
di Bruno Garrone.
Capita a tutti i possessori di animali domestici di correre dal veterinario perché il nostro “cucciolo” si sente male. Le patologie sono tante e la medicina veterinaria è molto ampia. Quando ci siamo tranquillizzati perché il dottore ha scoperto ciò di cui soffre e ci ha prescritto la cura, lo sconcerto ci assale in farmacia con l’acquisto dei medicinali. In genere una batosta mica da ridere. Curare il nostro compagno animale comporta un esborso di denaro piuttosto oneroso. All’apparenza questi costi sembrerebbero giustificati dalla specificità dei medicinali prodotti per i nostri amici animali ma non è proprio così.
Le medicine sono composte di molecole e queste molto sovente sono le stesse presenti nei medicinali per la cura dell’uomo, cambia solamente il nome. E ovviamente il costo: quelle per gli animali sono molto più care. Ma sono i veterinari che decidono di farci pagare di più?
Assolutamente no! Al solito le norme italiane sono formulate per compiacere i “poteri forti” tipo le cause farmaceutiche. Ecco allora che la legge impone ai veterinari la prescrizione di medicinali “ad uso veterinario” e, solamente nel caso in cui la molecola non fosse disponibile in alcun prodotto dedicato, possono prescrivere i prodotti per gli umani. In Italia la Normativa che regola l’uso e la prescrizione dei farmaci veterinari è il Decreto Legislativo 193/2006, “Attuazione della direttiva 2004/28/CE recante codice comunitario dei medicinali veterinari”, del 6 aprile 2006, G.U. n. 121 del 26 maggio 2006 – Supplemento Ordinario n. 127.
In questa normativa viene stabilito l’obbligo della prescrizione sanitaria specifica per uso veterinario; difatti i veterinari sono obbligati a scrivere il nome del prodotto commerciale e non la molecola come nel caso di un medico per gli “umani”: solo nel caso in cui il prodotto non fosse disponibile – quindi nessuna casa farmaceutica l’abbia prodotto con la specifica “per uso veterinario” – allora c’è la deroga per prescrivere un farmaco tradizionale.
I farmaci “generici” per animali sono un tabù, mentre il giro di affari per le aziende farmaceutiche sui medicinali veterinari si aggira intorno ai 600 milioni di euro all’anno. Il veterinario che volesse aiutare qualche persona con problemi di reddito tali da non poter acquistare i farmaci e prescrivesse quelli tradizionali rischia sanzioni salatissime. Così a volte proprietari decidono autonomamente di usare medicinali per umani sugli amici di casa rischiando di sbagliare le dosi e compromettere ancora di più la salute dell’animale.
Sul piede di guerra per fronteggiare questa ingiustizia c’è il sindacato italiano veterinari liberi professionisti (Sivelp) che ha pubblicato un sito web (www.farmacoveterinario.it) per denunciare questo sistema. Sul sito sono presenti molti esempi di comparazione tra i medicinali veterinari e quelli per umani che possiedono la stessa molecola. La differenza di costo è evidente. Ma la lobby Farmaceutica comanda e la politica troppo sensibile alle pressioni esegue pedissequamente. E noi paghiamo!
(B.G. 28.09.15)