Attacco alle libertà in Colombia

In Colombia la comunità di pace di San José de Apartadò subisce ancora la violenza neo-paramilitare.

di Valsusa Report

Anche la Colombia rientra nella convenzione in sud america che protegge le popolazioni ostili alla guerra e alle armi. Con sede a San José (Costa Rica), la Corte interamericana dei diritti umani è un tribunale internazionale, a carattere regionale, volto alla tutela dei diritti umani.

Istituita con la Convenzione americana dei diritti umani del 1969, la Corte è competente a conoscere i ricorsi presentati da individui contro gli Stati responsabili di violazioni dei diritti fondamentali.

Una ferma condanna

Il viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Mario Giro, ha condannato l’attacco avvenuto ad opera di quattro uomini armati appartenenti a gruppi neoparamilitari che hanno cercato di assassinare il leader della Comunità di pace, Germàn Graciano Posso.

Il viceministro sulla sua pagina Facebook: “Con sdegno abbiamo appreso che uomini armati hanno ancora una volta minacciato di morte e anche ferito alcuni rappresentanti della Comunità di Pace “Operazione Colomba”.

Paramilitari minacciano i civili e i volontari internazionali

In Colombia, il 9 febbraio alcuni paramilitari con le insegne delle AGC (Autodefensas Gaitanistas della Colombia) avevano già minacciato di sparare ai volontari internazionali.

Il corpo non violento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII è presente anche in Colombia dal 2009, “Siamo estremamente preoccupati per l’escalation di violenza, le minacce alla popolazione civile e ai volontari internazionali, che si stanno registrando in queste aree si susseguono di giorno in giorno”, dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile Generale della Papa Giovanni.

Dopo l’armistizio in Colombia, gruppi neoparamilitari hanno occupato le terre lasciate libere dalle FARC. Un processo di smobilitazione stabilito dagli accordi di pace de L’Avana.

In mezzo c’è la Comunità di pace di San José de Apartadó che è una delle oltre 50 Comunità di pace colombiane che resistono con gli strumenti della non violenza alla guerra e allo sfollamento forzato, reclamano con forza il loro diritto a essere riconosciute come popolazione civile, come comunità di contadini.

La Comunità si trova nella giurisdizione di San José de Apartadó, è la più grande per estensione del Comune di Apartadó, nella regione di Urabà, al nord ovest della Colombia.

La comunità difende il territorio dove vive ed è costato dal 1997 ad oggi più di 200 morti e oltre 650 violazioni ai diritti umani e al diritto umanitario internazionale.

Di seguito l’audio di una volontaria dell’operazione colomba:

E il comunicato della comunità colombiana:

La nostra Comunità di pace di san Josè de Apartadò si vede obbligata a comunicare al paese e al mondo l’incursione criminale accaduta la mattina di ieri, 29 dicembre, da parte di un commando paramilitare arrivato nel nostro insediamento di San Josesito con la esplicita intenzione di assassinare il nostro rappresentante legale GERMÁN GRACIANO POSSO.

Sono settimane e mesi che notiamo l’escalation di minacce e di movimenti di persone indirizzati contro la Comunità di Pace. Questo, nonostante le molte denunce e comunicati che abbiamo continuato ad inviare sia alle liste internazionali che alle istituzioni dello Stato colombiano.

Questa la cronaca degli avvenimenti: un paramilitare di nome Arcadio è arrivato alla Comunità con il pretesto di vendere un po’ di cacao – un escamotage per controllare se German fosse presente.

Alle 10.15, pochi minuti dopo, sono arrivati 4 paramilitari fra cui un capo di zona conosciuto come “Felipe” e un altro nome noto , Ricardo Davis; insieme a loro JAMES CARDONA HIGUITA (cc 1038811594) y HUMBERTO ANTONIO LONDOÑO ÜSUGA (CC 1028025340): armi alla mano i quattro hanno costretto alcune persone ad entrare in una stanza, tenendoli sotto minaccia.

I membri della Comunità hanno comunque reagito e dopo una collutazione, sono riusciti ad immobilizzare due dei paramilitari e disarmarne un terzo. Sia lo stesso Germàn che i membri della Comunità coinvolta sono rimasti feriti, così come i due paramilitari resi inermi.

Subito dopo è stata chiamata la Defensoria del Pueblo per consegnare i due prigionieri, che al momento dell’invio del comunicato non era ancora arrivata.

La Comunità ha comunque preso contatto con il Vicepresidente della Repubblica, il Generale Óscar Naranjo, che ha promesso di prendere in esame la chiara complicità della forza pubblica locale che – secondo quanto affermato dalla Comunità – è il fattore chiave della grande libertà di azione dei paramilitari nella zona.

L’attacco del 29 dicembre è – come è evidente a tutti coloro che solidarizzano con la Comunità di San Josè de Apartadò – parte di una serie di attacchi ampiamente annunciati con la complicità delle istituzioni locali. 

Ringraziamo già da ora tutte le reti e i gruppi che nel mondo appoggiano la nostra causa e ci dimostrano incondizionata solidarietà.

Comunidad de Paz de San José de Apartadó

Le organizzazioni volontarie salvano la vita

Vi sono altre organizzazioni internazionali, tra cui la Peace Brigades International (PBI) che da anni sta accompagnando la comunitá di pace. “Il loro impegno, come il nostro, è fare da scudo ai capi villaggio nei loro spostamenti e nei loro soggiorni nei villaggi della comunità”, ci racconta al telefono Gennaro Giudetti appena tornato dall’esperienza in Colombia.

———————————————

La comunità di pace fu fondata nel 1997 e fin dal principio i suoi membri si organizzarono e determinarono alcune regole fondamentali. I cinque principi della comunitá sono:

  1. partecipare nei lavori comunitari;
  2. lottare contro l’ingiustizia e l’impunitá;
  3. non partecipare direttamente o indirettamente nel conflitto, non portare armi;
  4. non manipolare o apportare informazioni a nessuna delle parti in conflitto;
  5. non bere alcolici.

———————————————

La posizione della comunità di San Josè è di neutralità attiva rispetto alle parti in conflitto. La comunità esige che le formazioni armate non entrino nel suo territorio e che rispettino la vita e la integrità dei suoi membri, così come sancito dal Diritto Umanitario Internazionale. Il 23 marzo si sono festeggiati gli otto anni di esistenza della comunitá. Purtroppo si sono dovuti ricordare i piú di 160 morti che sono stati sepolti a causa del conflitto.

Il contrasto con lo stato della Colombia.

Il presidente Uribe, in una dichiarazione pubblica del 20 marzo 2005 ha espresso l’esigenza e la necessitá di organizzare un posto di polizia all’interno di San José di Apartadó. “Le comunitá di pace hanno il diritto di installarsi in Colombia grazie al nostro regime di libertá. Peró non possono, come lo pratica quella di San José di Apartadó, ostruire la giustizia, rifiutare la forza pubblica, proibire il commercio di articoli leciti né limitare la libertá dei cittadini che vivono lí”.

Forzando di fatto la situazione. La prova ne è, che la policia, difficilmente ostacola le formazioni neoparamilitari. Le comunitá hanno deciso di iniziare la costruzione di un nuovo villaggio, in un terreno di sua proprietá che si chiama La Holandita.

La militarizzazione del villaggio di San José, ha causato l’abbandono di numerose famiglie costrette a rifugiarsi nella Holandita. L’attentato è avvenuto in pieno giorno. I nuovi paramilitari eredi delle Autodefensas unidas de Colombia (Auc), hanno alzato il tiro.

I neoparamilitari sono decisi a recuperare il terreno perduto. Nel primo anno di pace, già 139 attivisti sono stati uccisi in Colombia. I sospetti cadono sui di loro. “Mi auguro che la comunità di pace sia tutelata nei diritti umani e si stabilisca una pace vera e duratura nel territorio” ci fanno sapere i volontari.

V.R. (1.1.18)