Brasile, tra poco è carnevale. Mesi di scontri nella capitale, 140 morti

Il nuovo governo azzera la spinta sul diritto di uguaglianza del Governo Lula

di Manfredo Pavoni Gay.

Dopo alcuni mesi dal golpe tecnico che ha portato il neo liberista Michel Temer, del Partito del Movimento Democratico Brasiliano, a essere Presidente del Brasile, al mio ritorno a Bahia, ho trovato il paese più triste e più confuso, più caro e le persone più preoccupate più impoverite più depresse. Sono basti pochi mesi per cancellare pesantemente le speranze gli ideali, ma anche conquiste e progressi che sembravano fino a ora acquisiti.

Come si dice quando le forze conservatrici e autoritarie si uniscono i risultati si vedono subito. Ecco alcuni dei provvedimenti intrapresi dal Presidente Temer e dalla cricca di deputati e senatori che lo sostengono.

Ridimensionamento dell’INCRA l’Istituto per la riforma agraria e per la demarcazione delle terre dovute alle Comunità Quilombola e alle Comunita Indigene. Abolizione del Ministero delle Pari Opportunità e delle Differenze di Genere e dei Diritti Umani. Innalzamento delle pensioni a 65 anni di età e 49 anni di lavoro effettivo in un Paese dove la vita media si attesta sui 72 anni. Riduzione del programma di costruzioni delle universita federali nei diversi stati brasiliani.

Taglio del 30% (diversi miliardi di euro) della spesa sanitaria con la quasi totale cancellazione del SUS il servizio di salute pubblica e delle spese sociali. Blocco alle spese sociali fino al 2027. Cancellazione del programma introdotto dall’ex presidente Lula “Brasil sin frontera” che finanziava scambi di studenti brasiliani per un anno in università estere. Riduzione del finanziamento alla scuola pubblica media e superiore.

Inoltre per quanto riguadra la scuola superiore le materie  obbligatorie sono state ridotte a 4: matematica, portoghese, inglese e informatica. Filosofia, storia, geografia sono divenate materie facoltative con il rischio che molte cattedre saranno chiuse definitivamente.

Per molti, in particolare per gli afrodiscendenti indigeni, “il governo Temer è un governo di restaurazione coloniale e questo golpe va inteso proprio in una prospettiva di razza e di genere per ricacciare in fondo coloro che da secoli soffrono sulla loro pelle e sui loro corpi le ineguaglianze e il razzismo nascosto verso chi non appartiene alla classe bianca dell’elite economica e al genere maschile che poi è l’immagine di questo governo”.

Dieci giorni fa il paese è stato coinvolto nell’emozione suscitata dalla morte della compagna Marisa Letizia moglie di Luiz Inácio da Silva detto Lula, 44 anni, nata da una famiglia di immigranti italiani di origine contadina che provenivano da Palazzago in provincia di Bergamo. Dona Marisa come veniva chiamata dai compagni del PT aveva iniziato a lavorare a 13 anni in una fabbrica come metalmeccanica e aveva conosciuto Lula nel sindacato in cui militava. Era lei che aveva cucito a mano con una stoffa acquistata in Italia la bandiera del PT con la stella rossa in centro.

Come lo stesso Lula ha detto in un memorabile discorso il giorno del suo funerale (è stata cremata il 14 febbraio scorso) “Marisa ha sempre lavorato, non ha mai voluto apparire come first lady negli otto anni della mia presidenza, anzi ha sempre tenuto un profilo basso e riservato”. E’ morta infelice per le accuse di corruzione e di appropriazione indebita di denaro che sono cadute sulla sua famiglia per le continue visite della polizia alle cinque del mattino alla ricerca di documenti che potessero incriminare l’ex presidente. Documenti che fino ad ora non sono ancora apparsi.

L’ex Presidente della Camera il fondamentalista evangelico Eduardo Cunha, in carcere da qualche mese, inizia a parlare e a scaricare parte delle responsabilità del golpe e dello scandalo della Petrobras (qui in Brasile si chiama Lava Jato “Autolavaggio” una sorta di Mani Pulite tropicale) anche sull’attuale presidente Temer che comincia a traballare nonostante abbia ancora il controllo del Congresso.

Dopo i gravi incidenti nello stato dello Spirito Santo e in particolare nella Capitale Vittoria (140 morti in due settimane) a causa dello sciopero per protestare contro i salari bassi e il lavoro rischioso, ieri a San Paolo, il MTST (Movimento Trabalhadores Sem Techo) ha occupato la principale Avenida Paulista con 30000 persone.

Sono scese in strada per protestare contro la drammatica situazione abitativa di migliaia di famiglie di lavoratori che vivono in catapecchie senza fognature ne acqua corrente nella grande e opulenta megalopoli di San Paolo. Gulherme Boulos il leader del MTST ha chiesto ai militanti di restare in strada fino a che il Governo Temer non ritirerà il progetto di cancellazione del programma di edilizia popolare Minha Casa Minha Vida voluta dall’ex presidente Lula.

M.P.G. 17.2.17