
di Gian Giacomo William Faillace (per gentile concessione)
In vista della riunione del Consiglio europeo, nell’Aula della Camera dei Deputati il discorso del presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha riferito che “Il Governo italiano intende promuovere, in seno al Consiglio Europeo, una maggiore coesione fra i leader europei. Non è, questo, nella famiglia europea il tempo per dividersi o per lasciarsi dividere”, oltre a proporre maggior impegno alla green economy, all’attenzione per l’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici. Ovviamente non poteva non tenere banco la questione del Mes.
Al termine del breve discorso del Premier, hanno preso la parola le varie forze politiche a partire dal Movimento 5 Stelle che, tramite l’On. Filippo Scerra si dice soddisfatto dell’accordo chiuso nella notte sul Mes, conferma la logica del pacchetto, esprime gradimento per la risoluzione di maggioranza che prevede le modifiche richieste dal Movimento”, rimangiando così tutto quanto esposto nei giorni scorsi in merito ai dubbi ed all’essere restio dal firmare le modifiche al Trattato salva-stati, non prima, però, di accusare Lega e Fratelli d’Italia di falsità e di aver approvato il Mes.
All’On. Scerra è seguito l’intervento dell’On. Quartapelle Procopio in quota PD che dopo aver rivolto critiche alla Lega, accusando il partito del Carroccio di falsità ha sostituito il personale inquirente di qualche procura accusando apertamente Salvini di aver preso 49milioni di Euro dalla Russia, dimenticando che anche il suo partito, quando si chiamava P.C.I. prese numerosi finanziamenti dall’allora Unione Sovietica che, a differenza di oggi, era considerato un Paese nemico dell’Italia. Dopo aver difeso il Mes, ha auspicato una maggior collaborazione con l’Unione Europea che, a suo dire, protegge l’Italia.
Infatti l’Unione Europea protegge così tanto l’Italia al punto che Il parlamento Europeo ha dato il via libera all’aumento delle importazioni di olio tunisino senza dazi contribuendo a mettere in difficoltà la produzione e il commercio italiano del settore, penalizzando i produttori di olio italiani i quali già faticano a far rispettare il marchio Made in Italy. Con tale provvedimento, i produttori, temono un abbassamento dei prezzi eccessivo, causato dall’arrivo massiccio di altro olio tunisino a basso costo, poiché detassato, pertanto le importazioni dalla Tunisia aumenterà ulteriormente se consideriamo che solo nel 2015 erano aumentate del 734%. Da quanto si evince dalle prime notizie, l’Europa importerà 90mila tonnellate dalla Tunisia che corrispondono esattamente alle stesse prodotte dall’Italia.
Andando avanti su ciò che è avvenuto alla Camera, nella mattinata di martedì 11 dicembre, e dopo piccoli putiferi durante il dibattimento, ha preso la parola l’On. Borghi della Lega che ha ricordato ai deputati di tutti gli schieramenti che il trattato sarà inemendabile, una volta firmato non si potrà tornare indietro, invitando pertanto tutte le forze politiche e pensare bene al passo che si accingeranno a fare approvando le modifiche al Mes. L’On. Borghi, ha poi, attraverso i resoconti stenografici in mano, sciorinato le verità su Conte, che a giugno aveva confermato che non avrebbe mai firmato le modifiche al Mes, rammentando anche la risoluzione a firma dell’On. D’Uva, capogruppo pentastellato alla Camera, con cui si richiedeva di porre il veto sulla riforma del Mes. Infine ha citato le dichiarazioni dell’On. Ciprini, sempre in quota 5Stelle, che sempre a giugno, nome del gruppo, dichiarò la contrarietà del Movimento alla modifica del trattato salva stati; con queste prove, l’On. Borghi ha ampiamente dimostrato il palese cambiamento di rotta del M5S, da contrario a totalmente favorevole a parità di condizioni.
L’On Gelmini ribadisce che Forza Italia non accetta acriticamente le decisioni che si prendono nei consessi europei e ricorda i gravi rischi a cui si espone l’Italia in caso di firma delle modifiche che si dovrebbero apportare al Mes, a partire da un aumento di 11miliardi di tasse per i contribuenti.
Dai banchi di Fratelli d’Italia dopo l’ironico intervento dell’On. Del Mastro Delle Vedove, paragonando il Mes riformato alle Forche Caudine, ha ricordato che il trattato servirà a ricapitalizzare le banche tedesche che oggi sono particolarmente esposte ed altamente a rischio, Deutsche Bank e Commerzbank in primis. E seguito poi l’intervento dell’On. Giorgia Meloni che in risposta all’On. Colaninno che poco prima aveva asserito che col governo giallo-rosso l’Italia non è più isolata, ha ricordato che non solo in sede europea il nostro commissario è de facto commissariato, ha voluto ricordare con forza che il 4 dicembre scorso, sempre in sede europea, c’è stato un vertice sulla questione libica a cui hanno partecipato Germania, Francia, GB e Turchia, con esclusione dell’Italia che è sempre stato considerato un attore principale nella questione libica – le nostre sedi consolari e diplomatiche a Tripoli erano anche un punto di riferimento per i cittadini inglesi che nel Paese africano avevano chiuso le sedi diplomatiche – e per ultimo ha citato il famoso accordo di Malta che ormai pare sia scomparso dalle agende politiche delle cancellerie europee. La Meloni ha poi continuato il suo intervento con un duro attacco a quello che sarà il Mes, esprimendo la sua totale contrarietà alla firma della riforma.
Poco dopo, alle 13:35 circa vengono votate le risoluzioni: con 291 voti favorevoli viene approvata la risoluzione della maggioranza che sostiene la firma della riforma del Mes.
Al contrario con 258 voti contrari viene bocciata la risoluzione proposta dal centro-destra compatto che con specifico riferimento alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità hanno chiesto al governo di non procedere ad alcuna formale adesione prima che le numerose criticità elencate in premessa siano discusse e risolte”, invitandolo inoltre a “non sottoscrivere l’adesione dell’Italia al MES così come ora proposto e segnatamente a condizionare l’adozione di ogni decisione vincolante in merito alla sua revisione all’esclusione di ogni riferimento, esplicito o implicito, alla possibilità concreta di imporre la ristrutturazione del debito pubblico di uno Stato qualora ricorra all’assistenza del MES ovvero qualora vi ricorrano istituti di credito di quello Stato.
Sempre nella risoluzione proposta dalla minoranza si richiede che “nell’ambito degli organismi competenti e d’intesa con i gruppi parlamentari, due ulteriori occasioni in cui il Parlamento nazionale potrà e dovrà essere coinvolto, per un’apposita riflessione che definisca gli indirizzi definitivi sulla materia, in vista dell’Eurogruppo di gennaio 2020 e del nuovo Consiglio Europeo di febbraio” nonchè “rivedere la normativa relativa al Fiscal Compact, Six Pack e Two Pack, tutti provvedimenti nati negli anni della crisi, superando l’approccio rigido e parametrico da essi previsto e valorizzando maggiormente gli elementi legati alla crescita delle economie degli Stati membri” Ma non è tutto, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia sono concordi nel richiedere al governo che deve “opporsi in ogni sede a qualsivoglia progetto di garanzia europea dei depositi (Edis) che preveda il limite all’acquisto dei titoli di Stato da parte delle banche di ogni singolo Stato e il venire meno della caratteristica di risk free per gli stessi titoli e di intensificare l’attività negoziale affinché la definizione della metrica di contribuzione all’EDIS tra i diversi sistemi bancari nazionali non risulti eccessivamente penalizzante per quello italiano”.
Nella risoluzione del centro-destra si ribadisce inoltre che deve essere esclusa ogni ipotesi, esplicita o implicita, di ponderazione del cosiddetto rischio dei titoli di Stato per il finanziamento del debito pubblico, come pure di vincoli di portafoglio o altri limiti massimi sulla detenzione di tali titoli da parte degli istituti di credito. In ogni caso, qualora si intenda mantenere l’impostazione di “logica di pacchetto”, spiegano i partiti dell’opposizione, che ha dimostrato di non avere chiari confini, dovranno essere formalizzati, in modo inequivoco sia il metodo sia i contenuti del “package approach”, subordinando l’eventuale adesione del nostro Paese al MES, con le necessarie modifiche che eliminino le criticità su esposte, alla precisa formalizzazione e contestuale approvazione delle altre riforme UE (BICC e EDIS). La risoluzione, ovviamente bocciata dalla maggioranza, termina con la richiesta di “annunciare in modo visibile ed esplicito la necessità di cancellare l’immunità assoluta concessa al Mes e a suoi dirigenti per renderlo sottoposto quanto meno alla corte di giustizia dell’UE”.
pubblicato su dailyworker.it