Autoporto a SanDidero? Corsi e ricorsi storici per spreschi e devastazioni in Val di Susa [foto]

L’approvazione del progetto TAV che prevede la costruzione della Stazione Internazionale a Susa impone lo spostamento dell’autoporto da San Giuliano di Susa proprio a San Didero.

di Semi Serio

Autoporto. La possibilità che si stacchino metastasi dal “cancro rappresentato dal cantiere TAV di Chiomonte” (cit.) non è più così remota e i terreni di San Didero compresi  tra Autostrada, S.S. 25 e canale scolmatore sono a forte rischio di infezione.

L’approvazione del progetto TAV che prevede la costruzione della Stazione Internazionale a Susa impone infatti lo spostamento dell’autoporto da San Giuliano proprio a San Didero.

Meglio sarebbe dire il “ritorno” a San Didero perché nei primi anni 80 tale impianto è stato previsto ed è stato completato quasi in tutte le sue parti.

Molti i soldi pubblici spesi. Quasi ultimata la struttura, con i suoi uffici arredati di infissi e sanitari si congelò. Fu così che a pochi passi dalla meta, nella seconda metà degli anni ’80 si “considerò” fosse più “funzionale” avere l’autoporto a San Giuliano di Susa. San Didero vide così abbandonata al suo destino di degrado la “cattedrale nel deserto” valsusina, la si vede ancora laggiù nella piana oltre il canale.

Così, mentre a San Giuliano di Susa veniva inaugurato l’autoporto segusino, a San Didero cominciò il saccheggio della struttura abbandonata. Tutto ciò che poté essere asportato, come infissi e sanitari, venne rubato.

“L’androne principale è diventato un luogo in cui gli skater si sono costruiti gli ostacoli necessari per poter fare le loro evoluzioni. I writers hanno abbellito e colorato un posto grigio e abbandonato con volti e scritte e disegni. Questi gli unici segni di arte e civiltà.” (cit.)

55 milioni la previsione di spesa per far tornare ad essere autoporto l’autoporto che doveva essere, ma che non fu.

Oggi l’intera area è in totale stato di abbandono, i prati che circondano lo scheletro di cemento sono ricoperti di rifiuti e, il sottosuolo, drammaticamente segnato dall’interramento (avvenuto nei primi anni 2000) di fusti contenenti sostanze tossiche che altrimenti sarebbe stato troppo oneroso smaltire. Reato andato in prescrizione ma terreno, tutt’ora da bonificare.

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