Cade l’impianto accusatorio del Processone No Tav

Confermate 7 posizioni ma con meno capi d'imputazione, uno imputato assolto per non aver commesso il fatto e ad un'altra posizione sono stati tolti i risarcimenti. Un'accusa che verteva essenzialmente su danni arrecati senza la presenza di certificati medici.

di Valsusa Report

Tutto da rifare in appello, cade l’intero impianto accusatorio del processo che vide imputati 38 No Tav nel 2016, rei di aver colpito gli agenti nello “sgombero dell’allora Libera Repubblica della Maddalena (da allora in esilio)”, come riportavano i siti del movimento. Dunque la VI Sezione Penale della Cassazione di Roma emette sentenza: un nuovo processo si dovrà tenere per 26 condanne, un nuovo processo di appello con condanne da rideterminare. Il commento di uno dei legali difensori “mai vista sentenza così massacrata dalla Cassazione”

Le condanne passate in giudicato

Confermate 7 posizioni ma con meno capi d’imputazione, uno imputato Perottino Luca assolto per non aver commesso il fatto e ad un’altra posizione Guido Fissore sono stati tolti i risarcimenti ai sindacati Ff.Oo e annulla la costituzione di parte civile dei tre agenti feriti da Nucera Mario. Vengono annullati anche a vario titoli i risarcimenti per i sindacati di polizia, il Ministero della Difesa, il Viminale, il Ministero dell’Economia e gli agenti feriti avevano richiesto. Cadono per quasi tutti i capi di imputazione Capo 3, vengono sforbiciati i risarcimenti ma per i restanti capi d’imputazione si andrà a nuovo giudizio d’appello.

I fatti della lontana estate 2011

Era il 27 gennaio 2015 quando alle ore 14.50, in aula bunker del tribunale le Vallette di Torino, il giudice Bosio, sciorinava l’elenco dei nomi dei 53 attivisti. Riportiamo di seguito un pezzo dell’articolo di Daniela Giuffrida:

nell’estate del 2011, durante due manifestazioni che videro coinvolte oltre 80.000 persone, si resero protagonisti di episodi di resistenza e lesioni ad alcuni poliziotti. Le accuse per i reati di lesioni, danneggiamento e violenza con minaccia a pubblico ufficiale vengono tutte riconosciute e così anche le aggravanti (utilizzo di armi, “travisamento”, lancio di pietre, bombe carta e raggi di segnalazione).

La lettura della sentenza dura a lungo, nome per nome vengono lette le accuse, le pene inflitte, le sanzioni pecuniarie ecc. Il silenzio è totale, nonostante la presenza in aula di un gran numero di attivisti. Man mano che l’elenco si aggiorna di nuovi nomi e nuove pene, l’atmosfera si scalda, ci si rende conto che nessuno è stato “risparmiato”: ad esclusione di 6 attivisti assolti per non aver commesso il fatto (fra questi troviamo Nicola Arboscelli, noto attivista No Muos), gli altri 47 dovranno spartirsi oltre 140 anni di  galera e pene pecuniarie che superano il centinaio di migliaia di euro.

I No Tav avevano ragione

“Condanne pesanti che vanno a confermare il teorema accusatorio di una Procura che ha dettato regole e modi del processo al Tribunale il quale, assolutamente passivo e asservito ai poteri in gioco, ha permesso che tutta una serie di forzature e intimidazioni ai danni dei testimoni avvenissero, senza battere ciglio. Il giudice Bosio aveva voglia di andare in pensione – dichiarano i No Tav sul loro sito – e chiudere la carriera assecondando i soliti noti (potenti,amici dei potenti e amici suoi) e così ha fatto.” si sentiva allora nell’aula bunker del carcere delle vallette, l’impianto accusatorio verteva essenzialmente su danni arrecati senza la presenza di certificati medici come si vede in questo video delle difese. O con tesi mediche discordanti.

Colpiti dai loro stessi gas lacrimogeni

Un’altra accusa sovente riportata sono i danni da gas lacrimogeno alle Forze dell’Ordine, lo stesso che loro hanno lanciato in abbondanza (3400 circa i proiettili lanciati in quelle giornate) tutti allora si interrogarono, ma perchè non avevano le maschere?, probabilmente lo ha fatto anche la cassazione. Qui tutta la sequenza di video del Processone dove le difese dimostrano l’insussistenza dell’accusa.

V.R. 27.4.18