App per controllare i contatti, qualche dubbio e riflessioni

La APP che dovrebbe consentire di monitorare i contagi è davvero utile? è lo strumento giusto per la prevenzione? oppure sono altre strade da percorrere che la politica stenta ad individuare?

di Franco Trivero.

Non abbiamo ancora la certezza di come sia realizzata l’app specifica, ma da quello che sappiamo usa la tecnologia Bluetooth (connessioni a corto raggio) e non il GPS (tracciamento satellitare, che veniva usato in Corea e altrove). Quindi l’app non traccia i tuoi spostamenti geografici, traccia le altre app con cui entra in contatto ravvicinato.

 Ovvero: non sa che eri al parco in un determinato momento, ma sa con chi eri in quel momento (ammesso che tutti l’abbiano). Inoltre il database dei contatti è solo sul proprio dispositivo, l’app non dovrebbe caricare nessun dato sui server di chi la gestisce finché una persona non viene dichiarata infetta e solo a quel punto dallo smartphone dell’infetto vengono inviati una serie di suoi identificativi casuali e anonimi che consentono agli altri smartphone, scaricandoli, di sapere di eventuali passati contatti a rischio, sempre senza rivelare identità.

Quindi non c’è un tracciamento remoto costante e non c’è un tracciamento dei contatti normali. Questo almeno nello scenario decentralizzato ideale, perché sembra anche possibile l’adozione di un approccio invece centralizzato, ben più pericoloso per privacy e sicurezza.

• Criticità

Se realizzata con l’approccio decentralizzato descritto, questa specifica app non mi preoccupa molto. Quindi quello che mi intimorisce è una possibile graduale normalizzazione dell’uso di vere app di tracciamento prima e autorizzazione alle attività pubbliche poi (es. puoi andare al ristorante, al teatro o cinema solo se hai passato i controlli che decido io), da parte dello Stato. . Cosa molto più pericolosa che gli attuali tracciamenti da parte di aziende private, perché se con loro abbiamo qualche speranza di tenerle sotto controllo, chi controlla i controllori?

Ho fondati dubbi sulla reale utilità sanitaria… Molti dicono sia merito di app simili che in Asia si sia contenuto il contagio, ma potrebbe anche essere merito di altri comportamenti pubblici e privati; da un miglior uso di dispositivi di protezione individuale ad un maggior uso dei tamponi, a diverse abitudini di contatto sociale, a una massiccia sanificazione delle aree e spazi pubblici. Vale il solito discorso che correlazione non significa causazione, e non mi sembra che si siano ancora fatti abbastanza studi per dimostrarlo questo nesso di causalità (tracing -> riduzione contagi).

Né in realtà mi pare così logico suggerirlo come fanno alcuni. Se ora nei luoghi pubblici cambiano le norme di comportamento e protezione, qual è la probabilità che sia in quelle situazioni che si verifichi il contagio? Già adesso sembra che la maggior parte dei contagi avvenga in luoghi affollati, famiglia, ospedale, medici di base che hanno infettato, o RSA.

Il problema di fondo secondo me è proprio concettuale. Il Governo pensa di usare una singola soluzione tecnologica ad un problema che ha molteplici origini e che prima di tutto andrebbe risolto affrontando quelle origini. Con una miglior protezione del personale sanitario, miglior organizzazione della medicina del territorio, miglior educazione delle persone, miglior terapia dei pazienti a casa e in ospedale (cosa che ora si sta imparando a fare conoscendo meglio il virus), ancora maggior numero di tamponi (magari usando campioni causali statisticamente significativi), maggior velocità nei tempi di processamento, minor possibilità di falsi negativi, miglior efficacia e disponibilità di test sierologici, miglior isolamento dei contagiati, miglior monitoraggio delle effettive guarigioni domiciliari, e miglior organizzazione della sanità pubblica in generale (non abbiamo neanche coerenza nel modo di riportare i dati dei pazienti tra Regioni).

Ma prevenzione, educazione sanitaria e sociale prima di tutto: qualcuno può dire che con un giusto comportamento individuale (pubblico e privato, di igiene e distanziamento) c’è un qualche significativo rischio di contagio? Se non impariamo questo staremo sempre ad inseguire il contagio, invece di prevenirlo. E il Governo e le amministrazioni pubbliche devono favorire questi comportanti, non renderli impossibili!

È inammissibile avere mezzi pubblici con gente ammassata. Ed è inammissibile che il personale sanitario ancora oggi non abbia gli strumenti di protezione individuale adeguati per tutelare se e i pazienti.

E dopo la prevenzione analisi, analisi, analisi. Idealmente se uno facesse un tampone ogni mattina in casa prima di uscire si risolverebbero il 90% dei problemi. Ora non è possibile, ma è lì che serve innovazione. Mi sembra strano che con le risorse economiche messe in campo non si possa arrivare a questo o qualcosa di simile.

Per avere le risposte giuste bisogna sempre farsi le domande giuste, cosa tutt’altro che banale, e che determina dove tu Stato o Ente pubblico destini le risorse finanziarie.
Non sto dicendo nulla di rivoluzionario, ma proprio per questo trovo molto ingannevole e illusoria tutta l’enfasi che queste app stanno ricevendo. Con le origini più discusse dei contagi ( RSA, ospedale, in famiglia, stadi ecc..) l’app mi sembra inutile, e senza informazioni precise su altre origini frequenti trovo difficile capire se e quanto l’app possa essere di reale d’aiuto in altri casi, e dubito che lei stessa potrà fornirci queste informazioni, per come immaginata. Può invece avere controindicazioni non indifferenti. Mi rendo conto che le risposte semplici hanno sempre più successo di quelle complesse.

Comunque… se almeno l’app aiutasse il lavoro del personale sanitario nel notificare le persone che è bene si facciano un controllo perché sono state vicino ad un positivo, beh sarebbe meglio che niente… Certo, se però c’è il dubbio che anche solo una della persone non abbia l’app o un giorno abbia lasciato il cellulare a casa o fosse scarico, è tutto inutile, perché il lavoro di contatto manuale va fatto lo stesso.

Installiamola pure, ma non pensiamo che sia lì la svolta. La svolta è molto più noiosa e low-tech: prevenzione e protezione individuale, isolamento efficace e diagnosi rapida.
La mia preoccupazione è che ci sia più interesse a controllare le masse che educarle.. Instillare più la paura che prevenirla…

La crisi che stiamo vivendo coinvolge contestualmente la salute pubblica, l’economia e i rapporti sociali.
La coesistenza contestuale di queste criticità produce un effetto costitutivo sul tempo in cui viviamo.

Possiamo affermare che non siamo più in un’epoca di cambiamenti, ma in un cambiamento d’epoca.
Il rischio di essere coinvolti in una crisi senza precedenti è reale. Compito della politica è trasformare una crisi in un passaggio. Sarà crisi se non interverremo, saranno passaggi se avremo la capacità di dirigere le emergenze in atto.

La Politica ha deciso di rinunciare al suo ruolo funzionale e nobile per lasciare il campo alla medicina, scienza e alla tecnica…Tutto giusto? Solo in parte perché gli interessi in gioco sono tanti…Salute, economia e democrazia… Compito della POLITICA è occuparsi di Tutti e tre…

E creare sinergie funzionali ai bisogni della collettività che convergono in un sistema economico complesso…l’aver consegnato il Paese alla scienza, alla medicina e tecnologia ha fatto sì che ogni singolo settore ragioni a compartimenti stagni e alimenti interessi di cui ciascuno è portatore, trattandosi di lobby a cui non è sfuggita l’opportunità.

Si sta creando un cortocircuito…Ed è quello che sta accadendo, sulle aperture, modalità ecc… Avendo abdicato al suo ruolo, la Politica ha rinunciato alla sua essenza. Concludo con un ricordo di Sepùlveda:

So e sono convinto che lo sforzo per spiegare, per definire, per individuare tutto quel che si frappone tra noi e il diritto supremo alla felicità sia oggi il lavoro politico più importante che si può fare.

Purtroppo è la felicità di vivere una vita degna di essere vissuta, che ci stiamo giocando!