
di Manfredo Pavoni corrispondenza dal Brasile.
IN BRASILE HA VINTO JAIR BOLSONARO DOPO UNA CAMPAGNA ELETTORALE INFARCITA DI FAKENEWS E VIOLENZE
Jair Bolsonaro è un militare in riserva e non è proprio l’uomo nuovo, l’antipolitico fuori dal sistema. Da 27 anni infatti è deputato federale al suo settimo mandato ha cambiato almeno 5 partiti nella camera brasiliana.
Figlio di una famiglia di origine italiana, si è formato all’accademia militare di Rio de Janeiro e prima di fare il deputato ha fatto l’ufficiale dell’esercito.Durante il suoi 25 anni di deputato ha proposto tre progetti di legge tra cui uno sulla liberazione delle armi in un paese dove ogni giorno muoiono circa 15 persone per uso di arma da fuoco.
Quando la presidenta Dilma Roussef venne cassata dal parlamento nella dichiarazione di voto Bolsonaro rese omaggio a Carolos Ustras il militare che fu responsabile delle torture contro la Roussef che negli anni settanta era in carcere accusata di resistenza armata contro la dittatura. Durante la sua campagna ha invaso i social con notizie false sul suo avversario il professore Fernando Haddad e sul Pt accusandoli di aver stuprato bambini di aver rubato, di aver imposto il comunismo e la “cubanizzazione” del Brasile. Uno degli suoi consiglieri elettorali si chiama Steve Bannon ultra conservatore americano, che ha avuto un ruolo anche nella campagna italiana del partito della Lega Nord e del suo presidente.
Bolsonaro ha vinto con il 55% circa 58 milioni di persone lo hanno votato ma tra chi si è astenuto o ha votato Haddas ci sono almeno 80 milioni di persone che non lo hanno votato. Anche se l’elezione è finita, la resistenza del popolo brasiliano unito nel Frente Brasil Popular continua, con una grande manifestazione in tutte le città tenutasi martedi 30 ottobre per ricordare Marielle Franco uccisa a Rio de Janeiro dopo che usciva dal parlamento statale nel mese di marzo delitto tuttora impunito, Moa katandé leader baiano del movimento negro e maestro di capoeira ucciso il giorno dopo il primo turno da militanti che inneggiavano a Bolsonaro, e Charliane Vieira uccisa durante una carovana elettorale in appoggio al candidato delle sinistre Haddad.
Bolsonaro e i settori più conservatori legati ai militari con menzogne violenza, e il sostegno di un potere giudiziario quantomeno discutibile, sono riusciti a conquistare la Presidenza della repubblica, ma in tutto il Brasile i movimenti sociali sono pronti a resistere all’ondata di leggi truculente; come il diritto di sparare, la privatizzazione di tutte le università federali, la proposta di legge che Bolsonaro ha sempre esibito in campagna elettorale di poter denunciare i professori che all’università parlano di politica o esprimono le loro opinioni, che si chiama “Escola sin politica”.
Lrda Paulani professora all’Uspi di San Paolo sostiene che il governo Bolsonaro approfondirà le leggi antidemocratiche e iper liberali del governo Temer e sostiene che le ultime elezioni in molti paesi del mondo, segnano che il neoliberismo ha sempre meno bisogno della democrazia liberale per portare avanti le misure economiche a favore dei più ricchi, in una situazione geopolitica dove i cambi climatici e la progressiva riduzione delle risorse mette necessità un’accelerazione dei processi predatori della natura, e di privatizzazione, con conseguente riduzioni dei diritti per tutti.
Un governo il cui vicepresidente è il generale Moura legato ai settori golpisti delle forze armate che il giorno dopo, per festeggiare la vittoria di Bolsonaro, ha organizzato una sfilata militare nel pieno centro di Rio de janeiro.
Un governo che ha nel suo programma la cancellazione di tutte le leggi che assicuravano, almeno sulla carta, una parità di genere il diritto delle minoranze nere, e indigene, per entrare nell’università; il matrimonio delle coppie omosessuali; le quote per le minoranze, che i governi precedenti con tutte le contraddizioni, e i limiti, che avevano, cercato di garantire, per creare un paese più giusto ed egualitario.
Bolsonaro ha vinto dopo un golpe politico che ha eliminato la presidentessa eletta, per instaurare un governo golpista, quello di Temer, che ha scaricato sui lavoratori e piccoli impresari i costi della crisi economica che ha colpito il Brasile nel 2015, e in ultimo, ma forse più importante, ha fatto fuori politicamente e legalmente l’ex presidente Lula che era dato come favorito nelle elezioni, ma è stata condannato a 12 anni di carcere e impossibilitato a partecipare.
Il leader del Movimento Sem Terra, Jao Pedro Stedile, sostiene che il Pt deve ritornare a fare poltica tra la base, fare educazione nelle periferie, e nelle campagne, ritornare insomma alle origini del progetto paese che ha portato alla vittoria di Lula nel 2001. Nei prossimi mesi si vedrà il carattere antipopolare e autoritario del governo di Bolsonaro, ma anche i governi autoritari e antidemocratici hanno le loro debolezze, temono una società organizzata che sappia resistere, e soprattutto, temono i movimenti sociali, la loro forza, popolare la loro unità.
(M.P. 31.10.18)