

Torna il grugno duro del “potere” sulla “droga”, sulla Cannabis. Una ipocrisia che perdura da oltre trent’anni. Slogan decotti in salsa salviniana, perbenismi di facciata di politici che impongono regole contro le ragionevoli certezze della conoscenza.

Furono i Radicali di Marco Pannella a lottare contro il proibizionismo sulle droghe. Lo stesso Marco si immortalò, per farsi arrestare con bustine di marijuana, fedele all’idea della lotta non violenta. 

I Radicali di allora, non erano certo le Sardine di oggi. tanto inoffensive contro il potere, in misura di quanto, il potere stesso, le adula. 

Un minimo di cognizione storica dimostra come il Proibizionismo sia perdente su tutti i fronti. Concetto ribadito da decenni, ma mai assimilato da quelle parti politiche che fanno degli slogan un progetto politico privo di sostanza.

Gli economisti sanno che la “droga”, nelle sue varie forme, è un prodotto a domanda fortemente inelastica, ovvero, il cambiare del prezzo sul mercato (il suo aumento), influisce in maniera minima (insignificante) sulla quantità venduta. 

Questo perché il “drogato” è un “malato” che ha bisogno di aiuto, e che non può smettere di assumere sostanze come e quando vuole. La proibizione, non fa altro che rendere più alto il prezzo della droga sul mercato; arricchisce le attività criminali; conduce verso il crimine il tossicodipendente, che avrà sempre più bisogno di denaro per soddisfare la propria esigenza immediata.

L’antiproibizionismo non ha mai significato “droga libera”, bensì un differente approccio al problema, che non può essere affrontato nei modi beceri, e inefficaci, di questi decenni. Sopratutto continuando a rifiutare la necessaria distinzione tra droghe “leggere” e quelle “pesanti”, che comportano livelli diversi di assuefazione e conseguenze sulla salute.

Vieppiù quando lo Stato stesso, e quindi i politici che lo governano, si comportano da perfetti ipocriti. Alcol, fumo, gioco d’azzardo, lotterie, possono costituire “dipendenza”, al pari degli stupefacenti. Ma nessuno si sogna di dire che vanno proibiti, o che lo Stato non deve essere “spacciatore”.

Se solleviamo un lembo di queste ipocrisie, siamo asfissiati dalla puzza di marciume. Fu il radicale Capezzone a dichiarare che “se porti un cane antidroga a Montecitorio… è il cane che si arrende!”.

In anni non molto lontani fu bloccato un corriere che entrava liberamente dentro i palazzi del potere a Roma. Sono sufficienti le cronache giudiziarie, anche recentissime, per trovare politici (sopratutto dell’area politica irremovibile), con strette connessioni con i clan della malavita criminale, che sul traffico della droga hanno fondato le loro ricchezze, e sono diventati “spacciatori” di consenso elettorale per i loro protetti.

Per non dimenticare i livelli di Cocaina riscontrati nell’aria e nei fiumi della “Milano da bere”. E come non ricordare i festini del Bunga Bunga che han fatto il giro del mondo? Eppure le logiche proibizioniste, giungono, per la maggior parte, da quell’area politica che ha difeso, a spada tratta, il suo maggior protagonista.

Il grande circo dell’ipocrisia continua il suo patetico, e anacronistico, spettacolo. Oggi mettendo anche in crisi aziende che sulla canapa hanno fondato delle attività legittime. Gli utilizzi di questa sono pressoché infiniti, con costi contenutissimi, e benefici per l’ambiente, e per la salute umana (terapie del dolore).

Il problema della dipendenza da sostanze è troppo serio per lasciarsi abbindolare da questa banda di ipocriti senza pudore.

Quindi, quando sentite un politico applaudire al proibizionismo, ricordate che ne esistono solamente di due specie: o sono ignoranti della materia, o sono in malafede. Perché di “fumo” non è mai morto nessuno. Muoiono i tossici abbandonati a se stessi, e quelli ridotti a servi della criminalità.

Invece, a causa delle inadempienze, al proprio dovere, di certi politici, è morta,  parecchia gente.

(D.A. 18.12.19)