Basilicata. L’oro nero del Texas italiano

Cambiare geografia bisogna. La nuova regione si chiamerà per lo Sblocca Italia Basilicaxas, o Texania. Vedremo. Per adesso cominciamo a trivellare per cavarne petrolio, per il nome c’è tempo.

di Massimo Bonato

Mentre Matera è eletta a capitale europea della cultura, il destino della sua regione si gioca a Roma, dove i politici si abbeverano ai pozzi di Eni, Shell e Total. Lo Sblocca Italia ha preparato la tavola a cui tutti possono sedere. Perché, Dio piacendo, di soldi ce ne saranno per tutti. Almeno per far tacere chi avrebbe bisogno d’altro, tipo turismo e agricoltura, scelte industriali fatte in casa e non nei Palazzi della capitale.

Ma lo Sblocca Italia schiude le porte alle trivellazioni in una Basilicata già ampiamente sfruttata. Sono a oggi 38 i pozzi produttivi che giovano 85 mila barili di greggio al giorno. Ma sono 479 (271 in provincia di Matera e 208 in provincia di Potenza) le località dove sono stati effettuati sondaggi risultati positivi.

Chi esulta è il governo della Regione, con in testa Marcello Pittella, il governatore, per le “grandi opportunità” che si aprirebbero per la Basilicata.

Chi non esulta sono i lucani. Cinque giorni di mobilitazioni studentesche tra l’8 e il 15 novembre hanno portato in piazza migliaia di giovani al grido di “Trivelle a casa di Pittella”, convinti, come cominciano a esserlo in molte parti del Paese, che l’articolo 38 dello Sblocca Italia sarebbe da portare davanti alla Corte costituzionale, perché di fatto blocca ogni competenza territoriale, ne ammutolisce dissensi e proposte, e avoca alla capitale ogni decisione in fatto di autorizzazioni ambientali. Manifestazioni a Potenza e a Matera, dove si tornerà in strada il 23 novembre.

La questione è dunque politica, perché lo Sblocca Italia solleva Regioni e Comuni dalla facoltà di decidere del proprio futuro; economica, perché le risorse che la regione vorrebbe veder incentivare sono il turismo e l’agricoltura; ambientale, perché i soldi copriranno i comuni di royalties, ma non saneranno la paura che i fumi dei pozzi facciano verosimilmente aumentare il rischio di mesotelioma e carcinoma polmonare; ecologica, perché nessuno ha ben chiaro dove finiscano i reflui tossici provenienti dai pozzi, tanto che la Procura di Potenza ha già avviato un’indagine, sfatando la solita teoria del complotto del No a tutto e contro tutti.

M.B. 18.11.14